WiMax, l’Italia colma un ritardo
09/01/2009
ROMA
Arriva anche in Italia il WiMax, la tecnologia che permette la diffusione di Internet veloce, con connessioni in banda larga praticamente dappertutto. Dopo l’accordo tra i ministeri delle Comunicazioni e della Difesa sulle frequenze necessarie per questa tecnologia, che ha sbloccato un contenzioso che si trascinava da anni, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato nei giorni scorsi il regolamento per le procedure per l’assegnazione, da parte del Ministero delle Comunicazioni, «dei diritti d’uso delle frequenze nella banda a 3,5 GHz».
A confermare che la gara con cui gli operatori saranno abilitati alla diffusione del WiMax è imminente, è stato lo stesso ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni. «Al ministero si lavora intensamente per preparare i bandi di gara che faremo la prossima estate», ha detto, sottolineando come c’è molta attesa in alcune regioni italiane per questa tecnologia che è considerata una «ulteriore carta vincente per l’accesso alla banda larga». L’impegno preso da Gentiloni è infatti quello di garantire entro la fine della legislatura, cioè il 2011, la possibilità per tutto il Paese di connettersi ad Internet in alta velocità.
Con l’avvio concreto del servizio, l’Italia colma un ritardo che rischiava di pesare in Europa visto che Germania e Francia hanno già concesso le licenze agli operatori, mentre la Gran Bretagna, dopo una fase sperimentale, sarà pronta per partire entro la fine di quest’anno. L’importanza del WiMax (ovvero «Worldwide Interoperability for Microwave Access») risiede nel fatto di poter portare connessioni Internet ad alta velocità verso gli utenti per un raggio di 50 chilometri (mentre il sistema precursore, il wi-fi, arriva a poche centinaia di metri) a banda larga e con velocità fino a 74 Mbit.
E tutto ciò con costi molto bassi perchè non c’è bisogno di cavi e, quindi, di appoggiarsi al doppino di rame che collega la centrale telefonica all’abitazione (il cosiddetto ultimo miglio): il WiMax infatti entra nelle abitazioni o negli uffici, sul computer o sul telefonino, via onde radio grazie a una rete di antenne. Per questo è in grado di coprire con il suo segnale anche le aree più difficili da raggiungere dal punto di vista orografico o dove arrivare sarebbe comunque costoso con i metodi tradizionali.
Per questo il WiMax è ritenuto una ottima carta per il superamento del digital divide o divario digitale, ovvero la divisione tra chi è in grado di connettersi a Internet in alta velocità e chi no. Secondo alcune stime 5.800 comuni che contano meno di 5.000 abitanti, hanno grosse difficoltà per l’accesso alla rete in banda larga: soprattutto nella fascia appenninica e nell’arco alpino. Per una volta insomma l’Italia non è divisa ta nord e sud del paese: tanto che una regione industrializzata come il Piemonte sconta uno dei digital divide più penalizzante. In generale nel nostro paese la penetrazione della banda larga, che pure ha fatto molti passi in avanti, è attualmente stimata intorno al 14 per cento: un dato che pone l’Italia indietro rispetto alla media europea. Basti pensare che le zone rurali sono coperte al 44 per cento, contro una media Ue del 65 per cento.
Il Regolamento messo a punto dall’Agcom prevede l’attribuzione di tre diritti d’uso per ciascuna area geografica pari ad almeno 2×21 MHz. Uno dei diritti d’uso sarà riservato agli operatori «new comers» che non dispongono di ulteriori frequenze che consentono la fornitura di servizi comparabili a quelli in banda larga. La durata dei diritti d’uso delle frequenze sarà di 15 anni rinnovabili. E, ancora, il Regolamento varato il 9 maggio scorso dall’Authority stabilisce obblighi minimi di copertura da raggiungere entro 30 mesi dal rilascio dei diritti d’uso. Sono stati anche previsti obblighi di effettivo utilizzo delle frequenze, entro 30 mesi dal rilascio, al fine di evitare un’azione di «foreclosure» da parte degli operatori che dovessero aggiudicarsi i diritti d’uso.
Fonte:
La Stampa