Vivino, ossia il Tripadvisor dei vini. Intervista al fondatore Heini Zachariassen
11/05/2017
11 maggio 2017 – Repubblica.it – Sapori
Vivino, ossia il Tripadvisor dei vini. Intervista al fondatore Heini Zachariassen
È danese, vive in California e ha una predilezione per i rossi. Nel 2010 "frustrato" perché era difficile trovare consigli autorevoli per comprare una bottiglia ha deciso di creare una app. Che ora ha 24 milioni di utenti.
di ELEONORA COZZELLA
Dal 2010 in un crescendo ha conquistato 24 milioni di utenti nel mondo, di cui 1,6 milioni in Italia. Con 300mila vini scansionati ogni giorno, con picchi di 1milione quando si avvicinano le feste, Vivino è tra le app più scaricate e usate del mondo degli enoappassionati.
Tutto è nato dall’idea di Heini Zachariassen, danese da qualche anno residente in California, che racconta di come la app, dal nome di “chiara ispirazione italiana”, abbia preso il via dalla frustrazione.
"Quando entravo nel reparto vini di un supermercato e volevo comprare una bottiglia ero davvero infastidito. C’erano tante bellissime etichette, ma nessun modo per avere consigli. Se cerco consigli su un film posso andare su Internet movies database, se cerco un libro ci sono le recensioni su Amazon, ma non trovavo nulla di simile per gli eno-curiosi. E pensavo di voler cambiare questo e costruire un database per i vini. Ma quando raccontavo la mia idea a qualcuno che ben conosce il vino, mi rispondeva: 'Non puoi farlo, devi essere pazzo, ci sono troppi vini da censire, è impossibile'. Altri mi suggerivano di farlo per settori, per esempio focalizzandomi sulla Borgogna o altri territori famosi per la loro produzione. Ma io ormai ero convinto. Volevo coprire l’intero globo. Mi hanno dato del matto. Beh, avevano ragione. È stata una follia ma l’ho fatta. Qualche volte gli outsider possono vedere cose che per gli addetti ai lavori sono impensabili".
Se dovesse descrivere la sua app a chi non la conosce, come la spiegherebbe?
"Direi che è uno strumento semplicissimo. Quello che devi fare è prendere il tuo cellulare, scatti una foto a una qualsiasi delle bottiglie di vino nel mondo, in pochi secondi hai sul tuo schermo tutte le informazioni che ti servono. Questo è il punto forte del nostro servizio".
So che l'idea era di creare una realtà interessante sia per gli esperti di vino che per i principianti ma chi crede che si diverta di più usandola, chi la troverà più godibile?
"Si, ci sono molti appassionati-esperti che la usano, soprattutto per scambiarsi pareri, ma di sicuro ci rivolgiamo in particolare a normal wine drinkers, sono loro le persone che senza essere o credersi esperti, sono normali bevitori, con conoscenze non necessariamente approfondite, che semplicemente bevono volentieri e ne vogliono sapere di più. L’app è pensata per chi ama il vino e, conoscendolo meglio, lo apprezza di più".
Vivino permette alle persone di mettere insieme due passioni: fare qualcosa che riguardi il vino (prendere appunti imparare qualcosa cercare una bottiglia) ma che fare rete su Internet. Pensa che possa anche aiutare negli affari?
"Si, specialmente se sei già in qualche modo dentro. Per esempio, alcuni sulla nostra piattaforma hanno aperto dei blog e adesso hanno anche 40 mila follower su Vivino. Quella che era una semplice passione sta diventando un lavoro. Noi promuoviamo alcuni di loro particolarmente competenti e attivi. Diventano molto affidabili e autorevoli aumentando la community, migliorando lo scambio. Noi promuoviamo la loro visibilità. Io stesso sono follower di alcuni di loro, per esempio alcuni che si occupano di Brunello di Montalcino. Noi notiamo che bevono e recensiscono in particolare bottiglie di Brunello. Attraverso i dati che abbiamo, quando un utente è in viaggio in quella zona, gli suggeriamo di seguire loro. Sei in Toscana? Segui questi brunellisti. Sei in Germania? Segui questi appassionati di Riesling in Mosella ecc. Abbiamo ovviamente dei feed-back, chiedendo agli utenti se la recensione che hanno consultato è stasta utile. Inoltre il business si ampia adesso che ci occupiamo anche di e-commerce".
La app in più o meno sei anni ha conquistato 24 milioni di utenti. Si aspettava veramente tutto questo successo?
"Sinceramente ci speravo tanto, credevo nella mia idea, ma no, non aspettavo questo successo. È stato ed è tutt’ora un viaggio bellissimo. Ogni volta è una grande soddisfazione quando mi fanno i complimenti, mi dicono che stiamo facendo un great job. Insomma, che le persone lo usino e faccia parte delle loro vite mi riempie di orgoglio".
Quante persone lavorano con lei?
"90. Un sacco di persone. 50 a Copenhagen, dove c’è il più grande degli uffici. Poi altri 25 lavorano con me nella sede di in San Francisco. Il resto sparsi un po’ ovunque. Ce ne sono due in Italia. E saranno sempre di più anche perché ci sono tanti aspetti da seguire. Non solo competenze sul vino, ma tecnologiche, per implementare i sistemi Ios o Android".
Come funziona il sistema di rating di Vivino?
"È un sistema di punteggio a 5 stelle. È molto semplice, quando qualcuno recensisce un vino dà un punteggio da uno a cinque. Il punteggio è una media dei voti ottenuti".
Ma non rischia di essere poco giusto ai fini della classifica? Due 5 stelle per un vino (recensito appunto solo da due persone) ne fanno un vino top, ma trenta apprezzamenti di 3 stelle (indice che il vino è più cercato/bevuto) abbassano la sua posizione…
"In realtà siamo molto attenti a vedere come gli utenti si comportano in questo senso. A differenza di siti come Yelp o TripAdvisor noi non abbiamo mai per lo stesso vino voti troppo discordanti, quindi notiamo un certo accordo".
Se non trovo un vino nel vostro database che cosa succede?
"Intanto la foto scattata dall’utente per ottenere informazioni da Vivino arriva al sistema. Qualcuno del nostro team si accorge della ricerca non andata a buon fine, vede la foto dell’utente, fa ricerca. Entro 24 ore quel vino sarà nell’archivio. Prima parlavamo delle persone che lavorano con me. Ecco, c’è un ufficio apposito in India per questo. Dove vedono questa nuova immagine apparire sulle schermo e iniziano a lavorare perché anche questa venga completata con tutto quello che correda di solito le etichette. L’utente scatta la foto, noi facciamo il resto. Ecco come abbiamo trovato tutti questi vini e creato il database".
Deduco sia stata la difficoltà maggiore che ha dovuto affrontare nel mettere in piedi il tutto.
"Si, è stato l’aspetto più faticoso di questa impresa. Qualcosa di folle. Il motivo per cui le persone a cui mi rivolgevo dicevano che non ce l’avrei fatta. Non esisteva un vero e proprio database. Abbiamo semplicemente cominciato a cercare vini e inserire i dati corrispondenti. E adesso abbiamo 400 milioni di foto di etichette scattate dagli utenti. È stato un impegno massivo: onestamente infatti la app non era così buona i primi due anni, perché era praticamente in costruzione. Poi c’è stato un momento in cui si siamo accorti che 'wow – iniziava davvero a funzionare'. È stata davvero un’enorme sfida. Ma lo è ancora oggi, perché ci sono così tanti vini là fuori".
In quale paese la app e più scaricate e in quali meno? E qual è il piano per allargare il pubblico?
"Non abbiamo fatto un piano vero e proprio di marketing su questo, ma sta crescendo in modo piuttosto organico. Il numero uno sono gli Stati Uniti, poi il Brasile, poi l’Italia. Ma è anche vero che degli Usa fanno parte moltissimi stati, quindi se mettiamo insieme quelli europei, siamo più grandi nel vecchio continente. Perché se guardiamo al quarto, quinto, sesto Paese in cui la app è più downloaded troviamo Francia, Regno Unito, Germania, poi Spagna. Quindi di certo l’Europa è il bacino più ampio. E una fetta molto grande è anche quella dei Paesi Nordici.
I punti deboli invece sono in Asia. Nei Paesi asiatici non siamo molto diffusi. Abbiamo alcune decine di migliaia di users in ciascuno di loro, ma non è sufficiente e stiamo lavorando adesso a ben quattro versioni in cinese per la Cina, versioni che tengano conto del non utilizzo di facebook e Twitter ma dell’uso di social cinesi".
Pensate anche di tradurre l’intera informazione? Cioè le istruzioni per l’uso della app sono anche in italiano, come pure i comandi, ma poi le descrizioni dei vini sono in inglese.
"Si abbiamo molto progetti per migliorare sempre di più il servizio e c’è anche questa idea sul tavolo".
Tutto questo lavoro ovviamente nasce dalla passione personale quindi quali sono i suoi vini preferiti?
"Per il mio lavoro sono molto cauto quando rispondo a questo genere di domande (dice ridendo ndr). Quando ho cominciato questo progetto, come ho detto, l’ho fatto proprio perché non conoscevo molto i vini. Col tempo sto superando molto il gap iniziale. Vivo in California quindi bevo per lo più Cabernet Sauvignon e Pinot Noir, che sono due tipi di vino molto diversi, che amo entrambi. Se vivessi in Italia probabilmente berrei più Barolo, credo. O Brunello di Montalcino. Quando torno in Danimarca, noto che è sempre crescente l’apprezzamento per l’Amarone. Mentre nella mia casa sta entrando molto Moscato, il preferito da mia figlia".
Quanto conosce dei vini italiani? Che cosa ne pensa e qual è la sua regione enologica preferita in Italia?
"Vorrei poter dire che li conosco di più, ma non sono un grande esperto delle vostra regioni. Sto per questo organizzando sempre più viaggi. Di sicuro, per quel che ho visitato finora e dai dati che girano sulla app direi che tra le regioni sotto i riflettori ci sono Piemonte e Toscana".
Fonte: http://www.repubblica.it/sapori/2017/05/11/news/intervista_al_fondatore_e_ceo_di_vivino_heini_zachariassen-164490878/