Vinitaly, al via la ‘Mondiale’ del vino

09/01/2009

Inaugurata oggi la 40esima edizione della storica vetrina internazionale sul mondo enologico in programma fino al 10 aprile. Record per le esportazioni, specie nei mercati extra-Ue. Ma è boom anche delle importazioni dalla California: +401%

Verona, 6 apr. (Adnkronos) – Il vino italiano è sempre più sinonimo di qualità. A testimoniarlo c’è la costante crescita delle esportazioni, che negli ultimi cinque anni sono aumentate del 20%, registrando una variazione del +5% soltanto tra il 2004 e il 2005. Un terzo del fatturato record di nove miliardi di euro realizzato lo scorso anno dal vino Made in Italy è stato ottenuto grazie alle vendite fatte all’estero, che hanno raggiunto quasi i tre miliardi di euro con una crescita del 3,6%.

La ‘bufera-metanolo’ è quindi ormai archiviata e dopo circa vent’anni il frutto di Bacco è diventato uno dei più autorevoli ambasciatori dell’Italia nel mondo tanto che i risultati di una ricerca evidenziano come per uno straniero su due (45%) siano i vini e il cibo la prima cosa che viene in mente pensando all’Italia, più che i luoghi (20%), l’abbigliamento (19%) e il calcio (15%).

Sono solo alcuni dei principali dati emersi a ‘Vinitaly’, la grande vetrina internazionale sul mondo enologico in programma da oggi fino al 10 aprile, che quest’anno festeggia il quarantesimo anno di vita. A evidenziare il crescente interesse bastano i numeri da record, a partire dal tutto esaurito registrato a Verona per il Salone internazionale dei vini e dei distillati, inaugurato questa mattina dal ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno, alla presenza del governatore della Regione Veneto Giancarlo Galan, e del presidente della Fiera di Verona, Luigi Castelletti. Ma all’ombra dell’Arena sono giunte oltre 4mila aziende vinicole provenienti da 25 Paesi del mondo e 30mila buyers, il 45% in più rispetto al 2005.

Export: cresce con particolare forza l’esportazione del vino italiano soprattutto nei mercati extra-Ue. Obiettivo principale si conferma il mercato degli Usa, con vendite aumentate negli ultimi cinque anni del 36% e dell’11,6% soltanto nell’ultimo anno, raggiungendo quasi l’eccezionale soglia del miliardo di dollari. Cifra record anche per il mercato canadese, dove le esportazioni di vino sono cresciute del 40% dal 2000 al 2005 e del 5% soltanto nell’ultimo anno. Anche il Regno Unito si conferma uno dei mercati di esportazione più consolidati per il vino made in Italy, facendo registrare un aumento dell’export del 57% in cinque anni e del 5% rispetto al 2004.

Ma se gli Stati Uniti restano il principale interlocutore commerciale dell’Italia, occorre registrare anche un inaspettato boom delle importazioni di vino verso il nostro Paese, che nel corso del 2005 sono cresciute complessivamente del 6,6% per un valore di 272,5 milioni di euro. Un’impennata che in buona parte è da imputare proprio agli arrivi di vino dagli Stati Uniti che hanno fatto segnare un vertiginoso aumento del 401% in un solo anno, per una quantità record di 51mila tonnellate e un valore di 41,6 milioni di euro. Gli Usa diventano così il primo fornitore di vino straniero sul territorio nazionale con valori superiori alla Francia (escluso lo champagne), la Spagna e il Portogallo. Un andamento “curioso”, favorito in parte anche dall’onda dei recenti successi cinematografici sui vini californiani come il film ‘Sideways’.

Falsificazione: Ma a preoccupare i nostri produttori nazionali c’è sempre l’incubo del ‘falso’, una vera piaga che colpisce in particolare i marchi storici del made in Italy. Secondo una recente indagine della Coldiretti , solo negli Stati Uniti esiste un mercato della contraffazione quasi uguale a quello delle nostre esportazioni: in altre parole, è ‘falsa’ una bottiglia su due. Se negli Usa non è quindi difficile imbattersi in curiose bottiglie di Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California, ma anche Moscato e Malvasia, con ‘Doc’ californiane Napa Valley o Sonoma County, sono numerosi i Paesi dove è possibile spacciare vini locali come italiani. L’importante accordo con gli Stati Uniti che ha portato alla tutela delle denominazioni Chianti e Marsala non è quindi sufficiente, avverte la Coldiretti.

Salute: Che il vino faccia bene alla salute – purchè non si esageri – lo affermano tutti i medici. Inoltre non si può confondere il ‘nettare degli Dei’ con i superalcolici, estremamente dannosi per la salute (e più spesso causa degli incidenti stradali). Ora però partirà uno studio, che si propone finalmente per la prima volta di fare il punto sulla questione. Non esistono infatti ricerche definitive, come ricorda il professor Amedeo Alpi, docente di fisiologia vegetale all’Università di Pisa: “Sappiamo con buona approssimazione che l’effetto di un bicchiere di vino durante i pasti è positivo, non sappiamo nulla su quello di due bicchieri e, infine, sappiamo che tre sono probabilmente troppi. Noi vogliamo studiare gli effetti del vino consumato a tavola, per trovare, se possibile, riferimenti quantitativi certi e quindi scientificamente misurabili”.

Dopo la preliminare catalogazione di testi e le pubblicazioni scientifiche sul rapporto vino-salute, partirà lo studio epidemiologico, con il prezioso contributo del professor Aldo Pinchera, su un campione di almeno 1.000 persone che sarà sottoposto ad una somministrazione di vino durante i pasti, monitorata e controllata, come accade per la sperimentazione dei farmaci. Obiettivo della ricerca dell’Università di Pisa è soprattutto di voler sgombrare il campo dalle molte inesattezze e dai molti luoghi comuni. “L’alcool fa male – conclude il professor Alpi – ma il vino è un’altra cosa, e il nostro scopo è di dare finalmente informazioni scientifiche sugli effetti positivi del vino sulla salute attraverso misure precise, quantificabili e scientificamente rilevanti”.

Fonte:
IGN Economia