Venezia, 16ma Biennale di architettura: parola d’ordine, Freespace!

08/06/2017

Giornale dell'Architettura – 8 giugno 2017 • Biennale di Venezia

Venezia, 16ma Biennale di architettura: parola d’ordine, Freespace!

Svelato il tema della 16ma Biennale di Architettura di Venezia. L’invito delle curatrici Yvonne Farrel e Shelley McNamara: portate in Laguna il vostro Freespace

VENEZIA. «Freespace». Sono molte le parole chiave incluse nel tema prescelto dal duo irlandese Yvonne Farrel e Shelley McNamara, fondatrici dello Studio Grafton Architects e curatrici della 16ma Mostra Internazionale di Architettura di Venezia in programma dal 26 maggio al 25 novembre 2018. La prima presentazione alla stampa di mercoledì 7 giugno ne anticipa le linee d’indirizzo generali. Immaginare come queste si concretizzeranno una volta recepite ed elaborate dai curatori dei singoli padiglioni nazionali e da coloro che verranno invitati a partecipare pone una serie d’interrogativi ai quali rimane certamente prematuro ad oggi rispondere. Il presidente della Biennale Paolo Baratta, nel mentre, contestualizza il tema all’interno del percorso intrapreso dall’istituzione veneziana. «La precedente edizione curata da Alejandro Aravena, afferma, s’interrogava sulle condizioni attraverso le quali si possono esprimere le esigenze di una comunità e sulle azioni da attuare per rispondervi concretamente. La Biennale scorsa ha trattato l’architettura come fenomenologia toccando anche temi politici, economici, sociali. La prossima edizione considera lo spazio come punto di partenza. Se esso non è organizzato adeguatamente, rimarca, non c’è economia di mercato che lo ricomponga».

«Freespaceaffermano le due curatrici, si focalizza sulla capacità dell’architettura di offrire in dono spazi liberi e supplementari a coloro che ne fanno uso; celebra l’abilità dell’architettura di trovare una nuova e inattesa generosità in ogni progetto, anche nelle condizioni più private, difensive, esclusive o commercialmente limitate; invita a inventare soluzioni in cui l’architettura provvede al benessere e alla dignità di questo fragile Pianeta (la Terra è considerata come “cliente”); collega passato, presente e futuro legando l’arcaico e il contemporaneo». Che cosa dobbiamo attenderci? «Esempi, proposte, elementicostruiti e non che esemplificano le qualità dell’architettura, un forte impatto con un coinvolgimento emotivo ed intellettuale da parte del visitatore».

Concorrono all’esplicazione del concept curatoriale singoli exempla: Jørn Utzon e la sua casa, Can Lis, a Majorca, con la seduta in cemento appositamente modellata sul corpo umano; il complesso residenziale di Angelo Mangiarotti in via Quadronno 24 a Milano, il Museo di Arte a San Paolo del Brasile di Lina Bo Bardi perché accomunati da un messaggio in relazione allo spazio: la seduta quale metafora di benvenuto; nello specifico esempio museale, la sopraelevazione rispetto al piano di strada come punto di vista privilegiato del visitatore sulla città.  

«Che cosa possiamo fare oggi con le risorse disponibili sulla Terra, s’interrogano in chiusura le due curatrici e che efficacia può avere in questo un’iniziativa come la Biennale?». Ancora una volta alla mostra veneziana, concepita in quanto “forum di pensiero”, il ruolo di offrire risposte o, perlomeno, un vocabolario per porre i giusti interrogativi in un panorama contemporaneo in cui – ricorda ancora Baratta – in tutto il mondo vanno proliferando Biennali dedicate all’architettura come nei casi di Chicago, Lione, Seul.

Fonte: http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2017/06/08/venezia-16ma-biennale-di-architettura-parola-dordine-freespace/