«Turismo, un casinò in ogni regione»

09/01/2009

Un’agenzia nazionale per promuovere l’Italia all’estero

GENOVA – Un calo del 3,4% delle presenze negli hotel italiani tra giugno e agosto: la flessione peggiore degli ultimi 10 anni, dice Federalberghi. Poi l’Associazione dei tour operator lancia il suo allarme: il turismo organizzato negli ultimi 4 mesi ha perso poco meno di 90 mila «arrivi» dall’Italia e ha registrato un calo medio del 15-20% in quelli provenienti dalla sola Germania. Conclusione: 6 mila posti di lavoro a rischio. Voci da un settore in crisi.

Rimbalzano da Genova, dov’è in corso la Conferenza nazionale del turismo. Da qui, ieri, il coordinamento degli assessori regionali ha invocato la creazione di un’agenzia nazionale per la promozione turistica dell’Italia all’estero. Alla quale si unisce la proposta del viceministro alle Attività produttive Adolfo Urso, che suggerisce l’introduzione del modello portoghese, «dove il fondo nazionale per il turismo viene alimentato dall’introito fiscale per l’esercizio delle attività di gioco».

L’ipotesi sarebbe quella «di consentire l’apertura di una casa da gioco per regione, qualora queste lo volessero».

L’IMPEGNO DEL GOVERNO – Il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, che ieri era a Milano ma oggi sarà nel capoluogo ligure assieme al premier, Silvio Berlusconi, ha detto che la cabina di regia nazionale si farà. Il nuovo strumento dovrebbe sorgere dalle ceneri dell’Enit, l’Ente nazionale per il turismo. «Ho chiesto in sede di finanziaria 50 milioni di euro per ricostituire l’Enit, trasformandolo in agenzia», ha annunciato.

Ma a sentire i dati del coordinatore nazionale degli assessori al turismo, Gianni Plinio, i 50 milioni potrebbero non bastare. «L’Italia ha speso per la promozione turistica 24,4 milioni di euro, la Spagna 102,6, la Francia 73,6, l’Austria 45,4 e la Gran Bretagna 35,5 milioni», ha detto Plinio. Poi ha chiesto aliquote fiscali più basse per le imprese turistiche e un ruolo di primo piano per le Regioni nell’agenzia che verrà.

L’ANNATA – Il trend negativo durava da anni, almeno tre, forse quattro. E il 2004 non è stato quello della svolta. Per conoscere dati certi è presto, ora ci sono solo stime. Ma ieri a Genova è stata presentata la XIII edizione del rapporto Mercury sul turismo italiano, che fotografa lo stato del settore a fine 2003. Ottocentotrenta pagine di dati, tabelle, confronti. E qualche indicazione su una ripresa possibile.

Nel periodo fra gennaio e maggio 2004, dice una delle poche note positive, le spese degli stranieri in Italia sono cresciute del 12,4 per cento. Segnali di speranza dopo una stagione balneare andata malissimo: le presenze dall’estero sono calate più del 4% e il fatturato (sempre legato ai turisti stranieri) almeno del 7%. Ma non si tratta di una crisi specifica del turismo italiano, dicono gli oratori dal palco, è la contingenza internazionale a penalizzare tutti.

In realtà, il rapporto spiega che Paesi come Spagna, Regno Unito, Croazia o Turchia sono rimaste mete appetibili. Mentre l’Italia paga anche il periodo difficilissimo di Alitalia e di operatori come Parmatour, Cit e Viaggi del Ventaglio. Così, restiamo aggrappati alla nostra offerta alberghiera senza pari in Europa: 33.289 strutture, 981.367 camere, 1.960.790 posti letto. E alle classifiche dell’organizzazione mondiale del turismo, dove siamo quarti negli arrivi, con 39,6 milioni nel 2003, dietro a Francia (75 milioni), Spagna (52,3 milioni) e Stati Uniti (oltre 40).

SCENARI E PROPOSTE – Si va avanti in un’alternanza di cifre, accuse e previsioni. Il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, elenca dati: le imprese che lavorano nel turismo sono 380 mila ed entro fine anno 12.500 nuovi assunti si aggiungeranno al milione e 200 mila occupati. Pierangelo Raineri, Cisl, smentisce: «Si sono persi 54 mila posti, è il primo decremento in 10 anni».

Il presidente dell’Enit, Amedeo Ottaviani, difende il lavoro di promozione del suo Ente: «Nel 2003 abbiamo stampato 23 milioni di opuscoli, realizzato 24 mila allestimenti vetrinistici, ospitato 29 mila giornalisti stranieri». I tour operator individuano nel rapporto qualità-prezzo dell’offerta italiana il vero responsabile della scarsa competitività. Il Ciset presenta uno studio sugli «scenari futuri». Dice che nel 2005 ospiteremo 40 milioni e 479 mila persone da tutto il mondo, e vaticina un fatturato di 31 miliardi di euro (»3% rispetto al 2004). I tedeschi latiteranno ancora, in compenso arriveranno turisti da Est.

Altri parlano di 100 milioni di cinesi ricchi, nuovo obiettivo da strappare alla concorrenza. Plinio lancia un’idea: inizio delle scuole il 1° ottobre per aggiungere un mese alla stagione estiva.

Corriere della Sera
21/9/2004