Telecom Italia: Barclays promuove un merger in Brasile con Oi, ma servirebbe il via libera delle Authority locali

08/10/2015

Ancora sottotono nel primo pomeriggio il titolo di Telecom Italia, che segna un calo dello 0,19% a quota 1,06 euro. Da una comunicazione alla Sec, la Consob Usa, si è appreso che Vivendi ha portato le proprie quote nella compagnia telefonica italiano al 19,88% del capitale confermando il proprio ruolo di primo socio del gruppo. Gli analisti di Equita hanno ridotto il prezzo obiettivo di Telecom Italia da 1,4 a 1,3 euro per le azioni ordinarie, ma confermato il consiglio di acquisto, come d'altronde ha fatto Fidentiis.

Se però gli investimenti di Vivendi inviano segnali di fiducia nell'ambito di un possibile consolidamento del settore tlc in Europa, dal Brasile continuano ad arrivare indicazioni malcerte. In un report che affronta anche il tema delle telecomunicazioni brasiliane, Barclays ha deciso di tagliare il prezzo obiettivo di Tim Participações, la controllata carioca di Telecom Italia nota come Tim Brasil, a 10 dollari dai precedenti 17,5, riducendo il giudizio a equalweight.

Per gli analisti incombono su tutto il comparto i rischi derivanti dal deterioramento del quadro macroeconomico del Brasile che minaccia in particolar mondo le tlc nel settore mobile, la competizione fra gli operatori non accenna però a diminuire e sebbene per Tim Brasil permangano le prospettive di fusione o aggregazione con qualche altro competitor e l'ipotesi di Oi in Barclays sembra ormai più probabile di uno spezzatino della controllata brasiliana di Telecom tra i vari concorrenti (si potrebbe aggiungere che il management di Telecom Italia da tempo ribadisce di ritenere gli asset brasiliani strategici per il gruppo Ndr).

La fusione Tim Brasil-Oi, secondo gli analisti, avrebbe insomma senso dal punto di vista industriale (sinergie di costo, negli investimenti etc.), ma necessiterebbe di cambiamenti nel quadro regolatorio e di un via libera del Cade, l'attenta Antitrust brasiliana, oltre a dei cambiamenti nella legge sulle telecomunicazioni carioca per rimuovere gli ostacoli all'operazione in termini di tetti allo spettro e trasferibilità delle licenze. Questo chiamerebbe in causa l'Anatel, l'autorità delle telecomunicazioni brasiliane e quindi anche un eventuale merger richiederà sicuramente dei mesi e potrà giungere a conclusione non prima della seconda metà del 2016.

Fonte: finanza.lastampa.it