Tasse alle imprese, tagli Irap solo dal 2006

09/01/2009

Berlusconi: riduzione in tre tranche fino al 2008. A regime ammonterà a 5 miliardi. Malumori di Lega e sindacati

ROMA – Il taglio dell’Irap slitta al 2006 e finisce nella Finanziaria. Oggi il governo varerà solo un decreto legge per regolare il pagamento dell’imposta che scade il 20 giugno. Si tratta del «ravvedimento operoso», una sorta di condono. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lasciando a tarda serata Palazzo Chigi al termine di un ennesimo vertice politico.

Il premier ha anche chiarito che per la copertura di questi tagli non ci saranno né aumenti di Iva, né altre imposte come la tassa sulle rendite finanziarie. Il colpo di scena è stato spiegato dal premier con le reazioni negative delle parti sociali emerse nel corso degli incontri di ieri. Ma in effetti lo scontro più acceso si è consumato all’interno della maggioranza, dove la Lega ha posto il veto sull’aumento dell’Iva dell’1% proposto dal ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco.

Tale contrarietà sarebbe esplosa nel vertice notturno di Palazzo Chigi cui hanno partecipato Berlusconi, Siniscalco, il ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, e del Welfare, Roberto Maroni, nonché il segretario dell’Udc, Marco Follini, il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto e il vicepremier Giulio Tremonti. Proprio quest’ultimo avrebbe sostenuto le posizioni del Carroccio.

Il taglio in un primo tempo prospettato prevedeva la deducibilità per le imprese di un terzo del costo del lavoro, pari a 4 miliardi. Banche e assicurazioni ne avrebbero beneficiato solo dal 2006. Un ulteriore miliardo di esenzioni totali sarebbe andato a vantaggio degli «imprenditori senza organizzazione» (avvocati, professionisti). Il costo di cassa sarebbe stato di 1,7 miliardi per l’anno in corso, 7,5 miliardi nel 2006 e 5 miliardi dal 2007.

Diverse le ipotesi di copertura prospettate alle parti sociali: 3,5 miliardi dal recupero dell’evasione fiscale (di cui 250 milioni nel 2005); 3,5 miliardi dalla riduzione della spesa corrente. Confusione per quanto riguarda due altre misure: l’inclusione degli ammortamenti nella base imponibile Irap, osteggiata dalle imprese. Ma soprattutto l’aumento dell’Iva di un punto dell’aliquota del 20% (che avrebbe portato nelle casse 3,5 miliardi), oppure di quella del 10% (per 1,5-1,7 miliardi).

«La Lega è assolutamente contraria a qualsiasi ipotesi di aumento dell’aliquota Iva – aveva tuonato Calderoli -: voteremo contro». Ma non ce n’è stato bisogno: «Il taglio dell’Irap dal 2005 – ha detto Berlusconi – era una delle tre diverse ipotesi che circolavano. Poi abbiamo visto che non c’era nulla che trovava accoglimento unanime». Di qui il ritorno all’«impegno preso in Parlamento»: tre tranche dal 2006. «Tra l’altro – ha spiegato il premier – non abbiamo ad oggi nessuna ingiunzione concreta dell’Europa perché probabilmente ci arriverà il verbale delle decisioni a settembre».
Nel decreto che sarà varato oggi ci sarà invece il premio di concentrazione per le imprese «molto caldeggiato dalle parti sociali». Siniscalco, uscendo insieme al premier da Palazzo Chigi, ha spiegato che «se un’azienda più grande si concentra con un’azienda più piccola» sul valore della produzione «dell’entità combinata, meno il valore della produzione dell’entità più grande» sarà calcolato un credito d’imposta del 10 per cento.

Corriere della Sera
Antonella Baccaro
15 giugno 2005