Sui mercati esteri si vince in cordata

09/01/2009

I servizi offerti dai consorzi per l’export aiutano i produttori a superare la piccola dimensione.
L’Unido: «La formula del made in Italy fa scuola nel mondo». Il modello organizzativo sceglie la specializzazione.

Wilfried Luetkenhorst, il direttore della divisione per lo sviluppo delle piccole e medie imprese dell’Unido, l’agenzia dell’Onu per lo sviluppo industriale, cita l’Italia come «la nazione che ha la maggior esperienza nei consorzi export».

In effetti, su questo versante il nostro Paese fa scuola nel mondo sia sotto l’aspetto manageriale sia per quelli regolamentari, come ha messo in evidenza il rapporto dell’Unido fresco di stampa sui rapporti tra Pmi e distretti industriali.

Non per niente sono parecchie le nazioni che, dopo aver studiato a fondo l’organizzazione dei consorzi italiani per l’esportazione, hanno deciso di seguire il modello del made in Italy. Che ha tra i suoi punti di forza la fornitura di servizi alle imprese con una vasta gamma che spazia da quelli di base (ad esempio la ricerca di agenti) a operazioni sofisticate come il countertrade, cioè le triangolazioni commerciali.

Con il passare del tempo, i consorzi hanno fatto passi da gigante con un’evoluzione significativa dal semplice associazionismo alla creazione di marchi, dall’apertura di uffici commerciali alla gestione di negozi. Buone performance. Del resto i risultati non mancano.

Lo scorso anno, a fronte di un arretramento complessivo delle nostre esportazioni di oltre il 4%, le vendite sui mercati esteri delle aziende aderenti ai consorzi sono cresciute dell’1%, con un differenziale superiore ai cinque punti, per un valore assoluto di 14 miliardi di euro. E anche nel primo semestre del 2004 è continuata la tendenza positiva in quasi tutti i settori, come sottolinea il rapporto della Federexport che verrà discusso a fine mese. I consorzi per l’esportazione sono arrivati a 140 con più di 5.270 aziende. La tendenza è alla crescita dimensionale accompagnata dalla specializzazione.

Anche i servizi offerti agli associati crescono in quantità e qualità, elemento che consente ai consorzi di focalizzarsi maggiormente non solo sul fronte del finanziamento alle vendite estere, ma anche sugli aspetti promozionali, scommettendo su immagine e qualità. Tra le richieste avanzate dagli imprenditori interpellati, c’è un alleggerimento degli adempimenti burocratici, il riconoscimento del ruolo e della funzione svolta dai consorzi stessi, un ancora maggior radicamento nel territorio attraverso il coordinamento con le istituzioni locali.

L’internazionalizzazione. Vediamo lo spaccato della realtà italiana che emerge nell’istantanea scattata dall’ultima indagine Federexport. Sotto l’aspetto manageriale e organizzativo, il consorzio export nasce dall’esigenza di collaborare tra le Pmi per condividere gli obiettivi e ottimizzare i costi relativi all’internazionalizzazione. Gli scopi del consorzio sono chiari: esportare i prodotti delle imprese aderenti; svolgere attività promozionale; assistere gli associati per l’import di materie prime e semilavorati necessari alle produzioni delle aziende consorziate.

Gli associati ai consorzi export rappresentano il 4,7% dei produttori nazionali e il 2,1% delle aziende che esportano. In media ogni consorzio raggruppa 40 associati, con una dimensione di impresa pari a 25 addetti, per un totale di oltre 132mila occupati.

La distribuzione geografica dei consorzi mostra un miglioramento al Centro-Sud dove si registra la costituzione di nuove organizzazioni. I consorzi monosettoriali (esattamente 73) hanno raggiunto il 52% s u p e r a n d o quelli plurisettoriali, fermi a 67. I servizi alle aziende. I consorzi all’export rivestono un ruolo importante nella vita delle Pmi perché coordinano l’attività promozionale attraverso specifiche iniziative realizzando missioni, indagini e convegni avvalendosi della collaborazione dell’Ice e delle Camere di commercio all’estero.

Inoltre le organizzazioni contribuiscono a orientare gli imprenditori verso un corretto approccio ai mercati esteri (scelta degli intermediari, servizi di assistenza, ecc.) e svolgono anche un ruolo di formazione.

Nell’ambito dei servizi il ruolo dei consorzi si è venuto affinando e si è adattato negli anni alle esigenze delle aziende per la penetrazione dei mercati emergenti.

Il Sole 24 Ore
20 settembre 2004