Sud: Attivati 40 miliardi di investimenti
09/01/2009
Una fonte che scorre alternando getti copiosi a periodi di secca ma che sembra ormai inevitabilmente destinata a prosciugarsi. È questa l’immagine che meglio ritrae le dinamiche di dieci anni di investimenti attivati al Sud con i bandi per l’industria della Legge 488/92.
Secondo i rilievi effettuati dall’Istituto per la promozione industriale, infatti, dal ’96 ad oggi emerge un calo costante delle agevolazioni concesse, risultato imputabile sia all’estensione dello strumento di sostegno ad altri settori di attività, comportante una conseguente riduzione della quota per l’industria, sia al generale calo delle risorse disponibili, riscontrabile soprattutto a partire dal 2002.
Il Mezzogiorno resta sempre la parte del Paese che ha più beneficiato della 488, ma la sostanziosità degli aiuti non è più quella di annate come il ’99, quando al bando ordinario venivano aggiunti bandi speciali.
Gli investimenti. Da dieci anni a questa parte la 488 ha attivato per le industrie del Sud investimenti pari a 40,7 miliardi, il 69% della quota dell’intera nazione, a fronte dei 19,8 miliardi che sono stati invece messi in movimento sul Centro-nord. Il settore che ne ha tratto più benefici è quello manifatturiero, con oltre 33 miliardi di investimenti avviati.
Al Sud si distinguono poi i settori di energia (3,2 miliardi), servizi (2,6 miliardi) ed estrattivo (poco più di un miliardo). Più distaccato il comparto delle costruzioni, con appena 703 milioni. L’annata più “propizia” per il Meridione è sicuramente il 2001, quando gli investimenti attivati raggiunsero complessivamente gli 8,7 miliardi, per gran parte veicolati dal settore manifatturiero (ben 6,9 miliardi). Ricchi anche il ’96, anno di debutto dei bandi per l’industria, con 6,8 miliardi, ed il 2002 a quota 6,2 miliardi. Il minimo storico, invece, lo si tocca nel 2004 (anno degli ultimi bandi pubblicati), con investimenti per soltanto 3,1 miliardi.
L’artigianato. Il 2004 è stato segnato anche dal bando per l’artigianato che al Sud ha messo in movimento 217 milioni, a fronte degli 85,3 del Centro-nord. Il settore più ricco, ancora una volta, si è rivelato il manifatturiero con 186 milioni, davanti alle costruzioni (23,9 milioni). Ben più modesta, poi, la quota di investimento di servizi (6,7 milioni) ed estrattivo (0,3 milioni). La consistenza dei progetti partiti è ovviamente proporzionale a quella delle agevolazioni concesse: al Sud sono infatti arrivati 130 milioni destinati a 926 iniziative che prevedono 5.185 assunzioni. Tutt’altri numeri al Centro-nord, dove le agevolazioni non superano i 13,3 milioni per 307 progetti e la ricaduta occupazionale è quantificata per 778 unità lavorative.
L’assottigliarsi della dote. Assai evidente a livello nazionale è la flessione delle agevolazioni concesse. Nel ’96 i fondi ammontavano a 3,4 miliardi da spendere su 6.393 progetti, importo massimo registrato sui dieci anni.
Già l’anno successivo la dote subiva una contrazione, attestandosi a quota 2,4 miliardi per 4.229 iniziative. È tuttavia dal 2002 in poi che si riscontra un progressivo indebolimento economico dello strumento di incentivazione: da quota 2,05 miliardi si passa ad 1,5 miliardi (2003), fino ad arrivare al record negativo del 2004 con 1,1 miliardi per 2.148 iniziative. L’ultimo bando, in particolare, ha conservato la tradizionale propensione verso il Mezzogiorno, per quanto la disponibilità finanziaria si sia enormemente assottigliata. Al Sud sono andate agevolazioni per 909 milioni, pari al 79,9% dell’intera dotazione, ma la perdita in risorse rispetto all’anno precedente è del 25%, rispetto al 13% del Centro-nord, dove le agevolazioni concesse ammontano a 229 milioni. I progetti beneficiari sono stati al Sud 1.349 per un investimento medio (2,2 milioni) più basso di quello settentrionale (2,3 milioni), dove le domande oggetto di agevolazione sono state appena 799.
Le delocalizzazioni. Un aspetto interessante, utile a comprendere l’incidenza della 488 come strumento per attrarre investimenti nelle aree svantaggiate del Paese, è quello che riguarda le delocalizzazioni produttive effettuate al Sud da imprese che hanno sede nel Centro-nord. L’incidenza di questi investimenti sul totale delle operazioni condotte al Meridione è andata crescendo a partire dal 2001 in poi.
Dopo l’alta incidenza del ’96 (35% sul totale degli investimenti al Sud), il triennio ’97-’99 aveva fatto registrare un calo, con la quota delle delocalizzazioni che si aggirava intorno al 15%. Dal 2001 in poi il boom: prima un 25%, poi un 40% (nel 2002 e nel 2003), fino ad arrivare al 37% del 2004, annata contrassegnata da una flessione piuttosto generalizzata. Sono soprattutto le grandi imprese a delocalizzare al Sud mediante la 488: dal ’96 al 2004 ammontavano al 48% con un investimento medio di 11 milioni. È la Basilicata la regione del Sud in cui le delocalizzazioni hanno inciso maggiormente: il peso degli investimenti effettuati da imprese del Centro-nord supera il 40% del totale. Seguono distanziate la Sicilia (30%), la Calabria, la Puglia e la Campania, tutte intorno al 25%, quasi un segno del fatto che le realtà industriali più consolidate del Sud attraggono meno capitali provenienti dal Nord.
I nuclei di concentrazione. Interessante, in ultimo, è anche l’analisi dei cosiddetti “nuclei di concentrazione”, quei territori, cioè, nei quali la 488 ha mostrato maggiore operatività. Al Sud sono 45, a fronte dei soli 7 del Centro-nord, e raggruppano 64 Comuni. Le domande che vi hanno trovato accoglimento sono 3.314 per 2,6 miliardi di agevolazioni concesse, 9,1 miliardi di investimenti attivati 75mila posti di lavoro creati. È la Campania la regione che ospita il più alto numero di nuclei di concentrazione (11). Seguono Sicilia, a quota 10, Puglia, che ne ha 8, Calabria (6) e Basilicata, dove se ne registrano appena 3.
PAGINA A CURA DI
FRANCESCO PRISCO
www.ipi.it
Dove consultare lo studio completo
Oltre 450mila i nuovi posti di lavoro creati dal 1996
– Oltre 450mila posti di lavoro: sono quelli creati in dieci anni di agevolazioni della 488, legge ferma dal 2004 e ora in attesa di nuovi bandi. L’anno d’oro dal punto di vista occupazionale è quello dell’esordio della 488, il 1996, quando furono creati più di 83mila posti. Sono nel 2000 si è raggiunta una quota analoga (82.800 posti), grazie a una maggiore dotazione della legge.
Fonte:
Il Sole 24 Ore