Si chiama “export complesso” l’ultima frontiera del business

14/04/2015

di Christian Benna

Si chiama

Non solo Brics. Certo, India e Cina continueranno a crescere ancora per altri 10 anni, raggiungendo  –  nel 2022 – un Pil totale di 26 trilioni di dollari. Ma i nuovi i paesi emergenti, quelli  a maggior potenziale di crescita – dove conviene investire oggi,  si chiamano "Skumt": Senegal, Kenya, Uganda, Madascar e Tanzania. Almeno questo è uno dei  risultati della ricerca condotta dai fisici dell'Istituto dei sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche (Isc-Cnr) di Roma, che utilizza algoritmi predittivi per capire l'evoluzione futura del Pil. Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos ONe,  si intitola "Previsioni in economia: la dinamica eterogenea di economic complexity" e si propone di analizzare i flussi economici non seguendo le misure monetarie ma quei valori intangibili che possono costruire una storia economica di successo.

L'indice di misura del prodotto interno lordo, pur rimanendo l'asse cartesiano di riferimento di investitori, politici e statistici, in quanto somma del valore della produzione di beni e servizi in un determinato paese, è un argomento ancora molto dibattuto all'interno della comunità scientifica. In alternativa al Pil  sono stati proposti nel corso degli anni altre tipologie di misurazione, come il GPI, l'indicatore del progresso reale che tiene conto della qualità della vita (e dei costi per ottenerla); la Felicità Nazionale Lorda e l'Isew che calcola, oltre al valore di beni e servizi,  anche i costi sociali e i danni ambientali a medio e lungo termine.
Per i ricercatori guidati da Luciano Pietronero dell'Isc-Cnr la stella polare è un'altra. Ed è fatta di valori intangibili, come la qualità del paniere di prodotti da esportazione (ovvero cosa il mondo apprezza e ha bisogno del prodotto nazionale) in rapporto a prodotto interno lordo procapite. In sostanza, analizzando il manifatturiero di una nazione attraverso la voce export si riesce a deteriminare, matematicamente, il potenziale nascosto di crescita, che si tradurrà in futuro in balzo del Pil.

A trasformare una nazione povera in una ricca, quindi, è la capacità di arricchire il paniere dei prodotti dell'export con un manifatturiero di beni complessi, ovvero rari e sofisticati, meglio ancora se ad alto tasso tecnologico. "Misuriamo gli asset intangibili di un paese per capire, in prospettiva,  il grado di competitività di un paese. E soprattutto il potenziale nascosto" spiega  Luciano Pietronero. Nella banca dati dei fisici del Cnr finiscono le statistische sul manifatturiero, escludendo  –  almeno per ora –  finanza e servizi. La "sfera di cristallo" del Crn fatta di algoritmi  permette ai ricercatori vedere il Pil nel futuro perché si compone di dati che riflettono il possibile sviluppo di un paese e delle sue piccole e medie imprese.

"I paesi che continueranno a crescere per almeno un altro decennio sono quelli che hanno accumulato un bonus di competitività sul mercato globale che ancora non si è tradotto in un proporzionale aumento di Pil –  continua Pietronero – Nel continente africano, Senegal, Kenya, Madagascar, Uganda e Tanzania potrebbero ripercorrere le orme delle 'Tigri Asiatiche', mentre il Sudafrica rischia di essere invischiata nella middle-income trap e Nigeria e Repubblica Democratica del Congo potrebbero finire nella poverty trap". Il metodo 'selective predictability scheme', in controtendenza rispetto alle previsioni economiche standard, si basa sul confronto tra il valore monetario di una nazione (Pil pro capite) e la capacità del suo sistema produttivo di innovare e diversificarsi a partire dalle esportazioni globali (Fitness).
In questa mappa geografica dei paesi a potenziale inespresso, con una produzione di beni sofisticata, l'Italia si colloca in buona posizione. "La capacità di crescita è  –  evidentemente –  molto più alta nei paesi emergenti o ancora in fase di sviluppo, mentre nelle economie avanzate questa tensione competitiva è ridotta. Tuttavia l'Italia, con il suo paniere di prodotti manifatturieri sofisticati e molto richiesti all'estero, è tra i paesi maturi quello con una migliore spinta di competitività".

L'export per i ricercatori del Cnr è utilizzato come indice della produzione, un po' come l'azione di un titolo di borsa rappresenta l'andamento di un'azienda. "A noi interessa il dato qualitativo e non quantitativo. Il nostro algoritmo elabora la complessità dei prodotti esportati, se questi sono unici o rari, otteniamo elementi di competitività".

Il metodo brevettato dal Cnr  potrebbe rivelarsi particolarmente utile agli investitori per capire che evoluzione economica subiranno i paesi emergenti e per scovare quelli che diventeranno tali nei prossimi anni. "Guardando alla competitività come a una variabile non uni-dimensionale ma a due dimensioni, quella monetaria e quella misurata dalla fitness, si ottengono previsioni e informazioni inaspettate" spiegano Matthieu Cristelli e Andrea Tacchella dell'Isc-Cnr, coautori dello studio. "Emergono dalle previsioni due macro-aree: una zona non caotica detta laminare, dove la Fitness determina la crescita, e una zona con i paesi le cui evoluzioni, a parità di Pil, risultano caotiche e determinate da fattori esogeni incommensurabili come mancanza di politica industriale, guerre civili, disastri naturali o eccessiva dipendenza dall'export di materie prime. L'evoluzione delle economie si evidenzia quindi come un sistema estremamente eterogeneo, anche quando le condizioni iniziali in termini di Pil risultino identiche".

 

Fonte:Repubblica.it 

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