Sanpaolo-Intesa, accordo alla pari, fusione all’esame dei cda

09/01/2009

Nasce la superbanca tutta italiana: è ormai una certezza la fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo-Imi, seconda e terza banca italiane a livello continentale che ora si candidano al posto numero sette in Europa.

Le voci si erano rafforzate dopo la pubblicazione di un rapporto dell’advisor Citigroup consegnato all’istituto presieduto da Enrico Salza, che ha individuato nella Ca’ de Sass il partner perfetto (in Borsa capitalizzerebbero circa 64 miliardi, a un passo dai 66 di Unicredit-Hvb, con Intesa a pesarne un po’ più della metà) per avviare la stagione dei matrimoni nel settore del credito più volte auspicata dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. I due board discuteranno sabato 26 agosto i termini dell’aggregazione, la struttura e le regole della governance, i valori di concambio (intorno a tre azioni Intesa per una Sanpaolo), ma gli azionisti, compresi i francesi di Crédit Agricole, numeri uno in Intesa con il 18%, hanno già assicurato il loro assenso. Gli advisor di Intesa per sono Banca Leonardo di Gerardo Braggiotti e Merrill Lynch. Le sinergie previste ammontano a circa un miliardo, soprattutto nel corporate banking, nell’asset management e nell’investment banking. L’operazione dovrebbe chiudersi entro l’anno.

La banca guidata da René Carron in cambio del ridimensionamento (il pacchetto post-fusione sarebbe di circa il 9%) o dell’uscita di scena potrebbe rilevare 6-700 sportelli e altri asset legati al credito al consumo, a esempio il restante 50% di Agos. Quanto agli altri azionisti stranieri in ballo, gli spagnoli del Santander (7,70% in Sanpaolo-Imi, scenderebbro al 4%), potrebbero rilevare la quota di maggioranza di Eurizon, braccio assicurativo che Torino si prepara a portare in Borsa.

La nuova governance, Passera unico ceo. Il nuovo gruppo avrà sede a Torino, conterà su oltre 6mila sportelli e 13 milioni di clienti, con una quota di mercato domestico del 18 per cento. Sul piano della governance la società sarà di tipo duale, con un consiglio di sorveglianza e uno di gestione. Sarà l’attuale presidente di Intesa, Giovanni Bazoli a guidare il supervisory board, mentre il consiglio di gestione (l’attuale cda) vedrà la leadership dell’attuale presidente del Sanpaolo, Enrico Salza. Unico, invece sarà il chief executive officer, Corrado Passera, oggi ad di Intesa ed è allo studio l’incarico per l’attuale ad del Sanpaolo-Imi, Alfonso Iozzo. Più delicato il passaggio per le funzioni dei top manager, a partire da Pietro Modiano, direttore generale della banca torinese, protagonista del rilancio della banca negli ultimi due anni.

Via libera da Prodi e Padoa-Schioppa, ok dalle Fondazioni. Plauso immediato dal presidente del Consiglio, Romano Prodi: «Una bella notizia, mi auguro che la fusione vada in porto», ha dichiarato il capo del governo a meno di un’ora e mezza dai lanci di agenzia sulla convocazione dei cda. Via libera anche dal ministro dell’Economia, Padoa-Schioppa: «Come ministro dell’Economia e delle Finanze, vedo positivamente la nascita di una grande banca italiana, di dimensioni tali da svolgere un ruolo importante sul mercato europeo e internazionale». No comment dal grande azionista torinese con radici in Spagna, il Banco Santander, mentre «molto positivo» è anche il commento del presidente della Fondazione Cariplo (socondo azionista di Intesa con il 9,9%), Giuseppe Guzzetti. «I due cda si terranno sabato pomeriggio per deliberare l’accordo», ha anticipato Guzzetti dal Meeting di Comunione e liberazione in corso a Rimini, presidente della Fondazione Cariplo, secondo il quale «tra tutte le aggregazioni possibili quella con Sanpaolo è la migliore per Intesa». E ha aggiunto: «Finalmente». Cosa fatta, insomma? «Se hanno convocato i consigli di amministrazione sarà perché avranno il consenso di tutti gli azionisti», ha replicato Guzzetti. Senaforo verde anche da Fondazione Cariparma, azionista di Intesa, nessun commento invece dal primo azionista del Sanpaolo-Imi, la Compagnia Sanpaolo presieduta da Franzo Grande Stevens. Quest’ultima nello scenario post-fusione deterrebbe il 7,094% delle azioni contro il 4,61% della Fondazione Cariplo.

Sindacati in trincea: no a tagli di personale. In linea di massima favorevole alla fusione i segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che però chiede l’apertura di un tavolo di confronto con i sindacati di settore. Proprio questi ultimi dal Sanpaolo-Imi dicono no a eventuali tagli occupazionali nell’ipotesi che il gruppo bancario torinese si fondi con Banca Intesa. «Riteniamo – affermano in un comunicato – che l’elevato contributo dei lavoratori alla forza e crescita del Sanpaolo non debba essere sacrificato e disperso nelle future aggregazioni sull’altare dell’efficientismo e dei tagli occupazionali». Prospettiva temuta anche da Danilo Margaritella, segretario generale Uilca-Uil Lombardia, che ricorda: «L’aggregazione tra Cariplo, Comit e Ambroveneto aveva prodotto a suo tempo cinquemila esuberi. Perciò siamo molto preoccupati».

La Borsa continua a festeggiare, bene anche Mediobanca e Generali. Ancora scintille in Borsa dopo la cavalcata di venerdì. I titoli della banca torinese sono i migliori del listino, con un progresso di circa il 4% a 16,16 euro mentre quelli di Banca Intesa guadagnano poco meno del 2% a 5,12 euro. Gli operatori, alla vigilia dell’annuncio, scommettono sul possibile concambio favorendo adesso il Sanpaolo-Imi, rispetto alle ipotesi circolate ieri tra gli analisti di uno scambio di una azione torinese ogni 3,1-3,3 azioni di Intesa. Elevati i volumi alle ore 11, con oltre 55 milioni di azioni Banca Intesa già passati di mano per un controvalore di 285 milioni e 23 milioni di titoli Sanpaolo per un valore di 377 milioni. Coinvolti nel rialzo anche i titoli di altre società vicine
all’operazione: Alleanza, cui fa capo gran parte del pacchetto del gruppo Generali in Intesa e partner assicurativo dell’istituto, cresce del 4,4%, e Mediobanca, azionista di Generali (+0,85%), sale dell’1,7 per cento. Il Leone di Trieste è azionista di Banca Intesa con il 7,5% e del Sanpaolo con il 2,011 per cento. Mediobanca invece è azionista diretto del Sanpaolo con l’1,7% e indiretto, tramite Generali di cui è primo azionista. Piazzetta Cuccia e il Leone di Trieste, in altre parole, diventeranno azionisti di peso della nuova società che potrebbe nascere dalla fusione (Generali sarebbe il primo azionista privato alle spalle delle fondazioni bancarie), oltre a beneficiare anche del rialzo dei titoli in Borsa. Per Mediobanca il mercato è in attesa sia dei conti dell’esercizio 2005-2006 (con utile netto previsto da stime di consensus a 800 milioni, molto vicino all’obiettivo di 840 milioni previsto dal piano di Piazzetta Cuccia entro il 2008) sia delle novità sul rinnovo del patto di sindacato in scadenza il primo luglio 2007, ma con obbligo di disdetta entro il 31 marzo 2007 per chi voglia recedere dal patto.

Fonte:
Il Sole 24 Ore
Al.An.