Sace verso il mercato: via libera del Governo

09/01/2009

La Sace apre il suo capitale ai privati. Il ministero dell’Economia sta sondando in questi giorni un nucleo di istituti di credito per nominare un advisor a cui affidare la valutazione delle opzioni strategiche per la compagnia di assicurazione dei crediti all’esportazione, uno degli ultimi “gioielli” ancora interamente posseduti dallo Stato.
Il significato dell’iniziativa, avviata dal direttore generale di via XX settembre Vittorio Grilli, è stato illustrato in un appunto scritto per il responsabile del dicastero Tommaso Padoa Schioppa. Compito dell’advisor – dovrebbe agire in tempi stretti, non più di 3-4 settimane – sarà quello di studiare, tra l’altro, «la sussistenza di possibili interessi di soggetti privati, italiani e/o esteri, per un’ipotesi di apertura del capitale della società». La formula utilizzata è volutamente generica ed aperta a differenti soluzioni. Quella della scelta di un partner industriale, dell’ingresso di fondi di private equity o, anche, della quotazione.
Nel suo approdo al mercato la Sace sta seguendo la stessa strada già percorsa dai suoi principali concorrenti (Euler Hermes, Atradius, Coface) che si disputano – secondo le stime di Sigma-Swiss Re, relativi al 2005 – circa l’80% del mercato mondiale delle assicurazioni sui crediti. Negli ultimi anni la società italiana ha rappresentato la gallina dalla uova d’oro per il Tesoro. Nel periodo 2004-2005 gli utili, per buona parte girati all’indirizzo di via XX Settembre sotto forma di dividendi, sono ammontati complessivamente a circa 1,8 miliardi. Ed a questi si è aggiunta, nel 2007, la restituzione a quell’unico azionista di 3,5 miliardi di capitale in esubero rispetto degli impegni assunti dalla società.
Un’eventuale apertura ai privati dovrebbe tener conto di un patrimonio netto che attualmente si colloca sui 6 miliardi oltre che, ovviamente, del valore del portafoglio e dell’avviamento. Nella compagnia convive un’attività pubblistica, l’assicurazione dei crediti all’esportazione che giustifica il suo ingente capitale e che beneficia anche di una garanzia dello stato, con un business privato.
Nel complesso la Sace – sottolinea Grilli nel suo “appunto” – ha «dimensioni ancora lontane da quelle raggiunte dai principali players europei». Il fatto è che nella composizione dei suoi ricavi (240 milioni nel 2006) la quota “non da mercato” è ancora preponderante (175 milioni), a differenza di quel che accade per gli altri grandi gruppi dell’assicurazione sui crediti (vedi tabella). L’apertura al mercato si giustifica proprio con la necessità di rafforzare la componente privatistica del gruppo promuovendo ulteriormente una campagna di espansione già in corso. La Sace nell’ultimo periodo ha acquisito il 70% della Assicuratrice edile e, in partnership, il 66% di Kup, società leader della assicurazione del credito nella repubblica Ceca.
Gli ingenti crediti con i quali la società chiude i suoi bilanci, più che il frutto della sua attività caratteristica, rappresentano la conseguenza degli investimenti dei suoi asset patrimioniali. Il portafoglio di Sace, 9,7 miliardi in tutto al 31 dicembre 2006, risultava suddiviso a quella data tra titoli di stato, pronti contro termine e obbligazioni con rating compreso tra A e AAA.
È una politica conservativa che ha tenuto la compagnia al riparo dalle traversie attraversate dai mercati finanziari negli ultimi mesi. Una prudenza che si riflette anche nella gestione delle parità di cambio. Gli impegni in valuta assunti dal gruppo risultano infatti del tutto coperti con strumenti derivati e pertanto la compagnia dovrebbe essere passata indenne – i dati relativi al terzo trimestre saranno comunicato proprio oggi – anche al caro-euro dell’ultimo periodo.

Fonte:
Il Sole 24 Ore