Record (in rosso) per il commercio estero italiano
09/01/2009
Conti in pesante rosso per il commercio estero italiano fuori dall’Ue. Nei primi dieci mesi dell’anno, secondo l’Istat, la bilancia delle esportazioni con i mercati non comunitari è crollata a un deficit di 7.598 milioni di euro, ovvero, come spiegano il tecnici, al peggior saldo negativo dal ’93.
Tale andamento è dovuto alla doppia velocità con cui si sono mossi i rispettivi flussi: sebbene infatti le esportazioni siano aumentate del 7,2%, nello stesso periodo gli acquisti dall’estero sono invece saliti con un tasso quasi doppio, pari al 14,9% in più.
E la vera zavorra dell’Italia è il comparto energetico. Se infatti il deficit viene corretto per i minerali energetici, petrolio e gas in primis, il nuovo saldo delle esportazioni va in terreno positivo per 1.374 milioni di euro.
Nel dettaglio, con solo riferimento al mese di ottobre, l’istituto di statistica rileva che le vendite italiane per l’extra-Ue sono salite del 7,3% rispetto allo stesso mese del 2004, nettamente inferiori alle importazioni che hanno invece archiviato un aumento del 15,4% sempre su base annua. Così l’indice del commercio estero passa dal surplus di 537 milioni di euro dell’ottobre 2004 all’attuale rosso di 232 milioni di euro.
Andamento che si conferma anche su base mensile ma dal segno negativo: rispetto a settembre infatti le esportazioni sono diminuite del 3,4%, più velocemente quindi degli acquisti esteri che sono scesi solo dello 0,4%.
A livello settoriale poi, sempre nel mese di ottobre, è stato boom per le vendite italiane dei prodotti petroliferi raffinati, con un incremento annuo del 130,2%, complice soprattutto il caro greggio. Bene anche per quanto riguarda i mezzi di trasporto (35,2%) e l’industria metallifera (16,7%). Al contrario è stato rosso delle esportazioni per mobili (8,2%) e apparecchi elettrici e di precisione (17,3%).
Come già detto invece il comparto energetico ha caratterizzato i flussi delle importazioni: dai minerali energetici (52,6%) all’energia, acqua e gas (48,6%) fino ai prodotti petroliferi raffinati (18,7%).
L’analisi secondo singolo mercato mette in evidenza una buona crescita del made in Italy verso il Mercosur (24%), la Turchia (18,7%) e i paesi Opec (13,5%). Rosso al contrario per le vendite italiane verso le Economia Dinamiche dell’Asia (11,5%).
Sul fronte dell’import è con la Russia che l’Italia ha segnato il maggior incremento degli acquisti (59,1%) e dai paesi Opec (39,4%), mentre dal Giappone la maggiore contrazione (8%).
Fonte:
Praxa.it