Quando la concorrenza non basta
09/01/2009
Bruxelles mette in discussione l’apertura dei mercati del Vecchio Continente e promette battaglia per demolire le barriere che ancora impediscono una sana e fruttuosa competizione.
Nel mirino delle istituzioni comunitarie ci sono essenzialmente tre settori: bancario, energetico e dei trasporti. Nonostante la liberalizzazione in atto in questi comparti, ci sarebbero ancora delle società dominanti, in grado di frenare l’ingresso di possibili rivali, limitando così la ripresa economica.
A richiamare all’ordine i mercati è il commissario europeo per la concorrenza, Neelie Kroes, e le sue parole assumono la forma concreta di indagini che presto prenderanno il via. A turbare il sonno di queste presunte “anatre grasse”, come le ha chiamate la Kroes, non sarà solo l’olandese succeduta a Mario Monti ma una triade che si preannuncia agguerrita, composta anche da Jacques Barrot, commissario dei Trasporti, e Charlie McCreevy, responsabile del mercato interno.
Che gli accertamenti di Bruxelles riguarderanno anche l’Italia è molto più di un ipotesi. Anzi, un primo passo della Commissione c’è già stato, attraverso una lettera arrivata sulla scrivania del Governatore della Banca d’Italia. Nessun richiamo ufficiale, certo, ma la richiesta di un impegno esplicito, da parte di Via Nazionale, contro qualunque intento protezionistico.
Un altro settore nel mirino di Bruxelles è quello energetico e, in questo senso, le accuse delle istituzioni comunitarie potrebbe rivolgersi a uno dei colossi del mercato italiano: il gigante dell’elettricità Enel, già più volte bacchettato dall’Autority locale, oltre che dai suoi diretti concorrenti.
Anche il comparto dei trasporti potrebbe riservare brutte sorprese. Il pensiero va subito ad Alitalia e a un altro problema spinoso con cui il Belpaese deve fare i conti: quello degli aiuti di stato. Infatti il piano di risanamento varato per la compagnia di bandiera è tuttora sottoposto a un’attenta analisi da parte dell’unione proprio al fine di scongiurare interventi illeciti da parte delle autorità pubbliche.
La questione, insomma, è complessa, anche perchè riguarda una fetta piuttosto ampia del sistema economico italiano. L’importanza della concorrenza per la crescita economica è innegabile ma a volte si scontra con considerazioni di altro tipo.
Con l’arretratezza di alcuni settori, ad esempio, che si stanno muovendo verso la liberalizzazione ma non hanno ancora portato a termine un tale processo. Ma anche con singole realtà imprenditoriali, primo tra tutti il caso Fiat, che assumono per il Belpaese un valore simbolico e affettivo e la cui crisi definitiva lascerebbe senza lavoro migliaia di persone.
ALAN FRIEDMAN