Quale futuro per i Senatori degli italiani all’estero?
09/01/2009
I lavori della Commissione Affari costituzionali alla Camera sembrerebbero escludere la presenza dei sei rappresentanti della Circoscrizione Esteri prevista dalla Legge Tremaglia. Conseguenza del nuovo Senato federale
Roma – L’iter parlamentare del Disegno di Legge 2544 che prevede modifiche costituzionali alla composizione di Camera e Senato, oltre ad una svolta in senso federalista di quest’ultimo, rischia di alterare il contenuto della Legge promossa dal Ministro per gli italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia in data 21 dicembre 2001, che prevedeva la presenza, negli organismi istituzionali, di un totale di 18 rappresentanti (12 alla Camera e 6 al Senato) esponenti delle comunità italiane situate all’estero del territorio nazionale ed eletti direttamente dagli italiani che risiedono all’estero.
L’allarme è stato lanciato ieri da Franco Narducci, Segretario Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) a margine della riunione del Comitato di Presidenza dell’organismo di rappresentanza degli italiani nel mondo. “I Senatori della circoscrizione esteri sono stati praticamente cancellati con l’approvazione dell’articolo 1 del Disegno di Legge 2544. La manovra è quella di spostare la rappresentanza dei 18 alla Camera dei deputati, quindi togliendo i sei Senatori previsti dalla Circoscrizione degli italiani all’estero dalla Camera delle regioni e accorpandoli alla Camera dei deputati”.
In altre parole, mentre non subisce danno la dimensione quantitativa della rappresentanza, ne deriva al contempo un danno per la dimensione qualitativa, piuttosto marcato, “soprattutto poichè – continua la sua analisi Narducci – l’ordinamento federalista dello Stato conferirà più ampi poteri di rappresentanza alle regioni e già negli ultimi anni si è avuto modo di assistere ad un incremento piuttosto sensibile delle politiche approntate dalle singole Regioni italiane verso i loro corregionali residenti all’estero”.
Da questo punto di vista avere una rappresentanza nel Senato delle regioni sarebbe più produttivo, sarebbe un passo decisivo per cementare i rapporti e per definire meglio queste politiche anche secondo una visione istituzionale. “A quanto pare questo non è possibile. Resta ora da capire che tipo di riforma occorre attuare, bisogna cambiare gli articoli emanati per dar vita alla Circoscrizione estero? Saranno abrogati? Siamo evidentemente all’interno di un discorso che riguarda le prospettive future, ma i motivi di preoccupazione appaiono già oggi, assai evidenti”.
“La prima considerazione che occorre fare – analizza la situazione Enrico Grosso, costituzionalista e Docente di Diritto presso l’Università del Piemonte Orientale -è che il dibattito che si sta scatenando attorno alla nuova forma di Senato assume i contorni di un argomentare farraginoso e perennemente ricco di novità che diventa difficile da commentare. Detto questo, a mio avviso, il modo in cui era stata pensata la rappresentanza degli italiani all’estero nell’ambito della riforma costituzionale dei rami del Parlamento era un’assurdità, una stravaganza ulteriore nell’ambito di quella che sta delineandosi come un’Assemblea pasticciata, una sorta di mostro bicefalo in cui dovrebbero convivere membri elettivi e rappresentati dei Governi regionali. All’interno di un simile organismo di rappresentanza, pensato su base regionale, non vedo come potesse esservi spazio per i Senatori della circoscrizione estero.
Personalmente, infatti, non ho mai creduto al concetto della ventunesima Regione virtuale: come possono convivere le istanze degli italiani che vivono in Argentina con quelli che risiedono in Svizzera, solo per citare un esempio a caso?”.
Grosso ritiene, comunque, necessario un generale ripensamento della rappresentanza degli italiani all’estero, i cui spazi, a suo avviso, rischiano di assottigliarsi col procedere dell’iter parlamentare relativo al progetto di riforma costituzionale previsto dal disegno di legge numero 2544. Occorrerà poi porre rimedio a tutta una serie di equivoci ed incongruenze che l’esclusione dei sei parlamentari della Circoscrizione esteri previsti dalla Legge Tremaglia rischia di generare. “Dal momento che la modifica dell’articolo 1 della riforma costituzionale va a toccare la norma che stabilisce il numero di Senatori e Deputati previsti della Legge Tremaglia, ma non la norma con cui si prevede che questi rappresentanti vengano eletti direttamente dai cittadini italiani residenti all’estero, sembrerebbe prefigurarsi l’incongruenza di un diritto di voto che formalmente è esercitabile in ambo le Camere, ma che, di fatto, potrà esprimersi solo in Parlamento “.
Anche Franco Danieli, Senatore della Margherita ed ex Sottosegretario agli Esteri con delega per gli italiani all’estero non nasconde il suo scetticismo in merito ad una riforma costituzionale che, nella sua opinione, sembrerebbe prefigurare un orizzonte carico di incertezze per la rappresentanza degli italiani all’estero. “Lungi dall’elaborare una struttura federalista dello Stato – commenta Danieli – la riforma costituzionale genera centri moltiplicatori di spesa e situazioni di divergenza nell’ambito delle competenze tra le singole Regioni. In tutto questo a me pare che la presenza dei Senatori eletti dagli italiani all’estero avesse comunque una sua precisa ragion d’essere. Quando parliamo del concetto di rappresentanza regionale esteso alla molteplicità degli italiani all’estero dobbiamo, infatti, intendere i rapporti sempre più intensi tra le comunità di italiani all’estero e le Regioni di appartenenza”.
Quanto al possibile passaggio dei sei rappresentanti eletti dagli iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) che si vedrebbero negato l’accesso al Senato, Danieli teme che sia più facile assistere ad una loro scomparsa piuttosto che ad un loro ripescaggio alla Camera dei Ddeputati.
In merito all’ipotesi di una rappresentanza allargata dei rappresentanti degli italiani all’estero all’interno della Camera dei deputati, essa trova ostacolo nella necessità di ricorrere ad un’ulteriore modifica costituzionale affinchè essa possa realmente concretizzarsi. “Allo stato attuale delle cose – chiarisce infatti Enrico Grosso – non è possibile pensare alla presenza di tutti e 18 i membri elettivi previsti dalla Legge Tremaglia all’interno della Camera dei Deputati. Il progetto di riforma costituzionale prevede, infatti, nell’articolo 56 della sua stesura, una riduzione nel numero di rappresentanti alla Camera dagli attuali 630 a 400, con l’aggiunta dei 12 parlamentari della Circoscrizione esteri. Per modificare ulteriormente il numero dei rappresentati non è sufficiente una Legge ordinaria, ma occorrerebbe una nuova revisione della Costituzione “, conclude.
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