Propositi di parlamentare italo-estero

09/01/2009

Fra interessi delle comunità emigrate e affari politici italiani, le future mosse dei 18 deputati e senatori eletti nella Circoscrizione Estero

Roma – Si sono rivelati decisivi per la vittoria del Centro-Sinistra al Senato, consegnando alla coalizione guidata da Romano Prodi quei pochi seggi di vantaggio che hanno ribaltato il risultato italiano (158 a 156). Rientrati così prepotentemente nella vita politica del Paese d’origine, gli italiani residenti all’estero portano in Parlamento 12 deputati e 6 senatori, eletti nei collegi riservati della Circoscrizione Estero.

Ma se anche questi ultimi, i senatori, si troveranno a giocare un ruolo politico fondamentale, non va dimenticato che essi dovranno farsi portatori delle esigenze particolari del loro elettorato, che in molti casi ha ben altre priorità rispetto ai residenti in Italia. Tutte le coalizioni e i partiti hanno steso programmi appositi per gli emigrati italiani, puntando su quelle esigenze, economiche da un lato e identitarie dall’altro, maggiormente sentite dal loro potenziale elettorato.

Luigi Pallaro , eletto come indipendente nella ripartizione America Meridionale per il Senato, aveva già dichiarato, prima della data dei comizi italiani, che suo primo dovere sarebbe stato fare l’interesse dei suoi elettori, e che per questo non avrebbe esitato a schierarsi con la maggioranza, qualunque essa fosse stata. I 18 rappresentanti degli italiani nel mondo avranno, dunque, un duplice riferimento: la coalizione di cui fanno parte (eccezion fatta, ovviamente, per il succitato Pallaro ed il suo corrispettivo alla Camera, Ricardo Merlo, entrambi appartenenti alla lista indipendente Associazioni Italiane in Sud America) e i loro diretti elettori, ai quali dovranno in futuro rendere conto.

Una duplicità che sarà particolarmente evidente per quei 7 deputati e 4 senatori appartenenti alla nuova maggioranza di Centro-Sinistra. “Non credo che i parlamentari della Circoscrizione Estero debbano funzionare come una lobby, e penso che non lo faranno – precisa però Franco Narducci, dell’Unione, oltre 28.000 preferenze nella ripartizione Europa della Camera – piuttosto, essi dovranno seguire attentamente le vicende del Paese, perché dovranno prendere decisioni importanti per tutta l’Italia, dalla Finanziaria alle riforme economiche, ed avere al contempo un progetto più ampio per uno sviluppo delle comunità italiane all’estero che non vada disgiunto dal Sistema Paese”.

Un progetto che, per gli eletti dell’Unione, si deve integrare e armonizzare con il programma faticosamente elaborato dalla coalizione, e canovaccio del futuro governo: lo ribadisce Narducci, che, edotto dall’esperienza del suo Paese di residenza, la Svizzera, dove il costo del lavoro è molto più basso che in Italia, tiene particolarmente al taglio del cuneo fiscale promesso da Prodi.

Lo conferma l’unico eletto dell’Italia dei Valori, Antonio Razzi, che spiega come intenda “rispettare il programma dell’Unione, concordato da tutti gli alleati”. Anche l’unico deputato eletto nella ripartizione Asia Africa Oceania, Marco Fedi, dell’Unione tiene a spiegare come “la campagna in Australia [suo paese di residenza, ndr] sia stata impostata sui punti caratterizzanti del programma dell’Unione, e in particolare sul ritiro dall’Iraq, sul riconoscimento delle unioni di fatto, sulla ripresa economica e sull’immagine estera dell’Italia”.

Nessuno dei nuovi eletti potrà, però, prescindere da alcune delle esigenze concrete di questo milione e mezzo di elettori, come si sono resi conto gli stessi partiti nella stesura dei programmi – per molti aspetti decisamente simili – e come ricordano gli stessi parlamentari eletti. “Ci sono delle questioni urgenti che riguardano la funzionalità della rete consolare, stremata dai tagli dell’ultimo governo, e l’inefficienza dei corsi di lingua e cultura italiana all’estero”, spiega ancora Narducci; sulla stessa linea si muove Razzi, che spiega come “per migliorare e rendere al contempo più economico il lavoro delle rappresentanze diplomatiche, il mio partito intenda promuovere l’assunzione di personale residente in loco nelle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero”.

Il miglioramento dei servizi consolari, quindi, ma non solo: al centro dell’attenzione ci saranno anche le questioni economiche collegate alla condizione di residente all’estero : per Fedi, fra i punti del programma espressamente rivolti ai suoi elettori australiani, “figura al primo posto la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza”, e subito dopo “una sanatoria per i rimborsi chiesti dall’Inps ai pensionati all’estero, in seguito all’errato accertamento delle prestazioni pensionistiche dovute, a sua volta riconducibile alla mancanza di accertamenti annuali ad opera dell’ente previdenziale; rimborsi che rischiano di minare il tenore di vita dei nostri connazionali”.

Per Narducci, si tratta, invece, di stimolare la promozione culturale dell’Italia nel mondo: “Siamo una miniera a cielo aperto di risorse turistiche, paesaggistiche e culturali, e non sappiamo sfruttarle”, e di “sostenere la microimprenditoria, nuovo volto dell’Italia all’estero, facendo Sistema come Paese e costruendo sinergie con le nazioni ospiti”.

Un complesso di istanze particolari e di programmi generali, insomma, che i parlamentari neoeletti dovranno saper armonizzare. Ma quanto hanno contato le une e gli altri nel voto? E che ruolo ha giocato l’associazionismo degli emigrati di prima, seconda e terza generazione nella creazione del consenso? Solo in Sud America le liste indipendenti hanno avuto una notevole affermazione, mentre nelle altre tre ripartizioni, i partiti italiani hanno giocato la parte del leone. Questo dipende, secondo il deputato australiano dell’Unione, “dalla scelta del Centro-Sinistra di operare in stretto legame con le comunità locali. Sia io che il mio collega senatore Nino Randazzo lavoriamo da molti anni con esse e siamo molto conosciuti: alla fine, questo ha contato molto”.

Ciò detto, continua Fedi, “vi sono diversi tipi di voto: gli emigrati di prima generazione, nati e vissuti per un certo periodo in Italia, hanno espresso un tipo di voto più tradizionale, di appartenenza; i loro figli, invece, sono apparsi più interessati ai programmi e alle questioni concrete, nonostante la difficoltà di fare arrivare un messaggio chiaro e completo ad elettori sparsi in mezzo mondo”.

Anche Narducci conferma l’importanza del lavoro con il tessuto associativo : “Nella Circoscrizione Estero, come accadeva in Italia prima di questa assurda legge elettorale, hanno contato molto le reti associazionistiche, vista soprattutto la dimensione del collegio elettorale”. E chiosa il deputato elvetico: “All’estero le appartenenze politiche sono state più sfumate ; per quanto riguarda l’Unione, la campagna è stata impostata sulla cultura dell’ascolto e del confronto, con assemblee fatte ogni fine di settimana, assieme ai miei colleghi; e non escludo che grazie a questo impegno alcuni elettori del Centro-Destra abbiano votato per noi”.

Fin qui, per quanto riguarda i parlamentari della futura maggioranza. Ma vi sono anche 4 deputati e 1 senatore della Casa delle Libertà che sono stati eletti nella Circoscrizione Estero; per loro è probabile che non si ponga il problema di conciliare le esigenze degli elettori con quelle dei partiti, dato che sembra che si troveranno all’opposizione nel nuovo Parlamento. Tuttavia, anch’essi sono portatori di istanze che sono trasversali agli schieramenti politici e comuni a tutti i cittadini italiani residenti all’estero.

Inevitabile quindi che anche i parlamentari della futura minoranza si confrontino con le esigenze dei loro elettori, e lo facciano anch’essi sui problemi peculiari delle comunità emigrate. “Nonostante sembri che Forza Italia si troverà all’opposizione nel futuro Parlamento – spiega Massimo Romagnoli, deputato azzurro eletto in Europa – non vi sono ragioni per cui io non possa cercare di affrontare e risolvere le problematiche di cui sono venuto a conoscenza nel corso della campagna elettorale, durante la quale ho potuto tastare il polso degli italiani di Francia, Germania, Belgio, Inghilterra e Svizzera”.

Tre sono i punti che Romagnoli pensa debbano essere all’ordine del giorno: “Il potenziamento dell’informazione destinata ai nostri connazionali residenti all’estero; allo stato attuale delle cose, i grandi giornali non si occupano mai di loro, a parte ora che sono decisivi per gli equilibri politici, mentre la televisione pubblica è criptata e non si può vedere: il risultato è che io stesso ho potuto incontrare comunità italiane nelle quali non si sapeva nemmeno che ci fossero le elezioni. Altro punto è adottare un deciso intervento per l’insegnamento della lingua italiana, spesso perduta per gli emigrati di seconda o terza generazione; e la valorizzazione dei ristoratori italiani nel mondo , in particolare in Germania”.

Si tratta di punti riguardo ai quali, sostiene Romagnoli, non sono da escludere alleanze trasversali con gli altri rappresentanti della Circoscrizione Estero, “come del resto abbiamo già fatto e continuiamo a fare nel Consiglio Generale degli Italiani all’Estero [il piccolo Parlamento delle comunità emigrate, ndr]”. Del resto, conclude il futuro onorevole forzista, “la questione dell’informazione e della lingua sono temi fatti propri anche dalla sinistra, non vedo perché non si possa cercare un dialogo su questo”.

Fonte:
Notiziario NIP – News ITALIA PRESS agenzia stampa – N° 71 – Anno XIII, 12 aprile 2006