Promosso il rating del Brasile
19/11/2011
Non sono soltanto i ristoranti sempre pieni a rilanciare l'immagine di un'economia in salute: il Brasile inanella conferme e fiducia da parte degli investitori internazionali ma soprattutto dalle agenzie di rating.
Ieri Standard & Poor's ha alzato il rating a lungo termine in divisa straniera a BBB da "BBB- e quello in divisa locale a A- da BBB+.
Nella nota che accompagna le nuove pagelle si legge che «L'amministrazione Rousseff ha dimostrato il proprio impegno a rispettare gli obiettivi fiscali e al tempo stesso dimostra la capacità di utilizzare gli strumenti monetari per governare la crescita dell'economia interna».
Poi aggiunge l'auspicio di un mantenimento «di politiche monetarie e fiscali prudenti che possano moderare l'impatto dei shock potenziali provenienti dall'estero», confermando le prospettive di crescita a lungo termine.
Negli ultimi mesi si era accentuato il pericolo di un possibile contagio della crisi dall'Europa verso l'America Latina: Brasile e Argentina, che dal 2009 avevano saputo arginare gli shock esogeni provenienti dal Vecchio continente, parevano un po' meno sicuri di uscire indenni. Tanto che proprio un mese fa la Banca centrale del Brasile ha ridotto di 50 punti base il tasso di riferimento (Selic), all'11,5 per cento. La seconda riduzione in meno di due mesi. Una conferma di qualche paura e quindi la scelta chiara del presidente della Banca centrale del Brasile, Alexandre Tombini: ridurre i tassi per rilanciare l'attività economica.
Oggi ovviamente il pericolo non è del tutto superato. La maggior parte degli analisti non esclude che un eventuale inasprimento della crisi europea possa lambire le economie latinoamericane.
Tuttavia negli ultimi giorni si registrano segnali positivi, di "tenuta".
Il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, resta impegnato nel difficile equilibrio di chi teme un'inflazione crescente e quindi adotta strumenti di politica monetaria capaci di contenere un surriscaldamento dell'economia, e al tempo stesso non vuole interrompere quel lungo ciclo espansivo che l'ex presidente Inacio Lula da Silva ha avviato dieci anni fa.
Un esercizio da funamboli, quindi.
Il Comitato di Politica monetaria (Copom) del Banco centrale ha in programma la prossima riunione il 29 novembre e da lì usciranno nuove indicazioni sulle prossime linee di politica economica. Va ricordato che l'obiettivo di inflazione per il 2011 è del 4,5%, ben inferiore al 6,9% registrato in ottobre.
Rousseff non nasconde il desiderio di voler ridurre ulteriormente il tasso Selic, magari più in linea con quelli di India e Cina, le altre potenze del nucleo Brics.
Se il Brasile non riesce a ridurre i tassi di interesse ciò provocherebbe un inevitabile impatto negativo, in termini di consenso, tra la base di elettori che ha riconfermato un candidato di sinistra, la stessa Rousseff, erede politica di Lula.
Va ricordato che i tassi in discesa che si sono tradotti in crediti accessibili da parte delle famiglie hanno favorito, negli ultimi anni, la forte domanda di beni di largo consumo (elettrodomestici, cellulari, auto).
In altre parole il Brasile, dopo gli anni ruggenti, si appresta ad affrontare un fase più delicata. L'economista Fabio Giambiagi, del Bndes (il potente Banco nazionale di sviluppo economico e sociale) lo spiega con una bella metafora calcistica e di samba, insomma tutta brasiliana: «La giocata delle autorità monetarie brasiliane (evitare un'inflazione crescente senza frenare la ripresa) si può tradurre in un magnifico gol da centrocampo, se le cose vanno bene. Se invece vanno male sarebbe come ….entrare trionfalmente nel sambodromo, sbagliando i passi di danza, vanificando così il lavoro di un anno di allenamenti. Sarebbe un Carnevale fallito».
Fonte:
Il Sole 24 Ore