Petrolio oltre quota 100 e per l’Aie può salire a 150. Oro sempre più su: 871$ l’oncia
09/01/2009
Nuovi record per il petrolio: il Wti per la prima volta ha rotto sopra la soglia dei 100 $ toccando 100,12, il Brent lo ha spostato a 98,50 (entrambi con future febbraio). Il vistoso calo degli stock Usa – che, come comunicato dal Dipartimento dell’Energia Usa, sono diminuiti di 4 milioni di barili nella scorsa settimana, un valore nettamente superiore alle stime degli analisti – ha infiammato il mercato, già in tensione per il deterioramento del quadro politico mondiale, il rigore della stagione invernale e l’indifferenza dell’Opec di fronte alle richieste dei Paesi occidentali.
La portavoce del commissario Ue agli Affari economici Joaquin Almunia ha dichiarato che l’attuale livello del prezzo del greggio potrà avere delle conseguenze serie per l’economia europea, qualora non dovesse scendere nei prossimi giorni. «Se i prezzi del greggio restassero agli attuali livelli record ci sarà un impatto sull’economia», ha detto Amelia Torres al briefing della Commissione Ue. Finora la forza dell’euro ha compensato in qualche misura il caro-petrolio, ma «l’apprezzamento può costituire un problema per le esportazioni nel lungo termine». Tuttavia l’Agenzia nternazionale dell’energia ha dichiarato che non ricorerrà alle scorte di emergenza per raffreddare i prezzi del greggio. Il prezzo del petrolio potrebbe addirittura salire fino a 150 dollari al barile spinto dal boom della domanda da India e Cina: è questa la previsione del direttore dell’Aie, l’Agenzia internazionale per l’energia Nobuo Tanaka, secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg. «In uno scenario di fortissima crescita in Cina e in India, le quotazioni potrebbero arrivare a 150 dollari», ha affermato Tanaka, aggiungendo che la fase in cui i prezzi erano a livelli più bassi sta rapidamente terminando e si sta passando invece, altrettanto rapidamente, ad una fase di prezzi altissimi per l’energia.
Il prezzo del greggio risente di numerose turbolenze di carattere internazionale, tra cui l’uccisione di una dozzina di persone a Port Harcourt, il centro petrolifero del Sud della Nigeria. A causa dell’instabilità politica e del crescendo di violenza dell’ultimo anno, la Nigeria, quinto paese fornitore di petrolio agli Stati Uniti, ha perso un quarto della produzione stimata tra il 2006 e il 2007. Intanto desta preoccupazione anche la situazione del Pakistan, Paese che non è tra i grandi produttori di petrolio, ma che è situato in un’area strategica. Dopo l’assassinio di Benazir Bhutto, la situazione politica è estremamente fluida, mentre continuano le rappresaglie. A sospingere in alto il prezzo del Wti è, inoltre, anche la voce secondo la quale le riserve Usa di greggio sarebbero calate a 3,15 milioni di barili la scorsa settimana. Per verificare la vericidità del “rumor” occorrerà attendere fino a oggi pomeriggio, quando il Dipartimento dell’Energia svelerà l’entità degli stock americani.
Continua la corsa dell’oro: il metallo prezioso, spinto dalla caccia ai beni rifugio di fronte al rialzo dei prezzi energetici e al dollaro debole, ha segnato giovedì 3 gennaio un nuovo massimo di 28 anni. I futures sull’oro con consegna a febbraio viaggiano a 861,80 dollari l’oncia sul Comex di New York, dopo aver toccato 871,20 dollari, massimo dal 21 gennaio 1980. Nuovo massimo anche per il platino, a 1.544 dollari. Sono in forte rialzo argento (15,28) e palladio (373), che viaggiano sui massimi degli ultimi due mesi.
Fonte:
Il Sole 24 Ore