Pericolo blog per le aziende

09/01/2009

di Daniela Fabbri

Aumentano nel mondo i consumatori che si scambiano via internet giudizi su imprese e prodotti. Con conseguenze a volte pesanti. Ma ora i consulenti propongono di sostituire con i forum in rete le tradizionali ricerche di mercato

In America l’allarme è scattato da tempo.
In Italia c’è la percezione del pericolo, ma le società più sensibili hanno già fiutato sia le insidie sia i possibili risvolti positivi.
Al centro di tanta agitazione il blog, il diaro online che sempre più persone, quindi anche consumatori, utilizzano insieme a forum e altre forme di dialogo libero in rete per scambiarsi informazioni e valutazioni su prodotti, servizi, aziende.
Il che significa che internet potrebbe avere il potere di bocciare o promuovere un prodotto, fino a decretare la vita o la morte di una società.

Il caso Kriptonite è emblematico: in dieci giorni, da quando un blogger ciclista ha scritto che il lucchetto per biciclette considerato sicuro poteva essere aperto con una penna Bic, 1 milione 800 mila persone hanno chattato in rete su questa notizia, costringendo l’azienda a modificare il prodotto e ad accontentare i clienti che pretendevano la sostituzione. Danno: 10 milioni di dollari.

«In America» spiega Leslie Gaines-Ross, responsabile mondiale del centro studi della società di consulenza in comunicazione Burson Marsteller, «le aziende hanno capito che la blogsfera dev’essere monitorata per avere informazioni su quello che si dice dell’azienda o dei concorrenti.
Moltissimi numeri uno hanno i loro blog, spesso è capitato che in questi siti si trovassero notizie che non erano state riportate dai media nazionali».
Da notare che il 5 per cento delle aziende che rientrano nella classifica delle prime 500 di Fortune ha già un blog.
E questo fenomeno, secondo Gaines-Ross, è destinato a crescere in maniera esponenziale. Perché la rete è una miniera di informazioni, a patto di utilizzarla bene.

L’esperimento della Vichy, che ha creato un finto blog sui problemi di pelle di una trentenne per promuovere i propri prodotti, è stato un fallimento: i blogger professionisti hanno subito fiutato l’escamotage e l’azienda ha dovuto chiudere il sito. Meglio riuscito l’approccio della Piaggio con la Vespa: ha scovato il blog di due collezionisti e l’ha usato per comunicare le novità della sua linea.

In Italia stanno nascendo le prime iniziative che mettono a disposizione delle aziende un sistema per il monitoraggio della rete: il primo esempio è www.webrep.it, dove «rep» sta per reputazione.
Il software messo a punto dalla società permette di reperire, in una serie di blog (selezionati anche per capacità di influenza e numero di contatti), le informazioni che circolano in rete su un’azienda o un marchio: si può verificare la notorietà del brand ma anche misurarne i punti deboli verificando le critiche più frequenti.
Il tutto su un campione più esteso di quello delle tradizionali ricerche di mercato e a un costo nettamente inferiore.
«I blog non sono un fenomeno passeggero» conclude Gaines-Ross «diventeranno il principale canale con cui le aziende potranno comunicare con clienti, fornitori, comunità e il luogo dove trovare le informazioni più importanti».
L’ultimo passo? Gaines-Ross non ha dubbi: «Le imprese stesse dovranno diventare blogger, per essere sicure che circoli anche la loro versione delle notizie».

Fonte:
Panorama.it