Per il giacimento Libra Brasilia sceglie Total, Shell e i cinesi

22/10/2013

Hanno vinto i padroni di casa. Ad aggiudicarsi il contratto per lo sviluppo di Libra, maxi-giacimento al largo del Brasile, è stato un consorzio guidato da Petrobras (con il 40%). La compagnia statale brasiliana è tuttavia alla guida di una compagine Total e l'anglo-olandese Royal Dutch Shell, entrambe con il 20%, più due società cinesi, con il 10% ciascuna: Cnpc e Cnooc.

Se manterrà le promesse, Libra potrà cambiare il futuro del Brasile, proiettandolo nella top ten dei produttori petroliferi mondiali: i primi test lo qualificano come una delle maggiori scoperte offshore al mondo, con 8-12 miliardi di riserve, abbastanza per soddisfare tre anni di consumi cinesi. Per il momento, tuttavia, sta causando una montagna di grattacapi.

La gara per individuare i partner stranieri ha scatenato proteste infuocate nel Paese, culminate ieri in violenti scontri di fronte all'albergo di Rio de Janeiro in cui si svolgevano le procedure per l'assegnazione del contratto. Le cronache riferiscono di almeno cinque manifestanti feriti, un bilancio tutto sommato modesto considerato lo schieramento di forze: a fronteggiare le proteste il Governo aveva inviato oltre mille tra poliziotti e soldati, che presidiavano in assetto antisommossa non solo le strade intorno all'hotel, ma anche la spiaggia vicina, affollata di bagnanti in costume. Le proteste erano iniziate da tempo, con l'appoggio dei dipendenti della compagnia statale Petrobras, che la settimana erano entrati in sciopero, affiancando a più prosaiche rivendicazioni salariali anche la difesa della "brasilianità" di Libra.

La partecipazione alla gara è stata deludente: appena undici compagnie si sono iscritte, invece della quarantina che il Governo si aspettava, nonostante in palio ci fosse un "Production sharing agreement", contratto ormai raro, che consente alle compagnie straniere di recuperare tutti gli investimenti sotto forma di greggio prima di cominciare a versare alcunché al Paese proprietario delle riserve. All'appello, per di più, mancavano quasi tutti i grandi nomi dell'industria petrolifera. Total e Shell erano le uniche major presenti, mentre gli altri competitor erano quasi tutti asiatici, con in prima fila cinesi e indiani.

La gara, d'altra parte, si presentava costosa e carica di rischi. Solo per firmare il contratto è richiesta una fee di 7 miliardi di dollari. Nel corso dei 35 anni di durata della licenza, poi, bisognerà investire almeno 184 miliardi: cifra che, se l'esperienza passata insegna qualcosa, molto probabilmente è destinata a lievitare. Libra non è certo una sfida facile: il petrolio (ammesso che ce ne sia davvero così tanto, cosa di cui alcuni analisti dubitano) si trova sotto 2mila metri di acqua marina e altri 5mila di rocce e sale. Inoltre – anche se ciò non è bastato a placare le proteste – lo Stato brasiliano si riserva potere di veto su ogni scelta relativa al giacimento.

 

Fonte:
Il Sole 24 Ore