Per gli studi di settore rincari dal 12 al 50% con i nuovi indici
09/01/2009
Il responso degli studi di settore 2007 dipenderà in larga parte dalle situazioni di anomalia proprie dei singoli contribuenti. Situazioni che fanno emergere un ricavo supplementare rispetto al passato. Le prime simulazioni, che mettono a confronto i risultati di Gerico in relazione a valori rimasti immutati fra 2005 e 2006, testimoniano come gli esiti di incorenza del 2005 in genere incidono sui ricavi, anche con percentuali consistenti (nei casi considerati si va dal 12, al 30 fino al 50% rispetto a quanto dichiarato). Questo anche se in alcune circostanze le incoerenze non producono aumento di ricavi. Dunque, l’effetto non è automatico.
Il nuovo Gerico
La principale novità del software è nella modalità con cui l’eventuale scostamento del contribuente rispetto a parametri di normalità economica può generare una maggiore richiesta in termine di ricavi o compensi congrui (valore puntuale). L’intento dei tecnici dell’Agenzia è evitare che i contribuenti raggiungano la congruità evidenziando dati contabili e strutturali non in linea con quelli reali. In tali ipotesi, la situazione del contribuente era comunque di congruità, mentre l’eventuale non coerenza poteva comportare solo l’inserimento nelle liste selettive da sottoporre a verifica.
L’incoerenza e il target
Una prima osservazione è quella che nega un legame diretto tra i “vecchi” indici di (in)coerenza e i nuovi livelli di congruità e normalità economica, come è possibile verificare nell’esempio del produttore di calze riportato in pagina (questi era non coerente nel 2005 e rimane tale nel 2006, senza che ciò imponga alcuna maggiore pretesa dello studio di settore). Infatti, il decreto del 20 marzo 2007 si compone di una serie di tabelle (allegati) che riportano i cosiddetti valori soglia – minimi o massimi – dei differenti indicatori. Solo nel caso in cui, indipendentemente dall’evidenziazione dell’incoerenza, si registrino distonie rispetto a tali valori, il software propone, nelle pagine finali, una ulteriore “finestra” in cui appare il calcolo della normalità economica.
Dai conteggi si può apprezzare il reale effetto (se esiste) del nuovo meccanismo di calcolo. L’impatto non è immediato, in quanto le soglie e i correttori variano da studio a studio, differiscono per zona di esercizio dell’attività e, infine, non sempre sono proposti direttamente dal software. Ciò che invece è noto è il peso del correttore che, ovviamente, agisce su una differente base di computo (maggiore è la distanza rispetto alla normalità maggiore è l’incremento dei ricavi congrui).
Per comprendere l’effetto delle novità, è possibile utilizzare i dati di alcuni studi di settore del periodo d’imposta 2005 di contribuenti che risultavano congrui ma non coerenti. Inserendo gli stessi dati nel nuovo software, si comprende l’impatto effettivo che deriva dal calcolo definitivo (in una situazione teorica di parità di dati strutturali e contabili). Da una prima impressione, ciò che può influire in modo negativo sui conteggi è unicamente una “non normalità” che evidenzi risultanze peggiori rispetto a quelle standard. Diversamente, sembrerebbe che performance oltre soglia (in positivo) rimangano arginate alla sola evidenza di incoerenza, senza comportare alcuna maggiore richiesta di ricavi o compensi.
L’anormalità e i ricavi
In alcune situazioni limite, invece, il nuovo software “pretende” maggiori ricavi o compensi. Ciò accade quando si manifesta una differenza con gli indicatori-soglia, di modo che si possa attivare l’utilizzo di particolari coefficienti (anch’essi riportati negli allegati al provvedimento del 20 marzo 2007) che correggono, al rialzo, la richiesta di Gerico. Negli esempi riportati in pagina, è il caso del gommista, del commerciante e dell’agente di commercio. L’obiettivo dello studio, anche in presenza dei correttivi di normalità, è comunque espresso in modo univoco, con il solito riferimento all’ammontare di ricavi o compensi minimi e puntuali. Il risultato finale è divisibile in due componenti: una “vecchia”, corrispondente al funzionamento del software delle precedenti versioni, e una “nuova” che incrementa la precedente e rappresenta il reale maggior imponibile del nuovo software. Negli esempi (si veda il caso del commerciante al dettaglio) si ha modo di comprendere come differenze rilevanti sull’indice di rotazione del magazzino possano indicare una non corretta esposizione del valore delle rimanenze che, dal software, sono comunque ipotizzate come vendute, con conseguenti maggiori ricavi. Diversamente, un basso indicatore del valore aggiunto per addetto, significa che la forza lavoro impiegata appare “eccedente” rispetto al dichiarato, con conseguente riproporzionamento delle vendite. Resta da capire se vi potrà essere una “discussione” con gli uffici, in sede di contraddittorio, in relazione agli incrementi o, come sembra, il risultato finale sia un importo da prendere o lasciare.
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Gian Paolo Ranocchi e Giovanni Valcarenghi