Per gli avvocati il nuovo Eldorado si chiama Brasile. Boom delle law firm
01/04/2012
Mentre l'economia statunitense e quella del vecchio continente arrancano, e la drastica diminuzione delle operazioni societarie manda in crisi gli studi legali d'affari, in forte frenata rispetto agli anni d'oro di inizio millennio, c'è una nuova Eldorado: il Brasile. Negli ultimi anni, numerose multinazionali hanno concluso affari da milioni di dollari nel Paese latino americano. L'economia cresce, prospera, e l'abbondanza di operazioni di fusione e acquisizione (M&A in gergo giuridico), hanno determinato, conseguentemente, un significativo incremento della richiesta di consulenza legale.
Un sondaggio condotto dall'agenzia Thompson Reuters mostra che nel 2011 le operazioni concluse dagli studi legali brasiliani sono state circa 350 in più rispetto all'anno precedente, per un aumento di fatturato totale del valore di 53.54 miliardi di dollari. Con lo studio Pinheiro Neto in testa, per la maggior parte sono stati gli studi locali a condurre le operazioni, riuscendo a minimizzare, la concorrenza delle law firm internazionali.
Le stime prevedono un aumento dell'attività anche per l'anno in corso. Il settore bancario, dei biocarburanti, della logistica e soprattutto delle infrastrutture, sono quelli su cui si scommette maggiormente. Gli operatori nazionali, fortemente determinati a tenere stretto il loro primato, collaborano tra loro per facilitare la conduzione delle maggiori transazioni. Puntano a mantenere invariate le tariffe. Investono sui loro migliori avvocati offrendo loro prospettive di crescita concrete. Per la maggior parte si tratta, tra l'altro, di giovani sotto i trentacinque anni, molti dei quali hanno da poco fatto ritorno in Brasile dopo esperienze di studio e specializzazione nelle migliori law school di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Gli studi legali internazionali, tentano un'affermazione sempre maggiore, ma, fatta eccezione per l'americano Skadden, secondo per fatturato nel Paese, incontrano numerosi ostacoli, che vanno dalla minore conoscenza delle dinamiche di mercato, alle tariffe, modellate su standard anglosassoni, e quindi poco competitive.
È pur vero, comunque, che le parcelle dei professionisti brasiliani sono di gran lunga superiori alla media dell'America Latina. In effetti, il fatturato medio dei maggiori studi è praticamente pari a quello dei principali studi legali europei. In pochissimo tempo, realtà giuridiche dieci anni fa praticamente sconosciute ai più, sono diventate dei colossi, in grado di superare gli antesignani inglesi ed americani. L'allievo che supera il maestro, insomma?
A dire il vero, il limite che potrebbero incontrare nel tenere a bada la concorrenza straniera, Pinheiro Neto, Souza Cescon e Barbosa Mussnich, soltanto per citarne alcuni, è, paradossalmente, rappresentato dalla crescita (del 13%) nell'ultimo anno, del potere d'acquisto della moneta locale, il Real. Di fatto, non volendo accrescere le tariffe, sarà difficile prendere in considerazione l'aumento degli emolumenti e dei bonus spettanti ai professionisti. Ciò potrebbe costituire terreno fertile per il sopravvento dei concorrenti internazionali.
In ogni caso, né gli uni né gli altri si arrenderanno facilmente per accaparrarsi i migliori deal. Soprattutto in questo momento, in considerazione dei numerosi investimenti in cantiere per preparare il Paese ad ospitare i mondiali di calcio nel 2014 e le Olimpiadi due anni più tardi. Nessuno vorrà rinunciare alla fetta più grande della torta. C'è da chiedersi, però, se nel lungo termine si tratterà davvero di un boom o di una bolla. È presto per dirlo, ma quella brasiliana sarà sicuramente una bella battaglia per gli studi legali internazionali.
Fonte:
Il Sole 24 Ore