Outlook Italia da «stabile» a «negativo»
09/01/2009
Lo rende noto Standard & Poor’s. Moody’s invece non cambia idea
Il peggioramento «riflette il deterioramento delle prospettive di bilancio». Immutato il rating. Maroni: giudizio incomprensibile
ROMA – Standard & Poor’s ha rivisto da «stabili» a «negative» le prospettive della valutazione assegnata all’Italia aprendo la porta a una possibile riduzione del rating nel giro di 18 mesi in assenza di una strategia di riduzione del debito dopo le prossime elezioni politiche. I rating sono invece stati attualmente confermati ad «AA-» sul lungo termine e «A-1+» sul breve.
PROSPETTIVE – Il peggioramento dell’outlook riflette il deterioramento delle prospettive di bilancio rispetto a luglio 2004, spiega l’agenzia di rating. «La revisione dell’outlook riflette i crescenti rischi negativi per le finanze pubbliche italiane in un contesto di bassa crescita e minori pressioni tra stati membri dell’Unione per l’indebolimento del Patto di stabilità e crescita», spiega l’analista di S&P’s Moritz Kraemer in una nota.
TROPPE DIVISIONI – Le divisioni interne ai poli
rischiano di pesare sulla strategia di consolidamento economico dopo le elezioni. È questa una delle motivazioni indicate da Standard Poor’s nel modificare l’outlook dell’Italia da stabile a negativo. «Nessuno dei due schiermaenti politici principali – si legge nella nota – ha presentato una strategia coesa per affrontare gli squilibri finanziari. Tanto il centro destra quanto il centro sinistra – aggiunge S&P’s – soffrono di profonde divisione interne, sarà difficile per entrambi realizzare una strategia post-elezioni in grado di rimettere il Paese su una strada di consolidamento finanziario sostenibile e di carattere strutturale».
I RATING – Guardando ai rating, invece, la scelta di mantenerli ai livelli stabiliti nel recente passato, riflette il mutamento di atteggiamento del governo nei confronti delle misure una-tantum: «Escludendo l’effetto di queste misure – viene precisato – la gestione del budget 2005 appare soddisfacente e il target fissato dall’esecutivo al 4,3%, per quanto riguarda il deficit, realistico. Nonostante ciò – puntualizza S&P – un progresso futuro presenta più dubbi e il deficit del 2006 dovrebbe avvicinarsi, con ogni probabilità, al 5% del prodotto interno lordo». Anche perchè «il prossimo anno la pressione fiscale aumenterà e non solo per ragioni elettorali», tenendo conto anche del fatto che l’Irap dovrà essere cambiata, rispetto alla sua forma attuale, in linea con quanto atteso dalla Corte di Giustizia Europea.
MOODY’S NON CAMBIA IDEA – Diversa invece l’opinione dell’altra grande società internazionale di rating, Moody’s, che attraverso Sara Bertin, la responsabile delle valutazioni sull’economia italiana, «l’outlook e il rating dell’Italia non sono sotto pressione e pertanto al momento non cambiano».
MARONI – «Mi pare francamente incomprensibile questa motivazione perchè le divisioni politiche sono la ricchezza della democrazia. La stabilità non è legata all’assenza delle divisioni politiche ma alla durata dei governi. Mi pare che questa volta quelli di “Standard & Poor’s” abbiano preso davvero un grosso granchio». Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, commenta così la decisione dell’agenzia di rating di rivedere al ribasso l’outlook dell’Italia, indicando tra le motivazioni anche le divisioni politiche interne ai poli che «rischiano di pesare sulla strategia di consolidamento economico dopo le elezioni». «Ci mancherebbe altro che non ci fossero divisioni politiche tra gli schieramenti – aggiunge Maroni – al contrario, saremmo in un vero e proprio regime».
Quanto alle previsioni dell’agenzia, il ministro del Welfare afferma: «Non sono in grado di valutare le previsioni che fa “Standard & Poor’s” e quali sfere di cristallo abbiano. Certo che se il giudizio viene influenzato da considerazioni come quella delle divisioni politiche, mi pare francamente poco attendibile».
Fonte:
Corriere della Sera
09 agosto 2005