Ora gli italiani tornino a investire nel Paese

14/06/2012

Isabella
Bufacchi

Quel che colpisce analizzando l'ultima asta dei BoT a 12 mesi è il salto del rendimento, salito in un mese, da maggio a giugno, dell'1,63 per cento. Questo balzo all'insù è superiore a quello registrato l'anno scorso tra giugno e luglio, quando la crisi del debito sovrano europeo iniziava a travolgere un rischio-Italia aggravato dallo stallo politico.

 I BoT vennero assegnati al 3,670% in luglio contro il 2,147% di giugno, con un incremento dell'1,52 per cento. Nell'asta di metà agosto, i rendimenti dei BoT crollarono sotto il 3% grazie agli acquisti della Bce sul secondario. Per risalire a un aumento del tasso di assegnazione superiore a quello segnato ieri, bisogna tornare alle giornate di panico del novembre 2011 , con i BoT annuali venduti al 6,087% contro il 3,570% del mese precedente. Tassi stratosferici e lontanissimi da quelli di ieri.

Questa cronistoria serve a misurare l'intensità della turbolenza in atto. Si tratta di un'instabilità violenta, anche se rispetto allo scorso giugno l'Italia ha varato una draconiana riforma delle pensioni, ha messo in sicurezza i conti pubblici con un surplus primario rarissimo di questi tempi in Eurolandia, ha pronte misure per lo sviluppo e per il mercato del lavoro.

Manca però ancora all'appello un'operazione di privatizzazioni per abbattere lo stock del debito pubblico e manca il ritorno della fiducia in casa, nelle famiglie e nelle imprese, per contrastare la deriva della recessione. L'eccezionale turbolenza di questi giorni è dovuta in buon a parte all'imminenza delle elezioni in Grecia e all'incertezza degli aiuti europei alla Spagna e alle banche spagnole: ma l'Italia deve imparare a fare i conti con il contagio, finchè c'è.

Gli investitori non europei continuano a perdere la fiducia nell'euro e quelli non residenti in Italia si interrogano sempre più sull'affidabilità politica, economica e creditizia di un'Italia indebitata oltre il 120% del Pil. Ora gli europei devono dimostrare al mondo di credere nell'euro e gli italiani nell'Italia.

Per allentare le tensioni che si addensano in asta sui BoT e BTp – oggi l'offerta dei Buoni triennali e off-the-run 2019 e 202o fino a 4,5 miliardi – basterebbe che i risparmiatori italiani tornassero a investire nei titoli di Stato come accadeva all'avvio dell'euro e nella metà degli anni '90, ai tempi della lira che – a ben guardare – era molto meno affidabile dell'euro.

La Banca d'Italia, nell'ultima relazione annuale, ha rilevato come l'incidenza dei titoli pubblici sulla ricchezza finanziaria delle famiglie è salita nel 2011 quasi al 6% (il 5,6%), «una quota comunque contenuta nel confronto storico (il 14%, in media, nella seconda metà degli anni novanta)».

Se si potesse tornare a quel giardinetto del risparmio degli italiani, lo stock dei titoli di Stato detenuti dalle famiglie lieviterebbe dagli attuali 200 miliardi a 500, sui 3.550 della ricchezza finanziaria. Se l'incidenza dei titoli di Stato si riposizionasse sui livelli registrati all'avvio dell'euro, attorno al 10%, la quota di BoT e BTp nei portafogli delle famiglie salirebbe a 350 miliardi.

 

Fonte:
Il Sole 24 Ore