Oltre il caso Battisti: la partnership Italia-Brasile più forte che mai

12/06/2012

Durante il 2011 i rapporti tra Italia e Brasile erano balzati all’onore delle cronache per l’affaire Cesare Battisti. Dopo una lunga latitanza in Francia, la fuga in Brasile e la richiesta italiana di estradizione, la Corte Suprema Brasiliana ed il Presidente Lula avevano posto la parola fine alla questione, respingendo l’istanza italiana. Ciononostante, le polemiche seguite a questa decisione e le minacce di ritorsioni commerciali non sembrano aver influito sulle relazioni italo-brasiliane che si confermano più floride che mai.

A fare da volano ai rapporti commerciali è soprattutto la crescita brasiliana: anche il Brasile ha risentito in parte della crisi degli ultimi anni, ma a differenza dell’Europa continua a mantenere una crescita economica sostenuta. Dopo il -0,6% del 2009, l’economia brasiliana è entrata in una fase di boom, con un sorprendente +7.5% nel 2010 e +2,7% nel 2011, con prospettive di incremento per gli anni a venire che si attestano sul 3-4% annuo. Tra il 2007 e il 2011 il Brasile ha scalzato proprio l’Italia nella classifica degli Stati per produzione manifatturiera, piazzandosi al sesto posto: il nostro Paese è stato superato anche da India e Corea del Sud, e si attesta al momento all’ottava posizione.

L’apprezzamento del real rende il Brasile una destinazione estremamente conveniente per le esportazioni. Nel solo 2011 le importazioni brasiliane sono cresciute del 31% a dispetto di dazi particolarmente alti. Buona parte delle tasse sulle merci di provenienza estera è stata imposta recentemente per difendersi dall’invasione di prodotti cinesi in grado di danneggiare l’industria locale. Pur essendo studiati per limitare l’afflusso di merci a basso costo e bassa intensità industriale, i dazi finiscono per danneggiare in alcuni casi anche esportazioni più sofisticate come quelle italiane.

Nel 2011 l’interscambio tra Italia e Brasile ha raggiunto il valore record di 11,7 miliardi di dollari, con un aumento del 28,7% rispetto all’anno precedente: nel periodo in esame solo gli interscambi con la Nigeria hanno avuto un incremento maggiore. La quota italiana di mercato è passata dal 2,7 al 2,8%, per un totale di 6,2 miliardi di dollari: Roma è attualmente l’ottav< esportatrice verso il gigante sudamericano, seconda in Europa solo dopo Berlino. Per la maggior parte dei casi le esportazioni riguardano prodotti ad alta intensità tecnologica come macchinari, elicotteri, imbarcazioni, autoveicoli.

L’Italia è il settimo Paese di destinazione delle merci brasiliane, costituite soprattutto da prodotti agricoli e minerali: anche in questo settore la cooperazione tra i due Paesi si è approfondita, con un aumento del 28,5% rispetto al 2010, totalizzando 5,4 miliardi di dollari.

Infine, anche gli investimenti diretti esteri (IDE) in Brasile sono in netta crescita: nel 2010 hanno raggiunto i 482,2 miliardi di dollari, il valore più alto dal 1947. L’Italia è il nono investitore nel Paese con quasi 18 miliardi di dollari: il 30% dei flussi italiani sono concentrati nel settore dei servizi e delle telecomunicazioni, un ulteriore 30% nel settore automotive.

Il Brasile si conferma quindi come una destinazione privilegiata per gli investimenti delle industrie italiane: sul territorio verdeoro operano ormai da anni quasi 700 aziende nazionali, fra le quali colossi come TIM, Impregilo, Luxottica, Fiat, Ferrero, Eni, Enel, Pirelli e Finmeccanica. Sono le PMI, però, a costituire la maggior parte degli operatori nostrani attivi nel Paese. Se in passato queste si concentravano negli Stati più popolosi e sviluppati, oggi le aziende italiane si orientano anche verso Stati più disagiati, in grado di offrire incentivi migliori o perché logisticamente più convenienti.

Fiat rimane l’azienda leader per quanto riguarda il settore automobilistico, confermando una posizione di supremazia ormai decennale con oltre 800.000 veicoli prodotti annualmente. Il gruppo, in Brasile dal 1976, ha da poco varato la costruzione di un nuovo stabilimento nello Stato di Pernambuco con un investimento di circa 2 miliardi di dollari. Inoltre Fiat ha annunciato l’intenzione di investire 4,5 miliardi di dollari nel quinquennio 2010-2015.

Il settore automobilistico si conferma in piena espansione, con una crescita del fatturato interno del 9,3% tra 2010 e 2011 e un aumento delle vendite del 5% nello stesso periodo. Il buon momento del comparto ha attirato investimenti da parte di altre aziende automobilistiche internazionali con buone prospettive di crescita per le aziende italiane di componentistica, macchinari e lavorazione dei metalli. E’ il caso della Pirelli e di Magneti Marelli, che operano da anni sul territorio brasiliano.

Per quanto riguarda il settore delle telecomunicazioni, TIM mantiene una quota pari al 25,8%, in una situazione di sostanziale parità con i principali concorrenti (Vivo, Claro e OI). Anche in questo caso il settore è in piena crescita, con un aumento del numero complessivo di abbonati pari al 15% tra 2010 e 2012. Dal 2010 è stato poi lanciato un programma governativo per estendere l’uso della banda larga che vede la partecipazione di TIM.

Il Programma di Accelerazione della Crescita (PAC) per il periodo 2011-2014 prevede sforzi notevoli di rafforzamento dell’economia brasiliana attraverso il varo di numerosi progetti infrastrutturali, per un investimento complessivo di 590 miliardi di dollari nel triennio in esame e 390 miliardi per il post-2014. Il programma investe in particolare il settore energetico che dovrebbe ricevere il 69% dei fondi complessivi in vista del raggiungimento della piena indipendenza energetica. A questo proposito, Enel Green Power si è assicurata negli ultimi anni vari progetti per la costruzione di campi eolici.

Un ulteriore 24% dei fondi del PAC verrà destinato all’edilizia popolare e a programmi di natura sociale che si sommano agli investimenti infrastrutturali previsti per Mondiali di calcio ed Olimpiadi. E’ chiaro quindi che le prospettive per aziende come Eni, Enel, Impregilo e varie PMI sono estremamente rosee.

Nonostante le polemiche sul caso Battisti, anche i rapporti tra i governi sono quanto mai positivi. Il governo Berlusconi aveva firmato numerosi memorandum d’intesa con l’allora governo Lula, in particolare per quanto riguarda i settori della nautica da diporto e della marina in generale che rappresentano una delle eccellenze italiane in Brasile. Altre intese riguardano infrastrutture, energia, trasporti e autoveicoli, mentre l’UE ha riavviato i negoziati con il Mercosur per concludere un accordo di libero scambio.

Allo stesso modo anche il governo Monti ha dimostrato interesse per il gigante verdeoro, individuato come obiettivo prioritario nel piano Made in Italy del ministero dello Sviluppo Economico. Il sottosegretario Marta Dassù ha da poco concluso una missione nel Paese (in collaborazione con aziende e regioni) per sostenere l’export italiano in Brasile: a ciascuna delle 15 regioni partecipanti è stato affidato il coordinamento e l’organizzazione del settore di cui detengono il primato.

Per concludere, si avvia alla conclusione il ‘Momento Italia-Brasile’, una serie di 400 incontri ed eventi in varie città brasiliane per promuovere la cultura e i prodotti italiani. Con buona pace di Battisti e delle polemiche sugli anni di piombo.

 

Fonte:
Meridiani Relazioni Internazionali