Navi da crociera in fuga dai porti del Brasile

07/05/2009

Le compagnie crocieristiche operanti in Brasile saranno costrette ad abbandonare il mercato brasiliano per le ventilate, nuove, assurde, imposizioni in materia di imbarco di mano d’opera locale? Il problema è sotto osservazione anche da parte delle italiane Costa Crociere ed Msc. La legge attualmente in vigore prevede che il 25 % dell’equipaggio di una nave straniera impiegato nel traffico cabotiero deve essere di nazionalità brasiliana. Ora la situazione starebbe peggiorando in quanto il Parlamento starebbe modificando la norma. Si vorrebbe portare al 50% il numero dei brasiliani facenti parte dell’equipaggio con modifiche consistenti sull’impiego prevedendo, obbligatoriamente, un giorno di riposo settimanale a bordo. Da notare che in tutte le marinerie del mondo, per evidenti motivi, i riposi settimanali e le festività vengono fruiti allo sbarco.

Ora, se era già difficile l’applicazione della quota 25% diventerebbe assurda ed impossibile il rispetto dell’aliquota 50%.

Il vincolo – il riferimento è all’esperienza 25% già in vigore lo scorso anno – mentre potrebbe avere una logica per le navi da carico o off shore operanti in acque brasiliane, è risultato di difficile applicazione sulle navi da crociera. Oltre agli extra costi legati ad una più frequente rotazione dei marittimi (insufficiente la mano d’opera con esperienza hotel) è risultato che molti giovani brasiliani “interpretano” l’imbarco come una vacanza e quando scoprono che il lavoro è duro chiedono subito di sbarcare.

Lo scorso anno molte compagnie, comprese Costa Crociere ed Msc, offrirono alle autorità brasiliane una soluzione: ridurre al 15 % la percentuale in cambio di inserire i marittimi nei “roaster” aziendali e quindi occuparli tutto l’anno. Una soluzione che avrebbe permesso alla mano d’opera locale di inserirsi stabilmente nel settore delle crociere offrendosi ad un mercato mondiale. Una proposta respinta oltre che dalle autorità anche dal sindacato. Le pressioni per portare l’aliquota al 50% verrebbero ora attribuite ai tour operators brasiliani interessati a privilegiare e proteggere il mercato delle vacanze a terra.

Il rappresentante dell’Itf in Italia, Remo Di Fiore, è già impegnato a sottoporre la questione all’attenzione degli organi sindacali internazionali sottolineando «come dietro l’apparente difesa e sviluppo dell’occupazione brasiliana sussistano interessi di natura commerciale con connotati protezionistici».

Fonte:
shippingonline
BENITO BRAGONE