Montecitorio si apre al Wi-Fi e la Camera scopre Linux
09/01/2009
Meglio tardi che mai: anche il parlamento italiano si adegua alle nuove tecnologie e adotta le connessioni wi-fi per consentire ai deputati di navigare senza fili all’interno di Palazzo Montecitorio.
Per ora le antenne wi-fi sono attive soltanto in Transatlantico e nel cortile, ma il servizio potrebbe essere esteso anche ad altre aree del palazzo, a partire dall’aula. Se le connessioni dovessero essere attivate all’interno dell’emiciclo la Camera potrebbe quindi diventare il primo parlamento al mondo con il wi-fi all’interno dell’aula legislativa.
A Montecitorio il wi-fi arriva a seguito di una battaglia combattuta da diversi deputati, fra i quali Franco Grillini (Ulivo) che presiede l’associazione dei parlamentari amici delle nuove tecnologie.
E dopo il WiFi in alcune aree di Montecitorio, alla Camera arriva anche il software ‘open source: quello, cioè, che può sostanzialmente essere utilizzato gratis. A patto però di essere in grado di usarlo e di spendere ddi più in servizi.
È stato presentato ieri dai deputati questori insieme al capo del servizio Informatica della Camera il piano per il passaggio dell’infrastruttura informatica da Microsoft Windows a Linux, il noto sistema operativo open source.
Il piano prevede il passaggio graduale dell’intera amministrazione di Montecitorio al nuovo sistema (server, desktop e applicazioni) e l’opzione, a richiesta, per le segreterie e i deputati (compresi i computer portatili).
Inoltre la biblioteca di Montecitorio renderà disponibili al pubblico diverse postazioni informatiche con Linux. Il piano è stato sviluppato dal servizio informatico e dai questori dopo l’accoglimento a suo tempo di un ordine del giorno di Pietro Folena, presidente della commissione Cultura, in sede di bilancio della Camera.
«Si tratta – spiega Folena – di una decisione straordinaria e rilevantissima. L’istituzione centrale del paese, il Parlamento, decide non solo di risparmiare (il che è di per sè un obiettivo importantissimo), ma soprattutto decide di rendersi indipendente sul piano tecnologico, adottando un sistema open source e quindi liberandosi dai vincoli del software proprietario». «In tal modo – rileva – si va incontro alle esigenze di trasparenza e di sicurezza che sono doverose per una istituzione pubblica.
L’esempio della Camera costituisce un importante precedente per tutte le amministrazioni pubbliche, alcune delle quali sono già passate a Linux determinando enormi risparmi (la provincia di Bolzano, ad esempio, risparmia così 1 milione di euro l’anno). Il merito va ai deputati questori e all’amministrazione della Camera, che si sono dimostrati sensibili ad un tema tanto importante. Invierò la mia proposta di legge sul software libero nella pubblica amministrazione a tutti i deputati, invitandoli anche a scegliere Linux per i loro computer in ufficio e per i portatili, sia per ragioni di costi che per quelle di sicurezza, trasparenza e libertà».
Fonte:
Il Sole 24 Ore