Mastella: voterò proporzionale al Senato

09/01/2009

«L’Unione non esiste più. Follini? Si è fatto prendere la mano ma è leale»

ROMA – «Provo rabbia e vergogna per quanto sta accadendo. Queste non sono primarie, è un gioco fasullo. Siamo ai limiti della democrazia, è in atto un tentativo scientifico di manipolare il risultato. Chiedo a Prodi: qual è il criterio della democrazia? A Bologna possono votare e in Campania no?».

Casa Mastella è un quartier generale, il segretario dell’Udeur è tenuto aggiornato dalla moglie con foglietti che lui legge come fossero dispacci: «Marcianise, città di cinquantamila abitanti. L’Udeur è il primo partito. Solo mille schede per votare alle primarie. Orta di Apella, paese di dodicimila abitanti. Sindaco ds. Quattromila schede». Squilla un cellulare: «Pronto? Dimmi Massimo… Lo so. Sono dei farabutti, stanno barando… Riprendiamo». In dieci minuti il leader centrista cita nomi di borghi e grandi centri, «e questi non sono casi, sono bollettini di guerra. Come dice Bassolino? “Fetenzia”? Ecco, questa storia è una “fetenzia”».
Al punto che Mastella arriva a formulare un’accusa gravissima contro gli alleati: «Questi esteti della morale devono spiegare perché a Napoli i segretari provinciali dei Ds, della Margherita, dei Verdi e di Rifondazione hanno proposto al mio segretario provinciale di mettersi d’accordo sul risultato delle primarie».

Si rende conto che così fa saltare il banco delle primarie? «Altro che primarie, qui si apre il problema della questione morale. E sono io a porla. A questo punto se mi si chiede di legittimare la leadership di Prodi, io sono pronto a riconoscergliela solo perché così mi pronunciai chiudendo la festa dell’Udeur. Ma se mi si chiede di confermargliela in base al risultato delle primarie, allora non gliela riconosco più. Ah, me lo disse il segretario della Cisl Pezzotta, quando venne a Telese…».

Cosa le disse? «”Clemente, le primarie saranno il suicidio del centrosinistra”. Oggi l’ho chiamato e gli ho detto: “Savino, temo avessi ragione tu”».

Si prepari ad affrontare i Ds in Tribunale. «Sono pronto. Certo, quando la politica finisce nelle aule di giustizia vuol dire che i rapporti politici non reggono più. La verità è che io do fastidio perché non mi piego, perché sono un uomo libero, perché non faccio affari, perché voglio ricostruire un centro degasperiano, che non si umilia e non è subalterno. Perciò vogliono farmi fuori».

Non pensa di porsi lei fuori dall’Unione? «Mi sarei aspettato una telefonata di solidarietà, chessò, da D’Alema. Sto ancora pagando per la scelta che feci nel ’98, quando grazie a me lui andò a Palazzo Chigi. Sto pagando con un marchio d’infamia l’aver consentito che un post comunista diventasse premier. E questo è il trattamento? ».

Fini la definisce il «grande riciclatore», proprio nelle ore in cui lei ingaggia lo scontro con l’Unione. Coincidenza o presentimento? «Lui vede lo spettro del centro che avanza. Ma io non vado da nessuna parte, farei la felicità di quanti nel centrosinistra mi stanno attaccando. No, non me ne vado. A meno che mi impediscano di restare. E puoi restare con qualcuno solo se non avverti diffidenza. Invece succede che Bertinotti – responsabile della caduta del governo Prodi nel ’98 – viene trattato da figliol prodigo, mentre io vengo guardato come un appestato».

Come se lo spiega? «Ma, io so solo che – alla vigilia del confronto alla Camera – appena dissi agli altri leader del centrosinistra di aprire la trattativa con il Polo sulla riforma elettorale mi presero per uno che voleva inciuciare. La verità è che loro avevano tentato riservatamente di far breccia sul segretario dell’Udc, sperando che si mettesse alla testa di un gruppo di franchi tiratori per affossare la riforma. Ma Follini è una persona seria». F

Follini si è appena dimesso da leader dell’Udc. «Non ho compreso la sua strategia politica, che avrebbe portato alla rottura con il resto del centrodestra. Su quella linea il suo partito non poteva seguirlo. Forse si è fatto prendere la mano, ma quando se n’è accorto è stato leale, perché è un politico intellettualmente onesto. Altro che franco tiratore. Ora che il giochino non è riuscito, vedo che Fassino va elemosinando la riapertura delle trattative sul proporzionale. Allora sapete che c’è? Noi voteremo la riforma della legge elettorale al Senato».

Sta dicendo che al Senato voterà a favore della riforma varata dal Polo ? «Sì. E mo’ basta. Da oggi abbiamo aperto gli occhi. Si pone una questione politica. L’Unione per quel che mi riguarda non esiste più. E come sarebbe poi ’sta Unione? L’unione di tutti, tranne me? Quella di oggi è la pagina più triste della mia vita politica, ancor più triste del giorno in cui Ds e Margherita, alle elezioni del Duemilauno, non mi fecero votare nel collegio per trombarmi».

L’intenzione di votare la legge elettorale è un modo per trattare con l’Unione o c’è dell’altro? «Ma io non devo più trattare nulla. Con la riforma elettorale si rompono le catene, tutto avviene per scelta non più per necessità. Torna la libertà».

La libertà dunque di tornare insieme a Casini? «A parte i rapporti personali, che sono ottimi, per ora il problema di tornare insieme non me lo pongo. Peraltro, nel giorno in cui si rompe il sodalizio politico, non quello di amicizia, tra il presidente della Camera e Follini, non sono così sciocco da mettermi a fare il sostituto di Marco. Per oggi mi fermo qui e aspetto le mosse del centrosinistra. Mi devono chiedere scusa, mi devono dire che la colpa per come sono state organizzate le primarie è da attribuirsi ad alcuni burocrati comunisti che hanno dimenticato di consegnare le schede. Eppoi devono parlar chiaro politicamente: preferiscono Pannella a Mastella, come ennesimo atto di rispetto nei confronti del mondo cattolico? Con me pacs chiari e amicizia lunga, perché se nel programma ci saranno i pacs non ci sarò io».

Siamo al preavviso del divorzio con l’Unione? «Mi hanno negato le schede elettorali, impedendo alla gente di andare a votare. Che democrazia è questa? Così ci si candida per governare? Quelli del Polo mi sfottevano dicendo che le primarie erano truccate. Forse avevano ragione. Temo sia vero…».

Onorevole, si rende conto? «… Ah, ma da oggi si apre una fase nuova. Oggi è una giornata molto particolare, che può segnare la storia d’Italia. Per gennaio sarà convocato un congresso straordinario dell’Udeur. Allora decideremo se magari allearci, come centro autonomo, al resto dell’Unione. Perché da oggi io non sto più nell’Unione. Quale listone e listone, l’Udeur correrà da solo».

E sua moglie Sandra? «È sconcertata e avvilita per quanto è successo».

Sì, ma è anche presidente del Consiglio regionale campano… «Se qualcuno pensa di tenerla come ostaggio, si sbaglia. Stamattina mi ha detto: “Clemente, se io ti creo un minimo problema, sono pronta a dimettermi anche domani”. Questo è amore».

Fonte:
Corriere della Sera
Francesco Verderami
16 ottobre 2005