Made in Italy:”ECCO IL PIANO DEL GOVERNO PER IL RILANCIO”
09/01/2009
di Adolfo Urso, Vice Ministro alle Attività Produttive con delega al Commercio Estero, per Panorama Economy
L’analisi di Banca Italia e i dati dell’Istat hanno evidenziato come la crisi dell’export perduri da otto anni. Non è un caso che la data d’inizio sia il 1995.
Nell’anno precedente l’Italia raggiunse la sua massima quota di commercio mondiale, grazie all’ultima grande svalutazione della lira. In più, sempre nel 1994, fu sottoscritto il Wto e il commercio internazionale passò a nuove regole, con l’ingresso sulla scena di altri forti soggetti competitori. Il resto è successo nel 2001 con l’entrata in campo della Cina e, negli ultimi due anni, con l’euro e il supereuro. Per l’export italiano cresciuto all’ombra della “liretta” tutto si è fatto più difficile.
Bisogna urgentemente intervenire sulla contingenza e, parallelamente, lavorare sul gap strutturale per ridurlo. Nell’immediato bisogna procedere a una diversa politica monetaria da parte della Bce che deve stimolare la crescita, intervenire sui mercati valutari e creare un paniere mondiale di monete forti così che l’aggancio non sia soltanto sul dollaro.
Quanto alle misure strutturali bisogna intervenire sul versante dei costi di produzione e, in modo particolare, sul costo dell’energia. Oggi le nostre imprese hanno un costo superiore di circa il 30% rispetto alla media europea. Ciò è dovuto all’inopinata scelta di abbandonare il nucleare e, più in generale, la costruzione di centrali; il che ci ha portato ad essere il Paese maggiormente dipendente dall’estero.
Altro campo d’intervento sono le infrastrutture: il trasporto merci a noi costa il 12% in più che nel resto dell’Europa. Venticinque anni fa eravamo al top della classifica per le nostre autostrade, adesso siamo il fanalino di coda. Infine, ma non per ordine di importanza, dobbiamo investire in ricerca ed innovazione. Siamo il paese sviluppato più simile, nella produzione, a quelli in via di sviluppo. Tessile, casalinghi, agroalimentare: i nostri cavalli di battaglia hanno perso colpi. Per questo dobbiamo alzare il livello di innovazione, per ottenere prodotti ad alto valore tecnologico ma anche per avere produzioni tecnologicamente più avanzate.
Si dice che dovremo alzare barriere e mettere dazi per proteggere il Made in Italy. Io dico che dobbiamo aprire gli altri mercati, perché i dazi rischiano di diventare dannosi prima di tutto per le imprese. Certo, dobbiamo avere una nostra politica di tutela, che significa difesa dalla concorrenza sleale e dalla contraffazione. E infatti nella legge Finanziaria, su mia proposta, è passata la regolamentazione del Made in Italy.
A livello europeo ci stiamo muovendo per avere una legge che obbliga chi importa nel mercato comunitario a mettere il marchio del proprio Paese. Il Made in Italy non è destinato ad un declino inarrestabile. È la nostra eccellenza e come tale deve essere tutelato e valorizzato, per riprendere a crescere. Ed è quello che stiamo facendo.
Italia for Italy