L’Unione espugna Messina, Prodi esulta
09/01/2009
L’Unione, complice la deriva autonomista nel Centro-destra, strappa il Comune di Messina alla Casa delle Libertà: il candidato del Centro-sinistra, Francantonio Genovese, è il nuovo sindaco.
Ha ottenuto il 54,56% dei voti contro il 45,44% dell’avversario Luigi Ragno, sostenuto da un cartello iperframmentato di ben 21 liste, che gli ha cavallerescamente fatto gli auguri: «Messina ha bisogno di un sindaco – ha commentato Ragno – non abbiamo avuto il tempo di spiegare il nostro progetto alla città».
Resta la stridente contraddizione determinata dal risultato del primo turno del 27 e 28 novembre: la maggioranza in Consiglio comunale, infatti, sarà del Polo, che ha raccolto il 55,6% dei consensi (era il 66% nel 2003). Un dato ininfluente, comunque, sul risultato che più contava, anche per effetto del sistema basato sul voto disgiunto vigente in Sicilia. Grazie a quest’ultimo hanno raccolto più voti i partiti della Cdl che Ragno (78477 contro 67761) togliendo fiato alla corsa del candidato. Il lavoro della giunta Genovese, tuttavia, non dovrebbe risentirne: l’assemblea ha soprattutto compiti di indirizzo e controllo. Il problema più grave potrebbe sorgere in caso di bocciatura del bilancio. In tal caso, però, la Regione commissarierebbe Messina per la specifica delibera e comunque il sindaco non decadrebbe. Insomma, il rischio concreto di paralisi amministrativa sembra scongiurato.
Subito il trionfatore ha lanciato segnali di disponibilità agli sconfitti dichiarando «massima apertura nei confronti di tutte le forze politiche». L’obiettivo di Genovese: eliminare «le lacerazioni per il bene della città». Poi il commento nel merito del significato dell’esito del ballottaggio, caratterizzato comunque da una bassa affluenza di elettori: il 59% contro l’80% del primo turno di fine novembre. «Questo voto – ha dichiarato l’esponente della Margherita – rappresenta la voglia di cambiare di Messina, un segnale vero di un’alternativa credibile per il riscatto della città. Voglio credere che il segnale che arriva dallo Stretto sia positivo per il Centro-sinistra in Sicilia».
Entusiasta il candidato premier dell’Unione, Romano Prodi: «Da oggi la Sicilia non è più la cassaforte dei voti della Casa delle Libertà – ha esultato – e la nostra primavera si avvicina». Il successo ha fatto sbilanciare anche il segretario dei Ds, Piero Fassino: «Il 61 a 0 (il “cappotto” subito alle politiche 2001 quando tutti i collegi della Camera finirono alla Cdl, ndr) è molto lontano. Il successo elettorale a Messina, città tradizionalmente roccaforte del Centro-destra, dimostra, così come la vittoria in tutte le città del Sud, che ci sono possibilità di raccogliere consenso elettorale vasto alle politiche».
Secondo Marco Follini, ex segretario dell’Udc, dimessosi di recente in polemica con la leadership di SIlvio Berlusconi, la sconfitta in riva allo Stretto «è l’ennesimo campanello d’allarme che suona e occorrerà interrogarsi a fondo sulle ragioni della nostra difficoltà». Il coordinatore regionale di Forza Italia, Angelino Alfano, invece, ha attribuito la sconfitta soprattutto alla diserzione dalle urne: «Quando i votanti calano del 20 per cento – ha rilevato Alfano – il prezzo più alto lo pagano sempre i candidati della Cdl. Così è stato anche a Messina, dove avevamo trionfato per il Consiglio comunale e dove oggi registriamo una spiacevolissima sconfitta. Al netto di ogni demagogia l’attuale sindaco è stato eletto e governerà avendo avuto il voto di circa un messinese su quattro. Questa è la regola del ballottaggio e a questa regola paghiamo un alto prezzo». Polemico l’eurodeputato della Quercia, Claudio Fava, figlio del giornalista Giuseppe, assassinato dalla mafia negli anni Ottanta: «Ecco un risultato che conferma come in Sicilia, non solo a Messina, si possa vincere senza ponte e senza Raffaele Lombardo (il leader post-democristiano del neonato Movimento per l’autonomia, decisivo per l’indebolimento della Cdl nell’Isola, ndr)».
«Il centrodestra – ha obiettato il coordinatore regionale di An e notabile messinese, Domenico Nania, riferendosi proprio all’effetto Lombardo – non ha vinto al primo turno anche con il suo candidato sindaco a causa della presenza di un terzo polo, staccatosi dalla Cdl. Ma in termini politici, la Cdl a Messina si conferma molto forte con circa trentamila voti in più rispetto al centrosinistra, avendo conquistato la maggioranza nel Consiglio comunale. Prodi, Rutelli e Fassino scambiano volutamente il voto delle comunali, a doppio turno, con quello delle politiche e delle regionali in cui si vota con un turno secco. Se a novembre si fosse votato per le regionali o per le politiche – ha osservato ancora Nania – a Messina avrebbe stravinto il centrodestra con circa il 56% dei voti». Per il senatore di An, insomma, «questo è il dato politico che conta, il resto è pura propaganda di Prodi, Rutelli, Fassino e compagni».
Sull’esito del voto nel capoluogo siciliano incombe, infine, l’ombra della giustizia amministrativa e la battaglia tutta interna al nuovo Psi. Il Tar di Catania ha rinviato al 12 gennaio l’udienza per decidere sul ricorso che era stato presentato dai legali di Bobo Craxi contro l’iniziativa della componente che fa riferimento a Gianni De Michelis di esprimere un proprio candidato e una lista utilizzando il simbolo del garofano al primo turno. Il 5 dicembre era stato il Consiglio di giustizia amministrativa a giudicare «inammissibile» il ricorso presentato da De Michelis contro la precendente decisione del Tar di Catania di non ammettere la lista Nuovo Psi e il candidato a sindaco Antonino Di Trapani.
Fonte:
Il Sole 24 Ore