L’ultimo Eldorado

20/08/2008

Sul rio Juma, nella foresta amazzonica, è riesplosa la febbre dell'oro. Grazie alla scoperta di una miniera dalla quale sono già stati estratti 300 chili del metallo. Qui 10 mila disperati sono arrivati in cerca di una fortuna che premierà solo pochi
 
Tarzan si chiama così da quando è nato. Il nome di battesimo l'ha scelto suo padre che, da buon cercatore d'oro, era affascinato dal leggendario eroe. Tarzan è nato in Amazzonia e la vita che suo padre auspicava per lui l'ha avuta davvero: ha iniziato a cercar l'oro a otto anni, a est nella Serra Pelada, a nord ai confini con la Guiana, a sud lungo la Transamazzonica. È diventato esploratore e ha perlustrato centinaia di chilometri di selva, scavando buchi di un metro per un metro dove l'intuito gli imponeva di scavare. Tanto da trovarlo davvero, l'oro. Sul Rio Juma, nel cuore di una foresta fino a quel momento vergine.

Scortato da sette uomini armati, Tarzan entra nella zona della miniera in cui si concentrano i bar, i bordelli, gli spacci di alimentari, benzina e mercurio. Baracche, circondate da centinaia di altre baracche fatte di legno, lamiera e teloni neri impermeabili, fondamentali contro le piogge tropicali. Le piogge che qui, a due passi dalla Transamazzonica, rendono ogni strada una striscia di fango impraticabile. Percorrere 200 chilometri ci è costato 15 ore: affondando nel fango, bucando una ruota, usando catene antineve. Fino a raggiungere il garimpo che ha richiamato in pochi mesi migliaia di disperati da ogni angolo dell'Amazzonia: l'Eldorado di Juma. L'ultimo tratto di strada è stato costruito da un privato che ha annusato l'affare: per ogni auto che attraversa la sua proprietà esige un pedaggio di 15 euro.

In Brasile i garimpeiros hanno fama di cattivi, di fuorilegge, di uomini senza scrupoli. Quando trovano l'oro, accampano diritti sulle terre e innalzano baraccopoli abusive in cui la vita scorre secondo codici non scritti, regolata dalla violenza e dalla legge del più scaltro. O Baiano ha lasciato Bahia dieci anni fa, la sua famiglia lo crede morto e il suo unico rimpianto è aver abbandonato la figlia disabile, ma tornerà da lei un giorno, lo giura. Oggi, insieme al suo gruppo di lavoro, ha raccolto 30 grammi d'oro. Stasera bevono, ballano, cercano compagnia. E il poco che hanno guadagnato non vedrà l'alba di domani: "A noi spetta solo il 25 per cento da dividere nel gruppo. Il resto va al proprietario dei macchinari", spiega: "All'inizio, quando riuscivamo ad estrarre 100 grammi al giorno, sembrava vantaggioso". I geologi definiscono l'Eldorado di Juma una miniera a vita corta: il metallo è quasi tutto in superficie, in profondità c'è solo polvere d'oro. Si stima che almeno 300 chili siano già stati estratti e, fino a sei mesi fa, non serviva altro che un piccone per rompere la roccia e trovare le pepite. Oggi i garimpeiros lavorano immersi nel fango fino alle ginocchia, lavano la terra con potenti getti d'acqua e la convogliano su scivoli di legno ricoperti di tappeti che funzionano da setaccio. I motori iniziano a funzionare alle 5 del mattino e si lavora fino al calar della notte. Sole o pioggia che cada.

L'Amazzonia è quasi tutta così: ricca. D'oro, d'argento e di diamanti. Di fosfato, calcio, zinco e altri minerali utili all'agricoltura. Secondo il ministero delle Risorse, il 100 per cento dello stagno e del tantalio (metallo fondamentale per l'industria dei cellulari), il 90 per cento del ferro e l'80 per cento del rame prodotti in Brasile, provengono dall'Amazzonia. L'estrazione di metalli e minerali ha un altissimo impatto ambientale ed è ritenuta una delle attuali cause di degrado dell'ecosistema. "Ma è un'attività puntiforme, dunque ha una responsabilità minima se paragonata ad altre attività, come l'agricoltura", si difende Gert Woeltje, geologo del ministero. L'Eldorado di Juma ha richiamato in pochi mesi 10 mila persone. La soffiata, come viene chiamata la notizia della scoperta di un filone d'oro, è passata di bocca in bocca. Le autorità locali, con l'appoggio del governo federale, sono intervenute creando un'apposita commissione interistituzionale, che non è mai passata dalla carta alla realtà.

"Non abbiamo mezzi per evitare lo spostamento di massa dei disperati", spiega Daniel Nava della segreteria per lo Sviluppo sostenibile dello Stato di Amazonas. "Il nostro compito è dare una forma legale a questi assembramenti. Abbiamo chiesto ai garimpeiros di organizzarsi in cooperativa, come prevede la legge". Mara studiava all'università quando ha sentito la soffiata. Racconta di aver lasciato tutto (studi e due figli) e di essere partita con una cassa di profumi da vendere. L'idea non ha funzionato e Mara deve aver fatto altro per sopravvivere, ma è stata così abile da guadagnarsi il rispetto di tutti ed entrare nel direttivo della nuova cooperativa, la CooperJuma: "Noi vogliamo creare una miniera modello, non violenta, pur rispettando la legge del garimpo.

In un anno abbiamo avuto tre soli omicidi, un record per il settore". Il modello intende essere ecologicamente corretto. "Limitiamo il taglio degli alberi al necessario", chiarisce Tarzan in qualità di presidente della cooperativa: "Finora abbiamo deforestato solo 20 ettari e abbiamo montato una serra per la coltivazione delle specie abbattute". Ma l'autorità brasiliana per la vigilanza ambientale (Ibama) non è d'accordo e una sentenza del tribunale federale ha decretato illegali le attività in corso nell'Eldorado. Nonostante ciò, i lavori proseguono. La CooperJuma si accaparra il 10 per cento del metallo estratto e paga il 4 al fattore che si dice proprietario della terra, anche se nessuna istituzione lo riconosce tale. "La foresta è trasformata in un paesaggio lunare, altro che preservazione ambientale", accusa Adilson Cordeiro, capo del reparto vigilanza dell'Ibama di Amazonas: "Usano il mercurio per separare l'oro dalla terra, il metallo pesante inquina i fiumi e si accumula nella catena alimentare, provocando danni soprattutto alla salute degli uomini.

Ha mai conosciuto un garimpeiro che abbia più di sessant'anni?" chiede. Spesso muoiono di malaria, di dengue, epatite o altre malattie indotte delle precarie condizioni igieniche. Il prezzo dell'oro è triplicato negli ultimi dieci anni. E l'impennata ha spinto i garimpeiros a inoltrarsi in zone di foresta vergine. Tre quarti del prodotto immesso sul mercato globale sono destinati alla creazione di gioielli (circa 3.600 tonnellate), mentre il resto se lo dividono industria e fondi aurei. "Solo l'educazione può salvarli", continua Cordeiro, "i cercatori d'oro non abbandonano mai questa vita: se occupano una bassa posizione non guadagnano abbastanza, se invece appartengono alle categorie che si arricchiscono (esploratori, intermediari, commercianti) usano l'oro per mostrare la loro ricchezza. Lo vestono, lo regalano, lo scambiano. Fino a restare senza un grammo e correre di nuovo in miniera".

O Baiano per stasera ha trovato compagnia. Tarzan pensa al futuro: "Cosa farei se mi arrivasse la soffiata su un nuovo filone? Non ho dubbi, partirei. Non si ha mai abbastanza oro".

 

Fonte:
L'Espresso