L’Italia è uno dei 5 Paesi che sta cambiando il mondo (con le sue scelte alimentari)

28/07/2017

Meteo Web – 28 luglio 2017

L’Italia è uno dei 5 Paesi che sta cambiando il mondo (con le sue scelte alimentari)

Le nostre scelte alimentari impattano anche sulle risorse del nostro pianeta

A cura di Filomena Fotia

Estate, tempo di meritate vacanze e di viaggi. Ma quale sarà la meta più gettonata per questo 2017? Saranno le calde spiagge tropicali o le più fresche montagne? Se in passato i turisti sceglievano spinti dal costo della vita o dalle opportunità culturali o archeologiche che un Paese offriva, negli ultimi – secondo la ricerca internazionale Food Travel Monitor di WTFA(1) – 1 turista su 2 si muove in base a motivazioni enogastronomiche. E a fare la differenza anche quest’anno sarà la tipologia di pietanze e i cibi che è possibile assaporare in un determinato luogo. Ma quali sono i Paesi dove varrebbe la pena trascorrere le vacanze perché in grado di offrire cibo “veramente buono”? Non si parla solo del gusto che un piatto può avere, ma dell’intero sistema alimentare: dalla produzione sostenibile, allo spreco di cibo, fino ad arrivare a un’alimentazione equilibrata, attenta ai bisogni nutrizionali ma anche al Pianeta. Perché non tutti sanno che ciò che mettiamo nel piatto può avere un impatto considerevole sull’ambiente. Basti pensare che un filetto di manzo, una porzione di insalata mista condita con olio, una fetta di pane e un frutto comportano il consumo di 3.244 litri d’acqua e l’emissione 4.187 grammi di CO2 equivalente. Ma le nostre scelte alimentari impattano anche sulle risorse del nostro pianeta: circa 4,4 miliardi di ettari di suolo (il 40% dell’intera superficie terrestre) sono destinati alle attività agricole e zootecniche, mentre il 70% del prelievo totale di acqua dolce è destinato all’irrigazione (solo l’8% è utilizzato per usi domestici). In quest’ottica, la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition ha riletto il Food Sustainability Index(2) – realizzato in collaborazione con The Economist Intelligence Unit – per identificare i 5 Paesi che, attraverso delle practice virtuose nel campo della produzione del cibo, stanno contribuendo a cambiare in positivo i sistemi alimentari.

Lo spreco di cibo è da sempre una “piaga” sociale e ambientale con cui siamo tutti chiamati a confrontarci. Ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo (1/3 del cibo del mondo) vengono sprecate senza arrivare neanche a tavola, ovvero circa 4 volte la quantità necessaria a sfamare le quasi 800 milioni di persone sul pianeta che sono denutrite. Mentre il gas metano prodotto dal cibo che finisce in discarica è 21 volte più dannoso della CO2. Tra tutti i Paesi è stata la Francia la nazione che più di tutte ha fatto passi in avanti nella lotta allo spreco alimentare (solo il 2,31% del cibo prodotto si perde all’interno della filiera), grazie a una legge all’avanguardia del 2016 che ha reso obbligatorio riutilizzare le derrate alimentari ancora commestibili ma rimaste invendute. Un provvedimento significativo, che ha interessato ogni settore, dalle scuole alle grandi aziende e ha portato a stipulare convenzioni con associazioni no profit per la distribuzione di generi alimentari e a sanzioni per evitare la distruzione volontaria dei prodotti alimentari ancora consumabili.

I giovani, come spiegato dalla FAO, sono “portatori di innovazione”. E questo vale anche per l’agricoltura, settore che più di tutti è chiamato – da qui ai prossimi anni – a trasformarsi per cercare di rispondere alla crescita demografica del Pianeta, provando al tempo stesso a migliorare il suo impatto sull’ambiente. Se in Europa solo 6% degli agricoltori ha meno di 35 anni, c’è un Paese dove questa tendenza è completamente capovolta: il Brasile. Qui ben 1 agricoltore su 3 ha meno di 24 anni. Un contesto che, unito all’uso della tecnologia applicata ai sistemi di irrigazione intelligente o all’utilizzo dei droni per il controllo dei terreni o ancora al monitoraggio automatico delle condizioni climatiche, garantisce un migliore uso delle aree coltivabili e un’ottimizzazione di tutti i processi agricoli. Oggi il Brasile è leader per il suo approccio “giovane” in agricoltura, dovuto principalmente a un tipo di produzione agricola a carattere familiare che riesce a garantire anche una ricchissima biodiversità ambientale.

Con un punteggio pari a 95,96 (in una scala da 1 a 100) l’Italia si classifica al primo posto, tra i Paesi europei, per minori emissioni di CO2 equivalente in agricoltura. Un risultato molto incoraggiante se si considera che nel mondo le emissioni in questo settore sono aumentate del 20% dal 1990 a oggi (e raddoppiate dal 1960 a oggi) e che attualmente rappresentano il 24% dei gas serra totali. In un mondo in cui si stima che entro il 2050 la produzione agricola possa aumentare del +70% diventa allora fondamentale lavorare per impattare di meno sull’ambiente. In questo senso, in Italia è stato fatto un primo passo in avanti. L’uso di energie rinnovabili ha portato a una riduzione di circa il 34% delle emissioni di CO2, un valore che ha tutte le potenzialità per poter crescere ulteriormente.

È stato un obiettivo ambizioso a rendere l’Australia leader nella gestione dello spreco: ridurre drasticamente entro il 2020 lo spreco di cibo attraverso tutta la filiera. Questo Paese ci è riuscito realizzando un sistema di gestione dei rifiuti efficiente ed economicamente responsabile che arriva a “sprecare” solo lo 0.66% di tutto il cibo prodotto, mentre il rimanente 99,34% viene riutilizzato e impiegato anche in altri settori. L’Australia allarga il campo di azione non solo alla filiera, ma anche al consumatore finale. Da una parte, infatti, è stata messa in atto una strategia che fa lavorare in sinergia produttori, distributori, trasformatori e rivenditori per dirottare il cibo sprecato dalle discariche ad usi più produttivi (come il compostaggio o l’arricchimento del suolo), dall’altra sono state avviate pratiche di sensibilizzazione per i consumatori tanto da inserire il concetto di impatto ambientale nell’ultima edizione delle Australian Dietary Guidelines.

6,27% del totale: questo è il numero con il quale è possibile riassumere la quantità di terreni che la Germania ha adibito all’agricoltura biologica. Un numero alto se consideriamo che in Paesi come Regno Unito o Francia dedicano allo stesso scopo poco più del 3% delle terre disponibili. Ma il Paese teutonico ha un obiettivo molto più ambizioso: innalzare i valori fino al 20% entro pochi anni, vista la crescita costante della domanda per questo genere di produzione. Un traguardo ambizioso che viene supportato, in generale, anche da un basso uso di pesticidi e fertilizzanti nelle loro tecniche agricole, ma soprattutto a un’ottima gestione delle risorse idriche. La Germania infatti ha saputo adottare politiche di riutilizzo dell’acqua e di ottimizzazione dell’irrigazione tali da rendere il Paese leader nella gestione delle risorse. Si tratta di un approccio strategico da applicare su larga scala, soprattutto se si considera che a livello mondiale ci sono 1,4 miliardi di chilometri cubi di acqua, ma solo lo 0,001% del totale è effettivamente disponibile per l’uso dell’uomo.

1) World Food Travel Association, organizzazione non-profit non governativa che ha come missione creare opportunità di sviluppo economico per le industrie food, beverage, travel, hospitality, http://www.worldfoodtravel.org/cpages/home

2) Il FSI è un indice che classifica la sostenibilità del sistema agro-alimentare di 25 Paesi nel mondo (i membri del G20, che rappresentano l’85% del PIL e i due terzi della popolazione mondiale, più Nigeria, Etiopia, Colombia, Emirati Arabi e Israele) in tre grandi ambiti di ricerca: agricoltura sostenibile, sfide nutrizionali e spreco di cibo.

Fonte: http://www.meteoweb.eu/2017/07/fondazione-barilla-litalia-uno-dei-5-paesi-sta-cambiando-mondo-le-sue-scelte-alimentari/941404/