L’Istat: in Italia è povera una famiglia su sei
09/01/2009
Le famiglie considerate povere sono più di due milioni e mezzo
ROMA – Istat lancia ‘’allarme povertà in Italia. Nel 2005 quasi una famiglia su sei (il 14,7%) ha dichiarato di arrivare alla fine del mese con molta difficoltà, mentre quasi una su 3 (il 28,9%) non è riuscita a far fronte a una spesa imprevista anche se di importo inferiore a 600 euro. Le famiglie con spesa per consumi inferiore alla soglia di povertà, cioè povere in termini relativi, sono 2 milioni 585 mila (l’11,1% delle famiglie residenti) per un totale di poco più di 7 milioni e mezzo di persone (il 13,1%). E’ la situazione della popolazione italiana descritta nel Rapporto annuale 2006 dell’Istat che evidenzia anche come l’economia italiana sia in ripresa, ma ad un ritmo di crescita più lento ed incenrto rispetto al resto dell’Europa.
MEZZOGIORNO IN CRISI – Quasi la metà (1 milione 158 mila) delle famiglie povere ha al proprio interno almeno un componente di 65 anni. Il Mezzogiorno è l’area geografica a essere più in difficoltà. Al Sud, infatti, il 5% degli individui intervistati nel 2004 e nel 2005 ha dichiarato di non potersi permettere un’alimentazione adeguata. Nel 2004 le famiglie residenti in Italia hanno percepito in media un reddito netto, inclusi i fitti imputati delle abitazioni, di circa 2.750 euro mensili. Metà delle famiglie ha guadagnato tuttavia meno di 2.300 euro mensili (1.800 euro al mese al netto dei fitti imputati). Le famiglie per le quali il lavoro autonomo costituisce il reddito principale dispongono, in media, di un reddito maggiore rispetto alle altre. Se il reddito prevalente è una pensione o un altro trasferimento pubblico i redditi netti medio e mediano sono più bassi.
ANZIANI IN FAMIGLIA – Le famiglie costituite da anziani soli percepiscono il reddito medio meno elevato; anche in presenza di figli minori il reddito familiare risulta più basso, in particolare per le famiglie in cui è presente un solo genitore. Le famiglie appartenenti al 20% più povero della distribuzione percepiscono soltanto il 7,8% del reddito totale, mentre la quota del quinto più ricco risulta cinque volte maggiore (39,1%).
LOMBARDIA LA PIU’ RICCA – La Lombardia presenta il reddito medio più alto (oltre 32 mila euro); il reddito medio familiare più basso si osserva invece in Sicilia (quasi 21 mila euro). Il 57,1% degli individui alla fine del 2004 non ha subito alcun cambiamento della propria condizione di reddito rispetto all’anno precedente. Soltanto il 10,0 per cento della popolazione registra forti variazioni dal 2003: il 4,7% della popolazione segna un forte miglioramento della propria condizione (superiore di due quinti di reddito equivalente) e il 5,3% un forte slittamento verso il basso (di due quinti di reddito).
LE NUOVE FAMIGLIE – L’apporto dei trasferimenti pubblici risulta particolarmente rilevante per le coppie anziane senza figli, le coppie e i monogenitore con figli adulti e le persone sole con più di 65 anni. E’ invece basso nel caso delle coppie e dei monogenitori con almeno un figlio minore e delle persone sole con meno di 65 anni. Nel 2004 dopo una separazione o un divorzio un individuo su quattro si trova in una condizione di basso reddito. Peggiora in genere anche la situazione economica della famiglia quando cambia il principale percettore di reddito nella famiglia, in particolare quando la donna diventa la principale fonte di sostentamento (12,9%). Le famiglie formate da un solo genitore con figli minori a carico sono più disagiate rispetto alle altre tipologie, con l’unica eccezione delle spese mediche, che provocano più frequentemente problemi nelle famiglie di anziani soli. Tutti gli indicatori di disagio soggettivo e di deprivazione oggettiva sono maggiori per le coppie con figli rispetto alle coppie senza figli non anziane, in cui la persona di riferimento ha meno di 65 anni.
LA RIPRESA – Per quanto riguarda l’andamento dell’economia, si registra nel 2006 un aumento del pil dell’1,9%. La crescita, spiega l’Istituto di statistica, è il vero «fatto nuovo» dello scorso anno rispetto alla stagnazione dell’ultimo quadriennio che con un ritmo medio annuo del +0,4% ha segnato la performance peggiore dal dopoguerra e anche all’interno dell’Unione monetaria. L’economia è ripartita in tutta Europa e l’Italia ha ingranato la marcia al suo seguito, soprattutto nel settore industriale (+2,5% la performance 2006 dell’industria in senso stretto contro il -1,8% del 2005). Tuttavia la ripresa è «più tarda» rispetto a quella europea, anche perchè i mutamenti del sistema produttivo avvengono «per linee interne», migliorando cioè quello che le imprese sanno già fare, piuttosto che spostando la produzione in settori più remunerativi. La tendenza è evidente anche nel mercato del lavoro: in 10 anni l’evoluzione è stata «forte», sottolinea ancora l’Istat, ma i risultati sono ancora distanti dall’Europa. Il tasso di disoccupazione è comunque sceso nel 2006 al 6,8%, dal 7,7% del 2005.
Fonte:
Corriere della Sera