L’impegno dei Grandi: «Non dobbiamo dividerci»
09/01/2009
Il presidente degli Stati Uniti: «Colpito dalla risolutezza di tutti i leader. Sostituiremo l’ideologia della speranza al loro odio», di fronte alla tragedia, anche i black bloc fanno tacere la protesta.
Il G8 non si ferma: «E’ per un mondo migliore». Bush: «Noi aiutiamo i Paesi poveri, i terroristi uccidono innocenti»
GLENEAGLES (Scozia)—Se il sanguinoso attacco a Londra mirava a disunire il G8, i terroristi non hanno soltanto mancato l’obbiettivo, hanno anche ottenuto l’effetto contrario. La strage ha rinsaldato l’unità e la determinazione delle potenze industriali a sconfiggere il terrorismo. Lo ha dimostrato nel momento più traumatico con la decisione del G8 di fare fronte comune, e di rispondere al nemico con un comunicato di sfida.
Circondato dagli altri leader del gruppo e da quelli dei Paesi emergenti — Cina e India in testa, tutti solidali—Tony Blair lo ha letto ai media in un silenzio doloroso. «Condanniamo totalmente gli atti di barbarie… Sono attacchi non a una nazione bensì a tutte le nazioni civili… Non permetteremo che distruggano le nostre società, i nostri valori, né che blocchino questo summit… Continuiamo i nostri colloqui nell’interesse di un mondo migliore… Vinceremo, i terroristi perderanno».
Erano le 14 circa italiane, quando i grandi hanno rinnovato il loro impegno in difesa della libertà e la democrazia. Poco dopo è toccato a Bush: «Quanto vediamo alla tv—ha detto il presidente degli Stati Uniti — conferma che noi crediamo nella vita umana, i terroristi predicano la morte. La guerra al terrorismo prosegue. Mi ha colpito la risolutezza di tutti i leader. Cattureremo e consegneremo i colpevoli alla giustizia, sostituiremo l’ideologia della speranza alla loro dell’odio».
Sulla scia di Bush, l’intero gruppo ha fatto quadrato attorno a Blair. In un riferimento polemico alla Cecenia, il presidente russo Putin ha asserito che «non conta dove avvengano— NewYork, Mosca, Londra —: gli atti terroristici devono generare la condanna universale e l’unità d’azione dei Paesi civili, basta con due pesi e due misure. La strage di Londra è la prova che sinora è stato fatto troppo poco». Il presidente francese Chirac ha definito «inqualificabili» gli attentati: «I terroristi vanno combattuti con un ancora maggiore impegno e una maggiore coesione». Il cancelliere tedesco Schröder ha denunciato «il perfido attacco, che dimostra l’importanza di affrontare il terrorismo con tutti i mezzi a disposizione». Il giapponese Koizumi e il canadese Martin si sono messi a disposizione di Blair «contro la minaccia comune». Il presidente della Commissione europea Barroso ha parlato di «un colpo al cuore dell’Europa».
Per qualche ora, pur senza ammetterlo, il G8 ha temuto attacchi terroristici anche in altre capitali e più di un leader ha ordinato al proprio governo speciali misure preventive, dall’America alla Francia e alla Russia. Le prime notizie da Londra sono giunte alle 9,30 locali, le 10,30 in Italia, dopo l’incontro bilaterale Blair-Bush. Traumatizzato, il gruppo ha sospeso i lavori mentre il premier cercava di accertare i fatti, li ha ripresi dopo avere saputo degli attentati, e li ha chiusi alle 11,30. Bush ha elevato lo stato d’allerta in America dal giallo all’arancione, un solo livello sotto il rosso, il massimo.
Corriere della Sera
Ennio Caretto
08 luglio 2005