L’Ici 2007 fa un passo indietro
09/01/2009
Nel 2007 l’Ici sulla prima casa porterà nelle casse dei Comuni il 5,71% in meno rispetto all’anno scorso.
Le grandi manovre sull’imposta, che dopo mesi di dibattito il Governo ha annunciato per il 2008 all’interno di un più articolato «pacchetto-casa» (si veda Il Sole-24 Ore del 7 luglio), sono in realtà già iniziate a livello locale, senza troppa enfasi.
Il dato emerge rielaborando la radiografia completa dell’imposta che l’Ifel, l’istituto per la Finanza e l’economia locale dell’Anci, ha realizzato all’interno del Rapporto 2007 sulla manovra finanziaria dei Comuni, che sarà presentato domani mattina a Roma. Un’analisi dettagliata, Comune per Comune, che permette di confermare le stime compiute all’indomani delle deliberazioni comunali (si veda ad esempio «L’Irpef toglie, l’Ici ridà (in parte)» sul Sole-24 Ore del 19 marzo) e, soprattutto, di quantificare gli effetti rapportandone il peso al numero di abitanti coinvolti.
Su queste basi, si arriva a calcolare che l’aliquota media per la prima casa ha invertito la marcia rispetto agli anni passati, ed è diminuita dell’1,56% rispetto alla media del 2006. Contemporaneamente, le Giunte hanno agito anche sulle agevolazioni e 158 Comuni, in cui abita poco più di un milione di italiani, hanno abbandonato la detrazione base per introdurre sconti più consistenti. Si può stimare che l’insieme di queste novità, anch’esse «pesate» sulla base degli abitanti interessati, hanno portato la detrazione media a crescere di almeno il 3 per cento.
Assumendo come riferimento un gettito di 2,3 miliardi nel 2006, prodotto da 16,7 milioni di «prime case», si scopre che lo sconto medio rispetto all’anno scorso è del 5,71%, e costa ai Comuni 131,9 milioni. Se si prende come riferimento un gettito di 2,9 miliardi, indicato dalle elaborazioni più recenti dell’Economia, lo sconto medio si attesta al 5 per cento.
Il dato, naturalmente, ha valore statistico, e la sua traduzione pratica dipende dalle diverse scelte assunte dagli amministratori di ciascuno degli 8.103 Comuni e dal valore catastale dell’immobile. Ma indica con evidenza l’indirizzo dato all’imposta, che nello stesso tempo ha visto inasprirsi (leggermente) il prelievo sulle altre tipologie di immobili, abbracciate dall’aliquota ordinaria che nel 2007 è cresciuta dello 0,78 per cento rispetto all’anno scorso.
E a confermare questa «manovra collettiva» c’è il fatto che il doppio movimento dell’Ici, al ribasso sulla prima casa e al rialzo per l’aliquota ordinaria, si ripete in 18 Regioni su 20, mostrando anche un certo grado di corrispondenza fra l’entità degli sconti sulle abitazioni e il rincaro sugli altri immobili.
I sindaci, insomma, hanno messo in campo già da quest’anno una politica fiscale sulla casa più articolata, che prova ad alleggerire l’imposta sulle abitazioni utilizzando le risorse in più che si possono trarre dalle altre tipologie di immobili. E dall’addizionale Irpef che, con lo sblocco delle aliquote (ferme dal 2002) e l’aumento delle basi imponibili, porterà nelle casse dei Comuni circa 900 milioni in più dell’anno scorso. E per rendere evidente il legame fra i due fattori basta guardare a Roma, dove il Comune otterrà dall’Irpef 113 milioni di euro in più dell’anno scorso che serviranno a coprire l’abbassamento dell’aliquota Ici per la prima casa (dal 4,9 al 4,6 per mille) e un regime di detrazioni più favorevoli su casa e tassa rifiuti.
Proprio per il peso statistico di Roma, sono i Comuni del Lazio ad aver premuto con più forza sull’acceleratore degli sconti, tagliando l’aliquota sulla prima casa del 3,38% rispetto all’anno scorso, quasi eguagliati dai sindaci abruzzesi che l’hanno ridotta del 3,35 per cento. In controtendenza solo la Basilicata (+0,2% rispetto al 2006) e la Valle D’Aosta che tuttavia, grazie al fatto di essere una Regione a Statuto speciale, condivide con il Trentino Alto Adige il primato del prelievo più mite.
Fonte:
Il Sole 24 Ore