L’export brasiliano corre e pesa sui prezzi del caffè

19/03/2015

 

 

Gli americani si stanno disinnamorando del caffè. Si tratta di un fenomeno che riguarda soprattutto le nuove generazioni e i numeri non sono ancora tali da smuovere il mercato. Il sondaggio realizzato dalla National Coffee Association – secondo cui negli Usa “solo” il 59% degli adulti beve almeno una tazza di caffè al giorno, contro il 61% dell’anno scorso e il 63% del 2013 – non aiuterà però a risollevare le quotazioni dei chicchi, che sono scese ai minimi da oltre un anno.

Dopo il rally dell’anno scorso, provocato dalla grave siccità in Brasile, nessuno ha più paura di restare senza caffè. E la fiammata di lunedì, che ha spinto l’arabica in rialzo di oltre il 6%, non sembra ancora preludere a una solida ripresa. All’Ice il prezzo è già tornato a scendere, anche se il recupero non è stato del tutto cancellato: la seduta è finita a 133,95 cents per libbra, sopra il recente minimo di 126,25 USc, ma comunque in ribasso di oltre il 40% rispetto a ottobre, quando l’arabica era ai massimi dal 2012. Il suo crollo è stato ancora più pesante di quello del caffè robusta (tant’è che il differenziale di prezzo si è schiacciato a meno di 50 cents).

Anche il robusta è da poco scivolato ai minimi da gennaio 2014 (1.667 $/tonnellata), mente esattamente un anno fa scambiava al massimo triennale di 2.275 $. Una discesa che in Vietnam ha portato a fenomeni di accaparramento da parte di speculatori, che limitano l’export in attesa di tempi migliori.

Il Brasile sta invece esportando a ritmi forsennati, tanto il caffè quanto lo zucchero (che non a caso è crollato anch’esso, ai minimi dal 2009). L’accelerazione delle vendite dipende tuttavia soprattutto dal collasso del real, che da undici anni non era così debole nei confronti del dollaro. In realtà le piantagioni brasiliane di caffè non sembrano essersi del tutto riprese dal maltempo: il National Coffee Council teme anzi che il raccolto nel 2015-16 possa subìre un’ulteriore calo del 4,6-11,1%, a 40,3-43,25 milioni di sacchi da 60 kg.

Non tutti sono altrettanto pessimisti: ad esempio Volcafé, divisione di ED&F Man, vede risalire la produzione del Brasile a 49,5 milioni di sacchi (+5,3%). A livello globale i suoi analisti ritengono che il mercato del caffè resterà in deficit, ma che questo si ridurrà da 8,9 a 1,4 milioni di sacchi.

 

Fonte:
Il Sole 24 Ore