«L’economia va, ma non basta»

09/01/2009

HELSINKI. L’economia italiana crescerà dell’1,7% quest’anno, mezzo punto più delle previsioni iniziali, la cifra più alta dal 2000. Eppure nell’accreditare questo numero Mario Draghi si dichiara «stupito dalle manifestazioni di entusiasmo», e insiste che «non dobbiamo accontentarci». Anche così restiamo all’ultimo posto tra i grandi Paesi europei, nota il governatore della Banca d’Italia, mentre dobbiamo porci l’obiettivo di «tornare nella pattuglia di testa, dove siamo stati per tanti anni», e «abbiamo la possibilità di tornarci».

All’uscita dell’Ecofin, il vertice finanziario dell’Unione europea, il governatore e il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa sono di nuovo apparsi in sintonia perfetta (fatto consueto altrove, che però in Italia, dopo l’esperienza Fazio, salta agli occhi). Tutti e due si sono impegnati a giustificare in positivo lo sforzo pesante di risanamento che si dovrà fare con la prossima legge finanziaria: non è l’Europa che ce lo impone per astratte ragioni di rigore, è nel nostro interesse.

«Non si è mai visto un Paese con un debito pubblico oltre il 106% del Pil crescere in modo sostenibile per tanto tempo» insiste Draghi; e non può scommettere sul futuro chi è «costretto a tassare i cittadini per pagare gli interessi sul debito». Per questo il governatore resta «perplesso» quando ascolta chi sostiene che la ripresa sanerà da sola tutti i mali, «perché parliamo ancora di cifre inferiori al 2% annuo e perché non ci sono ancora segni che sia aumentato stabilmente il nostro potenziale di crescita» (al momento stimato tra i più bassi del mondo, circa l’1,25% annuo, ndr).

Padoa-Schioppa ripete di aver trovato, andando al governo, «una situazione della finanza pubblica fortemente compromessa». Lo sforzo da realizzare nel 2007, secondo i calcoli che ha inserito nel Documento di programmazione, rallenterà un poco l’economia nell’immediato ma servirà ad accelerare la crescita negli anni successivi. «In questo senso – spiega – tutti e 30 i miliardi di euro della manovra sono per la crescita»: non solo la parte che andrà a finanziare spese per lo sviluppo (cuneo fiscale, opere pubbliche) ma anche quella che serve a ridurre il deficit. Ma è proprio qui, sulla ripartizione interna della manovra 2007, che si stanno spostando nelle ultime ore i timori europei. A Helsinki non c’è stato alcun «duello» tra Padoa-Schioppa e il commissario agli affari monetari Joaquìn Almunia, confermano fonti della Commissione di Bruxelles; l’essenziale è che i 30 miliardi su cui Prodi e Padoa-Schioppa si sono impegnati si facciano tutti e nella ripartizione finora annunciata, ossia 15-16 a riduzione netta del deficit e il rimanente «per lo sviluppo».

Proprio per evitare che nei patteggiamenti politici la quota destinata a calo del deficit scenda, la Commissione europea insiste sul secondo impegno sottoscritto dall’Italia, quello di riduzione del «deficit strutturale». Anche la versione più favorevole all’Italia dei complessi calcoli «strutturali» richiede nel 2007 una riduzione del deficit pari a un punto del prodotto lordo, ossia 15 miliardi di euro. Anche su questa cifra Padoa-Schioppa si è impegnato, nell’Eurogruppo (i ministri economici dell’area euro) venerdì e brevemente di nuovo nell’Ecofin (tutti e i 25 ministri dell’Ue) ieri; dalle due riunioni esce convinto che «l’Unione europea non sottovaluta assolutamente i nostri sforzi».

Rivolto all’interno del Paese, il ministro dell’Economia riconosce che «l’aggiustamento del bilancio è difficile», ma sostiene che «l’economia italiana è capace di reggerlo, purché sia modulato in modo giusto e finalizzato all’equità». In risposta alle critiche dell’ala sinistra della maggioranza, ripete che si tratta soprattutto di aumentare l’efficienza del settore pubblico, assicurando ai cittadini le stesse prestazioni con meno spesa; e che eliminare gli sprechi di spesa ha anzi aspetti di equità simili alla riduzione dell’evasione fiscale.

Il momento giusto per risanare il bilancio è ora, in una fase favorevole quale l’Italia, e tutta l’Europa, non conoscevano dal 2000. Nella riunione dell’Ecofin ministri e governatori hanno constatato che la crescita dell’Europa, pur continuamente riveduta al rialzo, non sarà sufficiente nel 2007 a controbilanciare la minor spinta proveniente dal resto del mondo, specie perché l’economia Usa rallenterà. Dunque il risanamento dei bilanci, in Italia come altrove, non si può rimandare o «spalmare», perché l’anno prossimo diventerà più arduo.

Fonte:
La Stampa