Lavoro, l’Istat rifà i conti

09/01/2009

Il tasso di occupazione è pari al 56,3% e i disoccupati all’8,8% della forza lavoro secondo la nuova rilevazione Istat, condotta tra marzo e aprile del 2004. Il bilancio per la prima metà di quest’anno sarà, tuttavia, possibile con i dati completi e le serie storiche ricostruite a partire dal quarto trimestre 1992, che verranno diffusi il prossimo 28 settembre. Le stime provvisorie Istat sembrano confermare la complessiva tenuta del mercato del lavoro italiano, nonostante il ciclo congiunturale ancora sfavorevole.

Nella prima parte del 2004 l’andamento del mercato del lavoro italiano è risultato ancora positivo, nonostante la frenata nel processo di creazione di nuovi posti, che ha risentito del prolungato ristagno dell’attività economica nel corso del 2003. La crescita degli occupati totali è stata di poco inferiore all’1%, in linea con l’evoluzione del Pil. Il tasso di disoccupazione, a sua volta, è ulteriormente diminuito nel confronto tendenziale, attestandosi all’8,7-8,8% nelle prime due rilevazioni di quest’anno (così come nella media del 2003), un livello ormai inferiore al valore medio dei paesi dell’area euro e anche un po’ in controtendenza rispetto a essi.

La dinamica dell’occupazione, al netto dei fattori stagionali, è tuttavia poco più che stazionaria, mostrando un quadro senza dubbio eterogeneo a livello settoriale e territoriale, che conferma la situazione del secondo semestre 2003. I dati destagionalizzati sui posti di lavoro mettono in evidenza, infatti, una moderata crescita nel composito settore dei servizi, un sensibile recupero in quello delle costruzioni, un nuovo declino nell’agricoltura e nell’industria in senso stretto (manifatturiera).

Abbastanza significativa è, inoltre, la crescita dell’occupazione dipendente nel commercio (grande distribuzione) e nei servizi professionali e alle imprese. Quest’ultima dinamica spiega la discreta performance delle regioni del Nord e del Centro, a fronte del calo registrato nel Mezzogiorno.

Per quanto concerne le singole componenti della forza lavoro, la crescita dell’occupazione nei valori tendenziali (+0,8% nella rilevazione di gennaio, pari a circa 170mila posti in più) ha continuato a interessare soprattutto la classe di età degli ultracinquantenni, mentre rimane modesto il tasso di occupazione dei giovani. L’espansione dei posti di lavoro è stata trainata, come avviene ormai da alcuni anni, dalla componente femminile, sia pure in misura minore che in precedenza. Non si registrano, poi, variazioni di rilievo riguardo all’incidenza del lavoro atipico (a termine e part time).

Un bilancio positivo, ma con qualche dubbio
I dati Istat del primo scorcio dell’anno consentono, in particolare, di tracciare un parziale bilancio sull’andamento del mercato del lavoro nel 2004. Il risultato appare senz’altro positivo, soprattutto se si tiene conto della perdurante debolezza del ciclo economico e del ristagno dell’occupazione che continua a caratterizzare gran parte dell’area euro. Nell’unica rilevazione finora disponibile per quest’anno il totale degli occupati ha raggiunto un ammontare di 22 milioni di unità, con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2003 pari a poco meno di un punto percentuale.

La dinamica dell’occupazione, pur in evidente rallentamento sugli anni precedenti, si è pertanto mantenuta positiva, nonostante la fase congiunturale tutt’altro che favorevole.

Il tasso di occupazione, calcolato come percentuale di occupati sulla popolazione in età lavorativa, è così salito poco sopra il 56%, guadagnando un buon punto negli ultimi due anni, pur in presenza di un’evoluzione produttiva pressoché piatta. La disoccupazione, a sua volta, continua a calare e la discesa è ininterrotta da più di cinque anni (fine 1998), con un guadagno superiore ai 3,5 punti percentuali.

La diminuzione del numero dei disoccupati ha riguardato in misura consistente sia i giovani in cerca di prima occupazione, sia i disoccupati in senso stretto, a cominciare dalla forza lavoro femminile.

Le prospettive per la seconda metà del 2004 scontano un ulteriore rallentamento nella creazione di posti di lavoro, a causa dell’effetto ritardato della debolezza del ciclo congiunturale che ha caratterizzato lo scorso anno. Questo andamento riporterebbe, in particolare, l’elasticità dell’occupazione rispetto al Pil su valori più “normali”, intorno a 0,5, a fronte dei livelli abnormi (talvolta superiori a 2) fatti segnare negli ultimi anni. La produttività del lavoro tornerebbe quindi a crescere, dopo circa un triennio di stagnazione, se non di declino. Il tasso di disoccupazione, così come quello di occupazione, continuerebbe a mostrare un contenuto miglioramento, in linea con le recenti trasformazioni del mercato del lavoro, favorite dall’entrata in vigore della riforma Biagi e dai suoi effetti di maggiore flessibilità.

Il Sole24Ore
di Michele De Gaspari
1 luglio 2004