Lavoro all’italiana

09/01/2009

Il mercato del lavoro resta sempre il tallone d’Achille dell’economia nostrana. E non mancano come sempre le contraddizioni; già, perché è vero che il tasso di disoccupazione è sceso al 7,9%, ma questo non basta per esultare.

Certo, un percentuale così bassa non la si vedeva in Italia dal 1992: una buona notizia sopratutto a un anno dall’introduzione della legge Biagi sulla riforma del mercato del lavoro e in presenza di una fase economica poco favorevole per il nostro paese.

Ancora più positiva se la si confronta con il resto d’Europa. La disoccupazione media nell’area euro è infatti del 9% (dato eurostat) e negli ultimi mesi ha registrato una tendenza al rialzo.

Ma non è tutto ora quel che luccica. Nel Mezzogiorno, infatti, è ancora difficile trovare lavoro. La disoccupazione al Sud è sì passata dal 16,4% al 15% con 14mila occupati in meno; un dato che risente molto probabilmente della rinuncia di una parte della popolazione a presentarsi sul mercato del lavoro. Un vero e proprio rigetto per sfiducia. Questo è un punto su cui riflettere.

Insomma, la percentuale dei disoccupati scende ma questo non vuol dire che ci sia più lavoro regolare anzi nell’ultimo anno i posti offerti sono stati ben 143mila in meno. Sono molte poi le aree con una disoccupazione doppia alla media europea. E molto ancora quindi c’è da fare.

Questi numeri, in fin dei conti, non fanno che evidenziare un vecchio problema tutto italiano e cioè che il divario tra Nord e Sud continua a crescere. E ancora più preoccupante è il silenzio che è calato sulla questione del Mezzogiorno.

Prima se ne parlava, si discuteva e si cercava di trovare delle soluzioni. Oggi sembra un problema messo sotto al tappeto, proprio come quella polvere stantia che non si ha né la voglia né la forza di pulire.

“Soldi in tasca” di
ALAN FRIEDMAN