La stanza dei bottoni si apre agli emergenti

17/11/2008

Il summit del G20 si impegna a sostenere la crescita ed a prevenire nuove crisi approvando un «piano d’azione» che entro il 31 marzo porterà a definire regole più rigide per il mercato finanziario globale.

Le mosse
Al termine dei lavori svoltisi al National Building Museum i capi di Stati e di governo dei 20 Paesi che sommano l’85 per cento del pil e due terzi della popolazione del Pianeta hanno affidato l’accordo raggiunto ad una «Dichiarazione» che contiene quattro impegni di fondo. Primo: rispondere al rallentamento dell’economia con «misure fiscali per stimolare la domanda interna» al fine di sostenere la crescita «in maniera appropriata alle condizioni nazionali».

Secondo: rafforzare il ruolo del Fmi assegnandogli maggiori risorse per «aiutare le economie emergenti che si trovano in difficoltà», come ad esempio il Pakistan. Terzo: evitare l’adozione di misure protezionistiche per 12 mesi impegnandosi a rafforzare il sistema di libero mercato «rilanciando i negoziati al Wto entro l’anno», come auspicato dal ministro degli Esteri brasiliano Celso Amorin.

Quarto: redigere entro il 31 marzo un «piano d’azione» con le misure per un migliore funzionamento dei mercati destinate ad essere adottate al prossimo summit il 30 aprile 2009 che il presidente francese Nicolas Sarkozy ha proposto di tenere a Londra poiché allora sarà la Gran Bretagna ad avere la presidenza di turno del G20 mentre un terzo vertice potrebbe tenersi a luglio in Italia. Saranno i ministri di Londra, Brasilia e Seul – la troika del G20 – a redigere il piano «coordinare il lavoro» dei colleghi sulle «50 raccomandazioni» come le ha definite la cancelliera tedesca Merkel.

Bush: è una svolta
Subito dopo la diffusione del testo finale Bush si è presentato ai giornalisti sottolineando la svolta: «Abbiamo condiviso principi e azioni, questo summit non risolve i problemi del mondo ma stiamo adattando i sistemi finanziari alle realtà del XXI secolo lasciandosi alle spalle le regole del XX secolo». Per il presidente uscente è l’inizio di un processo ambizioso che si richiama alla genesi dell’attuale sistema finanziario: «Per preparare Bretton Woods alla fine della Seconda Guerra Mondiale servirono 2 anni, abbiamo organizzato questo summit in 3 settimane». E’ questo inizio della «nuova Bretton Woods», come la chiamano gli sherpa, che Bush lascia in eredità al successore Obama: «Lavorerò per la migliore transizione e sono convinto che lui avrà successo» ha concluso Bush al fine di mandare un forte segnale di stabilità.

In prima fila
Se l’efficacia economica della ricetta del summit è ancora sulla carta, la svolta politica consumatasi è nei fatti: il G20 porta alla ribalta le economie emergenti – a cominciare da Cina, India, Brasile e Sud Africa – affiancandole ai Paesi del G8 nella sala di regia dei mercati globali. Non a caso Bush al tavolo della cena era seduto fra i presidenti di Cina e Brasile. Proprio per sottolineare i nuovi equilibri internazionali il G20 auspica l’«allargamento del Financial Stability Forum» alle maggiori econome emergenti e Mario Draghi, che lo presiede, vede nel futuro «un sistema finanziario con più capitale e meno debito, più trasparenza e più regole». Il successo del summit premia la strategia del britannico Gordon Brown, che ne è stato il regista con polso fermo: non ha avuto timore nel condannare il piano di aiuti all’auto degli Usa promosso da Obama nei giorni scorsi, bollandolo come «protezionismo» e spiegando che se l’Unione Europea dovesse considerare gli aiuti illegali, si rivolgerà al Wto. Il nuovo clima porterà conseguenze a catena: «La stretta collaborazione fra noi gioverà agli assetti globali» scrivono in un documento i ministri di Cina, Giappone e Sud Corea.

Il ruolo della Albright
A rappresentare Obama ai lavori è stato l’ex Segretario di Stato, Madeleine Albright, incontrando nel suo ufficio su New York Avenue alti funzionari di tutte le delegazioni, dando vita ad un summit parallelo che l’ha vista ricevere per un’ora anche la delegazione italiana, guidata dall’ambasciatore Gianni Castellaneta e lo sherpa del G8 Giampiero Massolo, esprimendo l’«auspicio del presidente eletto di lavorare con Berlusconi».

 

Fonte:
La Stampa.it