La rivoluzione di luglio

09/01/2009

Ci si aspettava una “manovrina”, una manovra d’estate, insomma, quella che poteva essere la classica pezza per tappare il buco sempre più evidente dei conti pubblici, fatta di qualche tassa e di qualche taglio, invece il provvedimento varato dal Governo Prodi, e che tutti ormai conoscono come il Decreto Bersani, è una vera e propria rivoluzione copernicana.

Con una raffica di liberalizzazioni che va a colpire settori vari e disparati: banche, assicurazioni, ordini professionali, taxi e farmacie, senza dimenticare le misure fiscali sulle stock option, sull’Iva e sull’acquisto delle case.

Applausi da parte dei consumatori, fischi da parte delle categorie interessate che vedono messe in pericolo le loro rendite di posizione. Anche se, va detto, fotografare in questo modo la reazione del Paese sarebbe un filo riduttivo.

Ci vorranno alcuni mesi, in alcuni casi anni, per poter apprezzare appieno la portata delle misure introdotte da questo Governo. E alcune di queste andranno magari corrette in corso d’opera. L’ha detto anche Bersani: questo è un punto di partenza, da qui si deve andare avanti e smantellare altre trincee, dare maggiore ossigeno ad altri mercati, ad esempio quello dell’energia, dove ancora c’è aria di chiuso. Confrontarsi, comprendere anche le ragioni di chi in questi ultimi giorni è sceso in piazza o ha annunciato scioperi. Mediare, concertare, smussare alcuni punti più critici, se alla prova dei fatti si dimostrano troppo aguzzi.

Una cosa sola non si deve fare. Marcia indietro. Il primo vero banco di prova del Governo è questo, alla prima svolta importante pare che abbia preso la strada giusta,
ora si deve andare avanti.

ALAN FRIEDMAN