La piu’ grande miniera d’oro del Brasile minaccia l’ambiente. La Kinross spia gli oppositori
01/06/2015
Le ambizioni della Kinross, società mineraria canadese, di creare la miniera d’oro più produttiva del Brasile sono messe in discussione dagli elevati rischi legati alla salute di cittadini e lavoratori e dalle minacce degli attivisti e degli oppositori. Così, la società – che però nega – è passata alle maniere forti e allo spionaggio. LA “COLLINA D’ORO” DI PARACATU – Dalle pagine del Guardian arriva la storia di Juliana Morais da Costa, 86 anni, che nonostante la sua età continua la sua battaglia. Ha iniziato a setacciare oro a 5 anni, iniziava alle 5 del mattino e finiva alle 4 del pomeriggio. Un lavoro duro, ma l’unico che le regalava una certa indipendenza. Paracatu, la sua città natale, era l’epicentro della produzione mineraria del Brasile. E’ nel nord dello stato di Minas Gerais, da dove ha origine quasi un terzo della produzione mineraria totale del Brasile. A Paracatu la caccia all’oro è iniziata nel 1722, ma poi dagli anni Novanta del secolo scorso si è spostata dai fiumi ai depositi sottoterra. Dinamite, scavatori e agenti chimici hanno via via sostituito i garimpeiros, spinti fuori da un business che per secoli aveva sostenuto le loro famiglie. LA MINIERA SPRIGIONA ARSENICO – Nel 2005 la Kinross – che possiede miniere in vari Paesi tra cui Cile, Usa, Russia e Ghana – ha ottenuto concessioni per attività a Paracatu. La produzione, in un’epoca in cui il prezzo dell’oro è salito moltissimo, è triplicata fino alle attuali 15 tonnellate annuali. Ecco perché Paracatu è la zona più produttiva del Brasile. Qui l’oro è sotto forma di polvere e non di grani, ma ogni giorno 160 esplosioni si verificano per tenere viva questa produzione al Morro do Ouro, la collina d’oro, così come la chiamano gli abitanti del posto. Naturalmente, con evidenti conseguenze per la morfologia del luogo, dove sono visibili 615 ettari di cratere, più simile ad un paesaggio lunare che al resto del Brasile. Qui agenti chimici tossici come il cianuro sono utilizzati per separare la polvere d’oro dal resto, poi compattata in lingotti e trasportata in elicottero a San Paolo, pronta per l’export in tutto il mondo. I RISCHI – Mentre l’impatto visivo è difficile da negare (e peraltro, oltre al cratere ci sonoaree destinate allo smaltimento di rifiuti tossici) in molti hanno ancora dubbi sul fatto che la miniera sia un rischio per l’ambiente e per i 90 mila abitanti di Paracatu. Non solo la dinamite viene usata a 200 metri dall’area urbana, ma l’oro si trova mischiato alla roccia con l’arsenico, che nelle miniere d’oro è quasi sempre rintracciabile ma che a Paracatu è presente in quantità allarmanti.
Per ogni tonnellata di roccia rimossa solo 0,4 g è oro e 1 kg è arsenico che viene rilasciato nell’area e nelle falde acquifere, come afferma il geologo e attivista Márcio José dos Santos. Lo stesso ammette che nessuno sa dire quanto arsenico viaggi poi nell’aria e finisca dritto in città, per essere inalato insieme a tutte le polveri nocive.
Secondo un altro esperto, Sergio Ulhoa Dani, fisico, il danno potenziale derivante dall’arsenico generato da attività come quelle della miniera di Paracatu si ripercuoterebbe su 7 mld di persone. Ma, intanto, la parola “cancro” sembra essere diventata un tabù e gli ambientalisti sono certi che le statistiche diffuse dal governo non siano attendibili.
SPIONAGGIO? – Ma la storia riportata dal Guardian si spinge oltre. Pare che alcuni ex dipendenti della Kinross avrebbero operato come una sorta di intelligence per rintracciare tutti i possibili intralci alle attività della miniera. Gilberto Azevedo, general manager della miniera, proprio al Guardian ha negato i rischi per salute umana e ambiente, sostenendo l’esistenza di un monitoraggio continuo, effettuato anche con il supporto di consulenze esterne e test biologici.
Ma soprattutto ha rimarcato il lato economico della questione: la Kinross nel 2014 ha versato 10 mila dollari di tasse e dà lavoro a 3.300 persone, circa l’8% della popolazione attiva della città. Sempre il Guardian riporta di aver letto documenti e e-mail interne che dimostrano come tra il 2012 e il 2013 la Kinross abbia portato avanti una vera campagna di spionaggio monitorando potenziali oppositori, compreso l’ex sindaco Almir Paraca e le unioni sindacali.
Fonte: GreenBiz.it