La nuova scommessa di Bondi
09/01/2009
In meno di due anni molte cose sono cambiate a Collecchio. L’azienda di Calisto Tanzi, che aveva registrato un buco di oltre 14 miliardi di euro e che ha rischiato il fallimento, è tornata alle quotazioni di Piazza Affari. La sua capitalizzazione, vale a dire il suo valore, ha superato i 4 miliardi, le sue attività industriali sono ancora in piedi e oggi si parla di un nuovo, più roseo, futuro per una delle più grandi aziende agro-alimentari italiane. Tutti, analisti, economisti, uomini politici e Governo, riconoscono il merito di ciò a un solo uomo, Enrico Bondi, “l’uomo dei miracoli” com’è stato più volte definito.
Una carriera di tutto rispetto quella di Bondi, iniziata come chimico per poi arrivare a ruoli ben più decisivi: fu mandato da Enrico Cuccia a risanare il gruppo Ferruzzi-Montedison, poi era a Telecom all’indomani della scalata di Roberto Colaninno. Un altro salvataggio, quello della Lucchini e infine l’incarico di commissario straordinario alla Parmalat.
Un compito non facile, su cui non erano in molti a scommettere, e invece il risanatore toscano è riuscito a risuscitare l’azienda parmense: attraverso una drastica dieta, vendendo le attività non “core”, cioè quelle non strategiche, Bondi è riuscito nel suo obiettivo e lo scorso 6 ottobre ha riportato Parmalat in Borsa.
In quella stessa occasione, il chimico aretino aveva assicurato che il suo compito alla Parmalat sarebbe finito il 7 novembre con la convocazione della prima assemblea degli azionisti dopo l’era Tanzi. Così in effetti è stato, solo che il neo amministratore delegato di Collecchio è sempre lui, Enrico Bondi. Nominati anche Raffaele Picella, attuale presidente, Vittorio Mincato (ex amministratore delegato dell’Eni), Marco De Benedetti (Ad di Tim) e Andrea Guerra (Ad di Luxottica).
Insomma, un cda di tutto rispetto voluto e sostenuto dai fondi esteri guidati dall’americana Lehman Brothers, e con un compito sopra gli altri, non dividere le attività industriali da quelle finanziarie del gruppo.
Si racconta, che dopo la proposta della banca d’affari (uno dei pochi istituti di credito non coinvolti nel crac), Bondi si sia preso qualche giorno di ferie per rifletterci su e alla fine ha accettato. Una decisione dettata – persone a lui vicine lo confermano – anche dal fatto di voler impedire un probabile spezzatino.
Un’ipotesi che in realtà già circola da tempo sul destino dell’azienda agro-alimentare, soprattutto da quando la Granarolo ha manifestato il suo interesse per Collecchio. Una fusione che nel caso si concretizzi creerebbe uno dei maggiori gruppi agro-alimentari italiani. Non solo, l’azienda bolognese si dice punti a crescere nell’alimentare, mentre l’altra pretendente di Parmalat, la francese Lactalis, pare più interessata alle attività estere. Non è escluso un accordo tra i due cacciatori.
Ma su tutto, c’è un aspetto dell’ex gruppo di Calisto Tanzi che fa gola a molti: il denaro che potrebbe fioccare dai contenziosi avanzati dall’ex commissario straordinario nei confronti delle banche coinvolte nel crac. Si parla di milioni di euro, a proposito dei quali però Bondi non si sbottona. Si è soltanto limitato a dire: “i contenziosi sono un asset da valorizzare, è azzardato formulare delle previsioni sul loro esito. Aspettiamo di vedere cosa decideranno i magistrati. Siamo fiduciosi del nostro buon diritto”. Staremo a vedere, per il momento constatiamo con piacere che per Parmalat è iniziata davvero una nuova stagione.
Fonte:
Soldi in tasca
ALAN FRIEDMAN