La frenata del Brasile non ferma Pirelli
03/07/2014
Un tempo gli italiani erano molto più importanti in Brasile. Oggi se chiedete in giro chi sono quelli che ancora contano vi risponderanno: «Pirelli». Che tra qualche giorno festeggia il suo 85esimo compleanno brasiliano. E lo fa consegnando il restauro del monumento simbolo di Rio e forse del Paese tutto: il Cristo Redentor del Corcovado. E per di più nell'anno in cui il Brasile ospita la Coppa del Mondo di calcio e a pochi giorni dalla finale di Rio. Non può essere un caso, no? «Non lo è», ci dice Paolo Dal Pino, il capo della Pirelli in America Latina e quindi, come si diceva, un riferimento dell'Italia do Brasil. «Non lo è perché siamo sempre presenti anche nella cultura e nel sociale. E comunque nel business abbiamo oltre il 40% del mercato del nuovo equipaggiamento auto, più del 30% di quello dei camion e una forte leadership delle moto. Nel ricambio siamo leader con una quota del 20% sia delle auto sia dei camion».
In Brasile, Pirelli ha più di 12mila dipendenti e 1.600 rivenditori, contribuendo alla gran parte dell'apporto latinoamericano al fatturato del gruppo, che è stato nel 2013 pari al 36% con 2,2 miliardi di euro. Ecco perché il lavoro di Dal Pino e dei suoi uomini è davvero decisivo per l'intero gruppo di Marco Tronchetti Provera.
E come butta il prossimo futuro per il Brasile, dopo la Coppa? Si sentono previsioni non incoraggianti.
«L'economia brasiliana è abituata agli alti e bassi, vanno gestiti. Lo ripeto sempre: bisogna essere pronti anche a mettersi l'elmetto quando è necessario. E quest'anno non sarà facile: il mercato automotive, dopo i record del 2013, sconta ora il taglio agli incentivi fiscali. Il Pil è previsto a +1,24%, ma io credo che sarà anche meno perché l'effetto Coppa, alla fine, non porterà tutti i benefici sperati».
Perché?
«Perché il Mondiale frena l'attività lavorativa. Già qui si usa considerare che fino a Carnevale l'attività avanza a ritmi ridotti. Poi si ferma di nuovo tutto per Pasqua. E quest'anno, per la Coppa, anche i mesi di giugno e luglio registreranno un rallentamento, per tutte le festività che si sono aggiunte per motivi di traffico e sicurezza: è festa tutte le volte che gioca il Brasile per almeno mezza giornata e, nelle grandi città, tutti giorni di partite allo stadio. Alla fine sono decine di giorni festivi che avranno un peso non indifferente».
Eppure lei sembra ottimista.
«Lo sono. Questo, come ho detto, è un anno particolare e pure elettorale. Ma i fondamentali del Paese restano eccezionali. Il rapporto debito/Pil è al 57%; l'inflazione cresce, ma resta nella forchetta prevista dal governo; i tassi sono interessanti e c'è il pieno impiego. Inoltre, questa è una democrazia parlamentare fortissima, solida, ormai al sicuro da ogni tipo di deriva».
La Coppa, però, ha messo in difficoltà il governo.
«È che la presidente Dilma sconta anche molte sue scelte, in economia, considerate impopolari. Lula, in questo, era più pragmatico e tranquillizzava anche l'opposizione. Dopodiché sono certo che, indipendentemente dal risultato delle elezioni, e pure da quello della Coppa, che avrà il suo peso, il Brasile supererà questo momento».
Come finirà, quindi, il 2014 della Pirelli?
«Diciamo che siamo in uno scenario volatile che però cambierà presto. Il taglio degli incentivi fiscali al consumo, cioè la progressiva reintroduzione dell'imposta sul valore aggiunto, la cui eliminazione non è più sostenibile, ha fatto crollare la produzione del 12% nell'auto, del 22% per i camion; il mercato pneumatici del primo equipaggiamento, dove siamo leader assoluti, sconta un po' questa frenata, con cali variabili, che oscillano intorno al 10%. In ogni caso, le dico che siamo in linea con gli obiettivi di gestione. Poi dipenderà anche dal cambio. Comunque per la volatilità del maggiore Paese sudamericano stiamo andando bene».
E guardando più in là? Aumenterete la vostra presenza in Brasile?
«Da qui al 2017 servirà più capacità produttiva, ma non c'è la necessità di nuovi stabilimenti, anche perché quello di Bahia oggi serve pure il Nord America, un mercato che passerà invece sotto al nuovo impianto inaugurato recentemente in Messico. Inoltre, sono previsti 400 milioni di euro di investimenti in innovazione nell'arco dei prossimi tre anni e mezzo. D'altra parte la Pirelli ha in Brasile la sua massima presenza industriale mondiale e il secondo centro di ricerca e sviluppo. Ed è l'unico mercato al mondo dove produciamo tutta la gamma di pneumatici completa. Il Brasile è, e resterà, il Paese più strategico del gruppo».
Devono averlo chiaro anche i nuovi soci russi di Rosneft.
«Certo. Perché gli investitori internazionali che puntano su Pirelli conoscono molto bene la nostra presenza e i nostri risultati in tutti i mercati. E in particolare qui, in Sudamerica».
Fonte:
IL Giornale.it