La Federolio lancia l’allarme: Caro olio.

09/01/2009

Roma- “L’aumento del 40% in un anno dei prezzi all’origine degli oli d’oliva e un raccolto che si preannuncia scarso porterà ad un rialzo dei prezzi in Italia”. Questa la dichiarazione del presidente della Federolio, Federazione nazionale del commercio oleario, Gennaro Forcella che parla anche dei 500 mila quintali di calo produttivo spagnolo a causa delle numerose gelate e della siccità che la penisola iberica ha subito nel corso del 2005, nonostante sia la Grecia sia la Tunisia dichiarino un segnale positivo. La Federolio è la maggiore organizzazione italiana di categoria nel settore del commercio all’ingrosso e del confezionamento dell’olio di oliva . Vi aderiscono circa 200 aziende, che rappresentano gran parte del prodotto commercializzato sui mercati italiani e su quelli esteri.

“Il caro olio” diventa così un problema per le industrie italiane che esportano all’estero. I l direttore dell’ASSITOL, Associazione italiana dell’industria olearia, Claudio Ranzani, spiega come il calo della produzione olearia possa finire con l’incidere sull’export del Made in Italy. “Da circa un secolo l’Italia è il primo esportatore di olio confezionato al mondo – afferma il direttore – perchè quello nostrano è nettamente superiore come qualità; alcune marche nazionali hanno la leadership assoluta del mercato mondiale”. La domanda dell’olio, che non ha avuto forti cali negli ultimi anni, arriva soprattutto dai Paesi nordici, come l’Inghilterra o la Germania, e dai Paesi dell’Est europeo. La stessa richiesta scema in Spagna, per ragioni concorrenziali, e in Francia .

“La Spagna infatti – continua Ranzani – ha il primato della produzione di olio sfuso, nonostante però i loro marchi non riescano a raggiungere la nostra fama. La Spagna è il primo produttore ed è in crisi, di conseguenza se la materia prima scarseggia, il costo sale, e questo è un problema anche per le nostre aziende”. Il calo produttivo, a suo parere, creerà dei rincari dei prezzi all’origine, “che già adesso è di 4 euro al Kg, ma non possiamo dare le stime certe di questo primo segno di sofferenza. L’export italiano rischia di pagare qualche dazio a causa del deficit spagnolo e, anche se in Italia al momento la produzione sembra essere discreta, nonostante i produttori italiani abbiano risentito delle anomalie climatiche sicuramente sarà un annata difficile e un problema in più da risolvere”.

Secondo il presidente dell’ICE (Istituto Commercio Estero) per la Spagna, Pierluigi Heusch, “questo calo è dovuto ai problemi climatici, perchè purtroppo sia in Spagna sia in Portogallo c’è stato il grande problema della siccità. La raccolta delle olive è ciclica, varia di anno in anno . La scorsa annata è stata ottima, purtroppo è difficile che ci siano due annate positive di seguito. Al momento, però, non disponiamo ancora di dati certi finchè non sarà ultimato il raccolto.”

L’aumento delle quotazioni dell’olio è stato accusato anche dal Consorzio dell’olio DOP Cilento, che rappresenta il consorzio per la tutela e la valorizzazione dell’olio extravergine di oliva a denominazione di origine protetta del “Cilento”. “La produzione di olio dello scorso anno nel Cilento- dichiara il direttore Angelo Malandrino- è stata buona, ma la campagna olearia prossima che inizierà ad ottobre e finirà a dicembre sembra essere sufficientemente abbondante per quanto ci riguarda. In questo momento, comunque, non si possono fare stime, anche perchè manca ancora un mese alla raccolta e basterebbe un attacco di parassiti a distruggere gran parte del futuro raccolto . Le olive sugli alberi ci sono, cosa che nel caso della Spagna manca, perchè le grandi siccità hanno fatto già calcolare un deficit del 40- 50% sulla produzione del 2005.”

Notiziario Italic Business News – News ITALIA PRESS agenzia stampa – N° 171 – Anno XII, 5 settembre 2005