La cultura indigena entra nell’arte

06/08/2018

Il Sole 24 Ore | Arteconomy24

La cultura indigena entra nell’arte

di Silvia Anna Barrilà e Maria Adelaide Marchesoni | 4 agosto 2018

Una serie di scandali per corruzione, previsioni di crescita del Pil 2018 riviste al ribasso all’1,5% dal 3-4%, il Brasile si avvicina alle elezioni presidenziali di ottobre con un elettorato che si allontana sempre più dalla politica e incoraggia gli estremisti. In questo clima di pesante incertezza l’arte non si ferma, anzi, come in passato, afferma la sua forza nei periodi meno floridi e più difficili. Prima delle presidenziali l’appuntamento con l’arte è a San Paolo con la 33ª Biennale («Affective Affinities» dal 7 settembre al 9 dicembre), la seconda più antica tra le biennali d’arte e una delle più attese da quando il Brasile è diventato un nuovo punto di riferimento del contemporaneo. Ma l’attenzione nei confronti dell’arte di questo paese è alta anche in Italia: a Milano al PAC fino al 9 settembre è aperta la mostra «Brasile. il coltello nella carne» curata da Jacopo Crivelli Visconti e Diego Sileo. «La mostra raccoglie un nucleo di opere realizzate negli ultimi 15 anni – spiega Sileo, curatore del PAC (intervista completa sul web) – da Cinthia Marcelle (da Vermelho 5.000-80.000 dollari) a Carmela Gross (da Vermelho 8.500-150.000 dollari) che con la sua opera «A Negra» realizzata nel 1997 affronta il tema della convivenza delle razze che, a distanza di vent’anni, è ancora una questione aperta». «La scena artistica brasiliana è eclettica, affollata da numerosi artisti tutti molto validi, quelli in mostra riflettono sull’attualità e la storia del paese, artisti storici come Leticia Parente e Carlos Zilio sono dei fari per le nuove generazioni, senza dimenticare Leonilson che rappresenta ancora oggi quella battaglia personale, intima e intimista, dell’omosessualità, affatto facile da dichiarare sotto la dittatura».

Ancora Brasile alla Fondazione Prada con un’installazione site specific di Laura Lima (da A Gentil Carioca il range di prezzo delle sue opere è 20-50mila dollari), mentre il 27 settembre apre «Ordem casual» negli spazi di FuturDome dell’artista nato a San Paolo di origini giapponesi André Komatsu (in Italia lavora con Galleria Continua con prezzi tra 5.000 e 80.000 €) dopo la residenza nel 2010 a FuturDome.

Il mercato dell’arte in Brasile ha poco più di 60 anni, è concentrato principalmente nello stato di San Paolo, che non a caso è il più ricco con l’infrastruttura migliore e il giusto mix di musei, collezionisti e gallerie d’arte. Recentemente il mercato ha beneficiato della riduzione dei tassi d’interesse scesi al 6,5%, incoraggiando i collezionisti nazionali a diversificare gli investimenti in altri asset, tra cui l’arte. Inoltre, SP-Arte, la fiera d’arte contemporanea, ha negoziato un accordo con il governo per ridurre, nei cinque giorni dell’evento e nei due successivi, l’esorbitante imposta statale sulle transazioni di opere dal 50-60% al 15-16%.

Il linguaggio artistico in Brasile è ampio – pittura, fotografia, scultura, minimalismo, arte concreta e astrazione –, ma sono le questioni sociopolitiche, spesso legate alla classe, alla razza e all’immigrazione, in particolare dall’Africa, che alimentano la scena artistica attuale. Diversi artisti riflettono sul tema dell’identità afro-brasiliana, sui conflitti e sulle problematiche. La mostra «Historias Afro-Atlanticas», allestita fino al 21 ottobre al MASP, il museo più importante del Brasile, affronta la centralità del paese nelle storie afro-atlantiche. Tra gli artisti, il “vagabondo” Paulo Nazareth, uno dei pochi artisti non-bianchi e non d’élite ad entrare nel sistema culturale brasiliano, ha attraversato a piedi il paese raccontando il viaggio della speranza che tanti hanno fatto prima di lui. Lungo i suoi percorsi ha scattato fotografie, video, realizzato disegni e installazioni scultoree come la serie «Produtos do Genocídio», 2017, nella quale espone prodotti alimentari commerciali che usano nomi di culture indigene o immagini razziste nel marchio in scatole di resina viola semitrasparente, conservandole per i posteri. Questioni legate all’immigrazione anche nelle installazioni concettuali che combinano oggetti trovati, testi e immagini del giovane Ivan Grilo lavora con Casa Triangle dal 2015 e il price range è 3.000 – 10.000 dollari. Sempre tra i giovani, Ícaro Lira, classe 1986 (Jacqueline Martins con prezzi da 2.000 dollari) utilizza una pratica che unisce narrativa e documentario realizzando strutture che esplorano l’idea di un archivio vivente, con materiali raccolti che esplorano la complessa formazione e identità brasiliana.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/arteconomy/2018-08-06/la-cultura-indigena-entra-nell-arte-163229.shtml?uuid=AEw455UF