La crescita del Brasile incontra nuovi ostacoli
19/06/2012
A cura di Rocki Gialanella
Mark Mobius, executive chairman del Templeton Emerging Markets Group, analizza alcune delle cause, nonché le possibili soluzioni, degli ostacoli che stanno minando la competitività del Brasile
Il Brasile, la ‘B’ tra i mercati emergenti noti al grande pubblico degli investitori con l’acronimo ‘BRIC’ (Brasile, Russia, India e Cina), ha fatto il suo ingresso in una fase che, a detta di Mark Mobius, possiamo ragionevolmente descrivere come un momento difficile caratterizzato da una crescita debole. Il gigante sudamericano sta sperimentando un’intensificazione delle sfide economiche che minacciano un peggioramento della sua posizione competitiva.
Nel 2011, il tasso di crescita del paese è stato del 2,7% dopo aver raggiunto il 7,5% nel 2010. La crisi dell’eurozona e l’impatto del rafforzamento del Real sulla competitività dell’industria locale sono alcuni dei fattori che hanno pesato sul rallentamento. Una valuta forte, la scarsità di risorse umane in settori ad alta tecnologia e la riluttanza a consentire l’importazione di materiali strategici, sono tutti elementi che rischiano di far perdere al Brasile i suoi vantaggi competitivi.
Secondo Mark Mobius, nonostante il rallentamento della crescita, il paese ha beneficiato di un boom delle esportazioni, alimentato dalla domanda cinese di commodities brasiliane e dalla politica monetaria espansiva negli Stati Uniti e in altri paesi industrializzati. Mentre la presenza di una combinazione ideale, rappresentata da prezzi globali più elevati e aumento della domanda, ha offerto un valido supporto alle esportazioni di commodities brasiliane, le esportazioni di manufatti hanno dovuto fare i conti con il rafforzamento del Real e l’incremento del costo del lavoro, che hanno reso più difficile la competizione con le altre economie emergenti.
La buona notizia è che i politici brasiliani stanno riponendo molta attenzione a queste sfide e sembrano orientare l’economia nella giusta direzione. Allo scopo di stimolare l’economia, lo scorso aprile, la Banca Centrale del Brasile ha ridotto di 75 punti basi il Selic, il tasso d’interesse sulle operazioni a breve termine, portandolo al 9%. Da agosto del 2011, il Selic è stato tagliato di 350 punti base.
Oltre all’introduzione di misure espansive di politica monetaria, la Banca Centrale è intervenuta anche sul mercato dei cambi per pilotare il Real verso il basso, optando per l’adozione di controlli tesi a ridurre i flussi di capitali in arrivo. Il Governo brasiliano ha anche intrapreso alcune azioni ( agevolazioni fiscali, inclusa l’eliminazione dell’imposta del 20% sui salari dei settori labour intensive specializzati nell’esportazione di manufatti come componenti d’auto, tessili, plastica e abbigliamento) tese a supportare l’esportazione di manufatti. L’azione del Governo si è sviluppata anche attraverso l’erogazione di finanziamenti concessi dalla BNDES (Banco Nacional de Desenvolvimento Econômico e Social) alle aziende impegnate sul versante dell’export. Per compensare i minori introiti fiscali derivanti da questi provvedimenti, il Governo ha deciso di introdurre nuove imposte alle vendite di prodotti realizzate da settori specifici. Gli importatori saranno tassati ad un livello superiore a quello applicato ai produttori locali.
Generalmente, gli introiti fiscali brasiliani, calcolati come percentuale del Pil, sono relativamente elevati e stanno crescendo. Mobius crede che l’elevata tassazione, combinata con un complesso sistema fiscale, rappresenti un ostacolo per la produttività. Al fine di incrementare la produttività, Mobius pensa che il paese abbia bisogno di limitare gli incrementi nel costo del lavoro, migliorare la dotazione infrastrutturale e il sistema scolastico, ridurre la burocrazia e aumentare la flessibilità del mercato del lavoro. Inoltre, il gestore è convinto che ci sia la necessità per il Governo di tagliare le spese e focalizzarsi di più sugli investimenti. L’ideale –a detta dell’esperto- sarebbe se l’Esecutivo si concentrasse sulle riforme tanto necessarie a far partire gli investimenti nel paese. Anche se il taglio delle tasse è il benvenuto, dovrebbe essere fatto linearmente e non solo per alcuni settori. Infine, Mobius è convinto che l’approccio seguito dal Governo in economia abbia generato più danni che benefici in termini di incertezze normative e volatilità del cambio.
Sul versante degli aspetti positivi, il manager evidenzia il fatto che il Governo si sia reso conto dell’impossibilità di affrontare tutti gli investimenti da solo e abbia rotto alcuni tabù storicamente insiti nel Partito del Presidente Dilma Rousseff, cominciando a privatizzare gli aeroporti. Contemporaneamente, sono state approvate riforme tese a limitare il peso di un sistema pensionistico molto generoso con i dipendenti pubblici.
Nonostante tutte queste sfide, il team di ricerca di Mobius continua a guardare con interesse alle prospettive di lungo termine del Brasile. Il paese è di gran lunga il più popoloso dell’America del Sud, con una popolazione giovane e tenore di vita in miglioramento (entrambi fattori capaci di pilotare i consumi domestici). Le preferenze del team vanno ai titoli del settore energia, ai finanziari e al comparto delle materie prime. Se questi trend continuano a trovare spazio, il rallentamento del Brasile potrebbe trasformarsi in uno scatto della crescita nel futuro.
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