Krugman: “La crisi è la vendetta di chi non è stato perdonato”
15/10/2014
ROMA – L'economia mondiale è sempre più in recessione, i mercati rallentano in tutta Europa, severissima Germania compresa. E non stanno meglio nemmeno le cosiddette economie emergenti dove, dalla Cina al Brasile, produzione industriale e spesa dei consumatori nel secondo trimestre sono scesi a livelli più bassi del 2009, quando pure si era nel pieno della crisi finanziaria. Senza parlare delle crisi impreviste: quella Ucraina che ha fortemente danneggiato l'economia dell'Europa dell'Est e l'epidemia di Ebola in Africa Occidentale, che secondo le previsioni della Banca Mondiale costerà al Continente nero almeno 32 miliardi di dollari, colpendo duramente il Pil dei paesi colpiti. Eppure agli incentivi alla crescita si preferisce ancora il rigore dei conti pubblici.
È la "vendetta di chi non è stato perdonato": così il Nobel per l'economia Paul Krugman definisce in un editoriale sul New York Times lo stato attuale dell'economia globale. Perché la cancellazione del debito pubblico che il battagliero neokeynesiano teorizza da tempo e che, sostiene ancora una volta "darebbe sollievo a tutti", continua a essere lo spauracchio delle Banche Centrali. "La sola idea solleva indignazione, soprattutto ideologica. Rimettere i debiti continua ad essere visto come un lassivismo comportamentale che avrebbe chissà quali conseguenza. Come se le cose – chiosa l'economista – potessero andare peggio di così".
Fonte:
Corriere della Sera