Italia paese con le valigie in mano: 285 mila i giovani emigrati nel 2016. Più degli immigrati

12/07/2017

Tiscali News – 12 luglio 2017

Italia paese con le valigie in mano: 285 mila i giovani emigrati nel 2016. Più degli immigrati

Perdita miliardaria per il Paese che non trova conforto nell'arrivo di nuovi immigrati. "Livelli di emigrazione "Il trenta per cento di chi va via è laureato, il 34,8 diplomato

di An. Loi

Livelli di emigrazione pari a quelli del secondo dopoguerra e di fine Ottocento. L'Italia non riesce ad arrestare questa emorragia di giovani, braccia e menti che lasciano il Paese per non tornare più. I numeri sono importanti: 285 mila italiani che nel 2016 hanno varcato il confine andando a stabilirsi per lo più in Germania e Gran Bretagna. Numeri che da soli fotografano un Paese entrato nel 2008 in una crisi economica dalla quale non riesce a uscire. L'immagine è quella di un numero sempre maggiore di laureati e diplomati che prende in mano la valigia, causando una perdita economica per il Paese quantificabile in miliardi di euro e non compensata dall'arrivo di nuovi immigrati, in numero molto inferiore. Sono infatti solo 181mila nel 2016, 200mila quelli che si stima possano arrivare quest'anno. Il bilancio arriva dalle anticipazioni del "Dossier statistico Immigrazione 2017" di Idos e della rivista Confronti che pone l'accento su una "tendenza" preoccupante che riguarda soprattutto i giovani. 

Dove vanno gli italiani?

I numeri del dossier si ottengono partendo dai dati Istat, basati sulle anagrafi comunali attualizzate grazie al raffronto con gli archivi statistici dei Paesi di destinazione, specialmente quelli di Germania e Gran Bretagna. Le due nazioni, come detto, sono le principali mete degli immigrati italiani a cui seguono Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e la Svizzera che accolgono i tre quarti delle uscite. Gli altri si riversano su Argentina, Brasile, Canada, Stati Uniti e Venezuela. E numeri impressionanti si ottengono anche confrontando quelli dell'Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. I nuovi iscritti nel 2016 sono 224mila, di cui il 55% si è recato all'estero per motivi di lavoro.

Emigrato quanto mi costi

Numeri che rivelano anche un altro aspetto molto importante: il costo di ciascuno di questi abbandoni. E' come se un'impresa sulla quale lo Stato ha investito per innovazione tecnologica e know how esternalizzasse le sue produzioni, esportando conoscenze e benefici sociali. Il costo totale per l'Italia – si evince da una ricerca condotta nel 2016 da Idos e dall'Istituto di Studi politici "San Pio V", sulla base degli studi Ocse – è di 8,8 miliardi di euro. Una cifra calcolata su singole voci che dicono che 90 mila euro è il costo di un diplomato, 158 mila si è speso per un laureato triennale e 170 mila per un magistrale. Il dottore di ricerca presuppone invece un investimento di 228 mila euro.

Terra di emigrati non compensabili

Il fermo immagine è dunque quello di un Paese con un passato di emigrazione che di botto si ritrova ad essere meta di destinazione e poi nuovamente di emigrazione, come ai vecchi tempi e sempre per motivi economici. Di questi bisogna sottolineare che i due terzi non tornano più in Italia. Il motivo? All'estero è più facile trovare un'occupazione in linea con il proprio titolo di studio. E' l'Ocse infatti a ricordarci che due italiani su dieci in patria hanno impieghi ben inferiori al proprio livello di studio. A coloro che arrivano nella Penisola invece va anche peggio: il 40 per cento fa lavori dequalificanti. 

Per capire quanto sia importante la perdita subita basta ricordare che se nel 2002 il 51% di chi si trasferiva all'estero in cerca di lavoro aveva la licenza media, oggi solo il 30 per cento ha un livello così basso di istruzione. Ad essere aumentati sono i diplomati (34,8%) e i laureati (30%). Numeri che, come abbiamo visto, non vengono compensati dall'arrivo di nuovi lavoratori.

Fonte: http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/immigrati-italiani-dopoguerra/