Istat, “in Italia sempre meno matrimoni e figli. Scende la speranza di vita””
07/04/2016
Il rapporto "Noi Italia" delinea il quadro di un 'Paese per vecchi', dove il Pil pro-capite del Sud è la metà rispetto a quello del Nord e dove 2,3 milioni di giovani non studiano e non lavorano
di F. Q. | 7 aprile 2016
Un Paese dove ci si sposa poco e si fanno sempre meno figli, mentre gli anziani aumentano. Per l’esattezza, ce ne sono 157,7 ogni 100 giovani. E per la prima volta negli ultimi 10 anni la speranza di vita alla nascita arretra, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7), mentre nel Mezzogiorno i valori della speranza di vita si confermano al di sotto della media nazionale. Il rapporto Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo delinea il quadro di un ‘Paese per vecchi’, dove il Pil pro-capite del Sud è la metà rispetto a quello del Nord e dove 2,3 milioni di giovani non studiano e non lavorano. E anche nell’utilizzo di Internet ci confermiamo agli ultimi posti della classifica in Europa: peggio dell’Italia ci sono soltanto Bulgaria e Romania, e pure la diffusione della banda larga nelle famiglie italiane è inferiore alla media dei 28 paesi (78% nel 2014), i valori più elevati si registrano nel nord Europa.
Matrimoni – Con 3,2 matrimoni ogni mille abitanti, l’Italia rimane uno dei paesi dell’Ue a 28 in cui si va meno a nozze. Nel corso del 2014 in tutte le regioni si è verificata una stasi o un calo, fatta eccezione per il Trentino-Alto Adige. Resiste la tradizione del Mezzogiorno con la nuzialità più alta mentre il Nord-ovest è l’area con meno matrimoni rispetto alla popolazione. Se si pronunciano pochi “sì” è pure vero che ci si dice addio meno che altrove. L’incidenza di divorzi è bassa: 8,6 ogni 10mila abitanti nel 2014; a livello europeo solo Irlanda e Malta registrano valori inferiori (anno 2013). Per le separazioni si sta verificando una convergenza tra le varie aree del Paese (14,8 e 14,6 ogni 10mila abitanti nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno) mentre il divario Nord-Sud per i divorzi resta ancora evidente (rispettivamente 9,8 e 6,6). La fotografia scattata dall’Istat mostra, infine, una scarsa propensione ad allagare la famiglia. Continua, infatti, a diminuire il numero medio di figli per donna: nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale. Se si considera l’età della madre, le regioni del Mezzogiorno si confermano, mediamente, quelle con le mamme più giovani.
Giovani, oltre 2,3 milioni non studiano e non lavorano – “Sono oltre 2,3 milioni (il 25,7% del totale) i giovani 15-29enni che nel 2015 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa”. L’incidenza è più elevata tra le donne (27,1%) e nel Mezzogiorno (in Sicilia e Calabria sfiora il 40%). Tuttavia la quota è in calo rispetto all’anno prima: nel 2014 i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, erano il 26,5%. Il primo ribasso dall’inizio della crisi. Tra chi ha da poco varcato la soglia dei trenta anni risulta laureato uno su quattro. Nel 2015, rileva, “il 25,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, un livello di poco inferiore al 26% stabilito come obiettivo per l’Italia ma lontano dal 40% fissato per la media europea“. Quindi la quota di chi ha un titolo accademico sale, nel 2014 era al 23,9%, ma il target Ue, fissato nella Strategia Europa 2020, è distante.
Nel 2015 occupati 6 italiani su 10, donne penalizzate – Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10, ma è forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Nella graduatoria europea relativa al 2014, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori a quello italiano mentre la Svezia registra il valore più elevato (74%). Sale al 14% l’incidenza del lavoro a termine nel 2015, più alta nelle regioni meridionali (18,4%) rispetto al Centro-Nord (12,5%). Cresce di poco la quota di occupati a tempo parziale (18,5%), con una distribuzione piuttosto uniforme sul territorio nazionale. In Europa, questa modalità di occupazione è diffusa soprattutto nei paesi nordici (50,3% l’incidenza nei Paesi Bassi nel 2014), mentre lo è poco nei paesi dell’Est di più recente adesione all’Unione.
Pil procapite: a Sud è quasi la metà rispetto al Nord – Il Pil pro capite nel Mezzogiorno (16.761 euro) è quasi la metà di quello del Nord Ovest (30.821) e poco cambia se si guarda al Nord Est (29.734 euro). I dati sono del 2014, con una media nazionale che a 25.256 euro, la più bassa, stando alle serie riportate, almeno da 10 anni, ovvero dal 2004. I numeri sullo spaccato territoriale non vanno oltre il 2014, lasciando fuori il 2015, anno in cui, almeno a livello nazionale, il Pil è salito dello 0,8%. Facendo invece un passo indietro, l’Istat ricorda che “nel 2013, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto (esclusi i fitti imputati) pari, in media, a 29.473 euro, circa 2.456 euro al mese. Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica (il valore medio è decisamente superiore a quello mediano), il 50% delle famiglie ha percepito un reddito non superiore a 24.310 euro, corrispondente a 2.026 euro al mese”.
Web, Italia fanalino di coda – L’Italia è indietro nell’uso del web: la posizione nazionale è decisamente inferiore alla media Ue28 (75% nel 2014) solo Bulgaria e Romania fanno peggio di noi. Nel confronto europeo, anche la diffusione della banda larga nelle famiglie italiane è inferiore alla media dei 28 paesi (78% nel 2014), i valori più elevati si registrano nel nord Europa. Lo spiega il rapporto Istat “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”. Secondo l’Istat, gli utenti di Internet nel nostro paese sono il 60,2% (circa 34 milioni 500mila persone), ma solo il 40,3% si connette quotidianamente. La totalità delle regioni del Centro-Nord ha livelli di uso di Internet superiori al valore nazionale, nel Mezzogiorno la quota è più bassa. L’uso della rete è fortemente collegato all’età, con una quota di utenti che decresce progressivamente dopo i 24 anni.
Ad eccezione dei più giovani, l’uso della rete è ancora caratterizzato da forti differenze di genere. Riguardo la banda larga, dal 2006 è aumentata la quota di famiglie che dispongono di una connessione veloce per accedere a Internet da casa, con quasi due terzi delle famiglie che nel 2015 utilizzano una connessione a banda larga. Il Mezzogiorno, e in particolare la Calabria (56,6%), si trovano in posizione svantaggiata.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/
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